Voglio divertirmi un poco. Voglio procedere per schematismi ed etichette, a costo di categorizzare banalmente. Voglio coinvolgervi in una serie di dicotomie. La sinistra a mio avviso ha come difetti lo snobismo, l’elitarismo, il conformismo dell’anticonformismo, la complicazione anche delle cose semplici, il masochismo, il presunto senso di superiorità morale ed intellettuale. La destra raramente è liberale. Quando va di lusso è reazionaria, liberista selvaggia e conservatrice. Molto spesso essere di destra significa ostentare la propria ignoranza, semplificare fino all’eccesso, essere beceri, emotivi, cinici, pensare soltanto al proprio interesse. La destra sceglie la superficialità. Per la sinistra il problema è sempre un altro. La sinistra ricerca la profondità di pensiero a costo di ingarbugliarsi. La destra auspica l’ordine e la sicurezza. Per Bobbio la sinistra aspira all’uguaglianza e la destra ha come valore prioritario la libertà. La sinistra ha molti più personalismi e molte più anime della destra che ha invece pochi leader carismatici. Essere di sinistra è un atto di fede. Essere di destra spesso è una valvola di sfogo. In definitiva però i rapporti clientelari esistono in ogni fazione. Nessuno è esente da intrighi e intrallazzi. La politica è anche potere e corruzione. Faccio una osservazione: certi punti programmatici dei partiti sono simili in campagna elettorale e fanno pensare che la distanza non sia così abissale. Talvolta la destra finisce per convogliare verso un centro qualunquista e tradizionalista. Sovente traligna nel razzismo. Il vero pregiudizio della sinistra è nei confronti delle persone di destra. Tra chi è di sinistra c’è sempre una certa forma di intolleranza per chi non la pensa diversamente. Un tempo i pericoli insiti nella destra erano la violenza, l’estremismo, il furore ideologico. Oggi i fascisti d’antan sono morti. Con loro se ne sono andati anche la nostalgia della gioventù e la morale del “si stava meglio quando si stava peggio”. Restano gruppuscoli di neofascisti che sono pericolosi non tanto per la propaganda delle loro idee ma per la persecuzione sistematica di alcuni minoranze. Le loro idee sono antiquate e vecchie come il cucco. Non riescono più a soffiare sul fuoco. Esiste il disagio socioeconomico ma forse a torto non ritengo che questo estremismo politico possa far leva sulla vulnerabilità dovuta alle nuove forme di povertà. Comunque è meglio non sottovalutare. La Digos esiste per questo. Certi individui criminaloidi esistono ancora. Ritengo ad ogni modo che il vecchio cameratismo sia scomparso. Oggi generalmente i neofascisti sono poco solidali e molto litigiosi tra di loro. Ognuno vuole essere il capobranco. Molti non accettano di essere gregari. Non voglio però certo negare che passino il loro tempo a spostare la loro aggressività sulle minoranze e a cercare sempre nuovi capri espiatori. La violenza esiste anche a sinistra. Esistono anche oggi gli aspiranti brigatisti rossi e gli anarcoinsurrezionalisti. Più che a livello ideologico dal mio punto di vista si caratterizzano per la loro personalità di base: sono in lotta con loro stessi prima che col mondo, passano spesso dalla paranoia al delirio di onnipotenza. Rappresentano solo loro stessi. È lontano anni luce il tempo in cui secondo certe stime se le brigate rosse si fossero potute presentare alle elezioni avrebbero raccolto duecentomila voti. Così alcuni dicevano. Ci sono invece due forme di estrema destra: una cattolica ed una anticristiana. Quella cattolica vuole apparire come destra sociale, attenta ai bisogni del popolo italiano. Quella anticristiana si rifà al pensiero di Evola, Nietzsche, Junger, Spengler, Heidegger, eccetera eccetera. Un tempo negli anni settanta alcuni ideologi pensarono di svecchiare l’ideologia fascista e tirarono fuori per l’occasione Tolkien. Ma non sortirono l’effetto sperato. Fu una operazione di facciata. Fu una mano molto leggera di vernice su un vecchio edificio. Ancora oggi molti neofascisti amano i miti del ventennio e non di rado utilizzano argomentazioni vecchie e antiquate, come ad esempio il fatto che le bonifiche delle paludi agropontine erano state fatte dal fascismo, che regnava l’ordine e i treni arrivavano in orario quando c’era Mussolini. Per quel che mi riguarda preferisco tollerare la criminalità piuttosto che scegliere la dittatura. È un estremismo, quello dell’estrema destra anticristiana, che vuole presentarsi come aristocrazia intellettuale e spesso nasconde deliri interpretativi e comportamenti bislacchi. Sicuramente c’è una ideologia come quella fascista che promuove il culto della personalità e glorifica l’autoesaltazione. I neofascisti riversano la loro autoesaltazione nella supremazia sui più deboli e nella volontà di potenza. L’autoesaltazione e i disturbi di personalità esistono anche