Sinistra italiana: non solo gruppo parlamentare ma partito, con chi ci sta!

per luciovalerio

di Lucio Valerio  – Genova, 11 dicembre 2015

“Siamo qui per presentare il nuovo gruppo Sinistra italiana in una situazione molto particolare perché a Genova e in Liguria vogliamo continuare a lavorare con i civatiani nell’ambito di Rete a sinistra e, anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, il soggetto politico per noi resta quello, in attesa che si costituisca un partito nazionale con determinate caratteristiche. La nostra sfida e il nostro auspicio è proprio quello di arrivare a un soggetto politico che unisca tutte le forze di sinistra.”  Lo ha detto il deputato Stefano Quaranta a margine della presentazione a Genova del nuovo gruppo parlamentare Sinistra Italiana. Fin qui la notizia.

Io c’ero. Tutto bene fino a cinque minuti dalla fine: buon livello di analisi, interventi competenti, tensione strategica all’unità a sinistra, anche in funzione della fase, interna ed internazionale, riconoscimento dell’esperienza della rete genovese. Differenze, anche significative, di punti di vista sulla lettera dei sindaci e sul da farsi con il pd alle prossime amministrative, ma ci sta, seguirà dibattito (forse).  Ma  ecco, al minuto 89, subito prima del fischio finale,  il programma: non “solo” un gruppo parlamentare, ma a gennaio (cioè dopodomani) partito e tesseramento “con chi ci sta”!

Insomma, prima l’illusione di una prospettiva concreta, la percezione che ci fossero finalmente le condizioni e le intelligenze per cominciare a fare veramente sul serio, poi alla fine, quando ormai era impossibile intervenire, la  cocente delusione, la sensazione di essere alle solite: nulla di nuovo sotto il sole, anche in nome dell’unità ci si continua a frammentare. Se così stan le cose, allora mille volte viva la RETE! Non ci sono alternative.

Siccome già si sa, fin d’ora, che non tutti ci staranno (Civati e Ferrero, tanto per dire i primi nomi che mi vengono in mente), fine annunciata dell’obiettivo, dichiarato solennemente in premessa, dell’unità a sinistra? Si sentiva veramente il bisogno di un nuovo partito (SEL “elaborato Abarth” con l’iniezione dei fuoriusciti del pd) o non era forse il caso di investire le energie su un “processo” costituente che, invece di insistere sulla propria individualità distintiva,  si dimostrasse finalmente in grado di tenere insieme, attraverso il confronto, le diverse soggettività per costruirne una realmente nuova?

Nel frattempo, se non ho capito male,  anche Possibile,  vuole fare (o forse ha già fatto) un nuovo partito. Siamo così sicuri di avere veramente bisogno di questo proliferare di progetti di nuovi partiti? Come se il nostro problema non fosse che ne abbiamo già a sufficienza?

Abbiamo invece un disperato bisogno di “processi di costruzione di senso” e di persone che hanno la voglia e la competenza  di governarli (perché non sarà facile, ci vorranno molte energie e molta pazienza), piuttosto che di partiti (il  “partito” semmai viene dopo). Abbiamo la necessità di costruire luoghi in cui confrontarci, discutere, produrre analisi convergenti,  trovare mediazioni, fare sintesi, non abbiamo bisogno di tessere.

Che  sia pericoloso anticipare il “percorso costituente”, rispetto alla necessaria riflessione, è risultato evidente, già ieri. Ad esempio,  il “futuro-potenziale-partito”, là schierato, aveva posizioni sostanzialmente contrapposte (Quaranta-Cofferati, per citare i più autorevoli),  difficilmente conciliabili, sulla questione, dirimente, del rapporto con il partito democratico (che continua ad essere, come si sa, un argomento molto  divisivo) e di conseguenza anche sull’argomento, non secondario, del cosa fare alle prossime amministrative.

Normale dialettica politica? Chi lo sa, visto che l’assenza di Possibile al tavolo dei fondatori si spiegava anche con l’intransigenza civatiana sul capitolo “alleanze-primarie”. Parafrasando,  ad occhio e croce, ieri sera si era già in presenza di due “correnti” e non si era neppure “partiti”. Forse prima di chiudersi dentro al proprio recinto, con l’obiettivo di costruire  una nuova casa comune, ma solo “con chi ci sta”, sarebbe meglio parlarne in modo più approfondito.  Magari si scopre, solo dopo, che si è scelto i coinquilini sbagliati.

Bene, in conclusione, al momento, abbiamo (almeno) due nuovi partiti  (oltre a quelli che avevamo già) e la speranza recondita che questi ultimi, pur non avendo saputo fare di meglio, al momento, che costituirsi in due soggetti tra loro “competitivi” (visto che si rivolgono allo stesso popolo ed hanno deciso deciso di mantenere la propria identità distintiva), riescano a mettersi nuovamente insieme, in un domani non troppo lontano, in nome dell’unità della sinistra,  rinviata a data da destinarsi.

Fantastico, persino surreale! Trovo la cosa abbastanza incomprensibile, del tutto intempestiva e persino controproducente. Soprattutto se  l’obiettivo comune dichiarato è effettivamente quello di costruire una nuova soggettività politica unitaria in grado di superare le vecchie appartenenze. Detto fra noi, incidentalmente, ma a  tutto quell’ampio (sempre meno) popolo di sinistra e di società civile, che ci segue con la timida speranza che finalmente si faccia la “cosa giusta” e continua (bontà sua, ma non si sa per quanto ancora) a darci fiducia, qualcuno ha chiesto cosa pensa di quello che sta succedendo?

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