Sinistra una e bina

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti

C’è una sinistra che ritiene si debba sempre predicare (e quindi fare) l’esatto contrario di quanto si critica dell’avversario. Bianco/Nero. Una logica binaria applicata pedissequamente. Fuori di questa logica è tradimento, revisione, intelligenza col nemico, se va bene è un semplice “errore” (parola chiave buona per tutti i chiavistelli). L’altro è tenuto fuori portata, dove nemmeno i guantoni da boxe riescono ad arrivare, che così menano a vuoto. Fuori prassi, diciamo. Per evitare, vien detto, un contagio, un connubio, un conglomerato di pensiero. Per non perdere la propria ‘purezza’, ritenuta unica garanzia di un futuro davvero alternativo. Poi c’è un’altra sinistra, che non radicalizza le posizioni, che non scava mai fossati, non fosse altro perché, se la distanza è troppa, diventa impossibile persino ingaggiare una lotta efficacie con l’avversario.

Una sinistra che tenta di coniugare alternativa e concretezza, rinnovamento e unità, grande riforma e sistema. “Coniugare” nel senso di “rendere efficace” anzi “effettuale”, come diceva il segretario fiorentino, il proprio pensiero e la propria iniziativa. Una sinistra che affida al realismo, ossia alla consapevolezza del reale, alla concretezza della prassi, all’ingaggio quotidiano la propria vicenda anche minuta. E se la prima tende a apparire sempre controcorrente (rischiando di cadere nella corrente opposta per troppa astrazione/distrazione), l’altra appare (senza esserlo) conformista, compromissoria, revisionista. Io direi, più correttamente, unitaria. Immaginate, allora, la realtà politica come un catino: la prima sinistra si tiene fuori, la seconda non esita invece a immergersi, ad aderire a tutte le pieghe della società, anche quando sembrano purulente o marce o degradate. Anzi tanto più. Nella storia italiana queste due sinistre ci sono sempre state. A voi indicarne gli alfieri. Il PCI appartiene, a mio parere, senz’altro alla seconda.

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