Siamo ancora una democrazia di matrice solidaristico sociale?

per Vincenzo Musacchio
Autore originale del testo: Vincenzo Musacchio
Fonte: Originale

di Vincenzo Musacchio 5 ottobre 2018

La nostra Carta Costituzionale – tra le più belle al mondo – gronda del concetto di solidarietà. Le norme costituzionali individuano un vero e proprio “sistema” di diritti, doveri e di solidarietà che, incrociando altri principi fondamentali, si esprime in diversi livelli e inclinazioni, a seconda che si faccia riferimento al contenuto dei singoli doveri (economici, politici, sociali) ovvero, ai soggetti cui tali doveri si riferiscono (singoli individui ovvero istituzioni). La solidarietà è suffragata da tre profili indicati dall’art. 2 Cost. e fa sì che essa non si esaurisca nella mera aggregazione giuridica della collettività di riferimento.

La comunità esprime la sua essenza solidaristica soprattutto nei rapporti politici, economici e sociali, che sono le situazioni nei quali la Costituzione prevede che si esprimano i doveri (ad esempio pagare le tasse) e si esercitino i rispettivi diritti (ad esempio diritto alla salute). In particolare, il principio di solidarietà economica e sociale impregna l’intero ordine costituzionale, connotando la forma istituzionale in termini di democrazia sostanziale. La solidarietà è strettamente collegata sia al principio personalista, direttamente nell’art. 2, sia a quello di uguaglianza sostanziale, attraverso la triplice via nella quale i doveri si dirigono, che corrisponde all’obiettivo perseguito dall’art. 3 dell’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Il concetto di solidarietà si manifesta anche nell’idea di un rapporto solidaristico tra le generazioni, incarnato su una sorta di patto politico sociale. In questa dimensione quando si parla di solidarietà verso le generazioni future, si fa riferimento ai cosiddetti diritti di quarta generazione: ecologici (equa redistribuzione delle risorse naturali e delle conquiste scientifiche e tecnologiche, sviluppo sostenibile, tutela dell’ambiente e del consumatore), informatici (accesso alle reti veloci), alla qualità della vita, alla dignità della persona umana, alla pace, all’autodeterminazione. La Costituzionale italiana, così come quella di altri Paesi europei, prevede – e non potrebbe che esser così – anche forme di doverosità verso popoli e Paesi stranieri. L’affermazione della concezione universalistica delle libertà e dei diritti che attengono in maniera essenziale e peculiare alla condizione umana, infatti, non può prescindere dal parallelo riconoscimento di una dimensione della solidarietà che va, allo stesso tempo, di là dai confini territoriali e di appartenenza a una data organizzazione statale.

In questo preciso ambito può ben rientrare la questione, oggi molto dibattuta, della possibilità di garantire diritti universalmente riconosciuti anche nei confronti dei non cittadini presenti sul territorio nazionale. Nell’epoca contemporanea, infatti, è evidente come le criticità sul rispetto dei valori fondamentali della persona umana su cui poggia un’organizzazione politica – in particolare nel rapporto tra diritti e doveri – siano rinvenibili soprattutto in situazioni connotate da uno spiccato multiculturalismo. Sarebbe utile, a questo proposito, educare i futuri cittadini al valore della solidarietà e all’universalismo dei diritti umani il che potrà consentire di superare gli ostacoli legati alle discriminazioni e a nuove forme di esclusione che sta vivendo la società contemporanea.

Vincenzo Musacchio, giurista e direttore scientifico

della Scuola di Legalità “don Peppe Diana” di Roma e del Molise

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