nei sinistrorsi, ma spesso vengono sublimati artisticamente ed intellettualmente. Bobbio sosteneva che nel ventennio solo una esigua minoranza illuminata non aderì al fascismo. La responsabilità morale del fascismo fu diffusa ed estendibile a larghi strati della popolazione. Con l’avvento della repubblica molti fascisti di un tempo cambiarono casacca. Montanelli sosteneva che il fascismo ebbe un così largo consenso perché permise a molti di salire di grado, a molti soldati semplici di divenire caporali. Mussolini li fece essere qualcosa. Diede loro un ruolo, un minimo di importanza. E se fosse questa la vera causa del ventennio? Sta di fatto che il socialismo venne tramutato da Mussolini in fascismo e che questo venne trasformato da Hitler in nazismo. Purtroppo un pazzo sanguinario prese troppo sul serio il fascismo ed un popolo affamato seguì il suo pifferaio magico verso il baratro. Il dittatore tedesco ammirò sempre in modo incondizionato il suo ispiratore italiano. Oggi forse il pericolo maggiore è il populismo, basato sulla demagogia. Il risultato è anche esso l’odio per il diverso, che ora fa leva sull’identità nazionale e sul senso di appartenenza italico. Oggi chi vota a destra è un borghese senza più la minima ombra di borghesia. Si ha l’impressione talvolta che sinistra e centrosinistra accettino il confronto per dovere ma non vogliano discutere alla pari. Forse alcuni esponenti non vogliono mettersi allo stesso livello. Tipico della sinistra è il discorso articolato, qualche volta involuto. Tipico della destra invece è il battutismo rozzo, la frase ad effetto per avere subito l’applauso del pubblico. Non mi stupisco ad ogni modo quando gli esponenti di entrambi gli schieramenti si azzuffano per un nonnulla. La destra vuole sempre avere l’ultima parola, a costo di pronunciare espressioni di cattivo gusto. La sinistra è così abituata alla praticità e all’emotività della destra che rimane stupefatta quando si imbatte in un pensatore liberale e razionalista. Mi viene alla mente un aneddoto banale. Una sera tanti anni fa stavo corteggiando una ragazza di sinistra e mi misi a discutere con lei di politica. Intavolammo una discussione. Il risultato fu che scelse un ex-militare dell’esercito assurto agli onori della cronaca per aver torturato in Somalia alcuni civili del posto. Mi disse che non mi sopportava perché ragionavo troppo e scelse per questo il mio antagonista che era rimasto zitto ed in disparte per tutta la sera. Ed era molto(ma molto) più di destra di me. In conclusione ho conosciuto persone di tutti i tipi e di tutte le idee nel mio piccolo mondo. Facendo una rapida rassegna di tutta l’umanità conosciuta penso di poter dire che almeno in Italia ci sono molte più teste di cazzo di destra e di centrodestra che non di sinistra e di centrosinistra. Mi sono spiegato ciò pensando che la destra premia le teste di cazzo. Essere una testa di cazzo per quella fazione politica è una qualità, una virtù che viene premiata. Forse questo scritto è una generalizzazione indebita, un elenco di luoghi comuni. Forse come cantava Gaber la gente è poco seria quando parla di sinistra e destra. Pasolini sosteneva che con l’omologazione causata dalla televisione siamo tutti piccolo-borghesi. Per alcuni con la globalizzazione destra e sinistra sono ormai categorie politiche desuete a cui noi siamo affezionati e che continuiamo a tifare. Per altri più che tra destra e sinistra per molti anni c’è stata una distinzione tra antiberlusconiani e berlusconiani. Non so. Ora vorrei concludere le mie considerazioni tra il serio e il faceto. Sono giunto alla convinzione, pur essendo anticomunista, che aveva ragione Montanelli quando diceva che bisogna turarsi il naso e votare i progressisti. Oppure- dico io- non andare a votare. Un tempo essere anticomunista significava essere contro qualche bullo di paese estremamente di sinistra che avrebbe voluto vedermi sul lastrico. Era qualcosa di viscerale. Era una sorta di autodifesa. Era una reazione. Ma ora non voglio votare chi vorrebbe lasciare in mare i migranti. Non voglio essere responsabile neanche in parte infinitesimale di questi atti, anche se non tutti i migranti sono rifilugiati. Nonostante ciò nutro forti dubbi sulla società multirazziale. Talvolta approvo pienamente ciò che scrisse Cioran: “Le persone di destra mi fanno disgustare della destra, quelle di sinistra della sinistra. Di fatto, con un uomo di destra sono di sinistra, con un uomo di sinistra, di destra”.
Non solo ma voglio dare due piccoli consigli ai sinistrorsi: 1) come scriveva Claudio Lolli “l’alternativa nella cultura non è solo ideologia. È anche organizzazione”. 2)invece di sospettare le destre di essere fasciste lasciatele fare, finiranno per commettere errori madornali da sole. Il vero totalitarismo è il consumismo fondato sui mass media.