Soli socialmente ma più liberi di consumare

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 28 settembre 2018

C’era quello che diceva “lasciateli lavorare” e strizzava l’occhio per dire “non sono capaci a fare nulla, la gente se ne accorgerà”. C’era l’altro che diceva “Il governo gialloverde coglie punti reali nel paese”. Abbiamo visto ora quali fossero i punti reali: condono fiscale, flat tax per le imprese, la miseria vinta con altre cambiali, nemmeno uno spicciolo per i lavoratori dipendenti, che poi sono quelli che pagano le tasse e mandano avanti la baracca (e dovranno continuare a farlo, sennò chi salda alla buon’ora debito e interessi?). Forse ritengono che per i dipendenti sia sufficiente la propaganda razzista su rom e neri, e magari è pure vero, chissà. Ci indebiteremo per distribuire risorse pubbliche nei mille rivoli del consumo privato, questo è. Nessun accenno a infrastrutture, manutenzioni, servizi pubblici, piani per il lavoro, scuola, risanamento ambientale, verde, periferie. Nulla di nulla. Solo un tributo all’individuo di mercato, denaro che si costituirà come spesa immediata, debito pubblico che servirà solo a far crescere il debito privato.

Quello che lascia più sbigottiti, tuttavia, è l’utilizzazione quasi blasfema del concetto di ‘povertà’. Per il governo, la povertà è semplicemente l’impossibilità di accedere trionfalmente al mercato. L’impossibilità di consumare traendone la soddisfazione dovuta, quella promessa. Ecco pronto, allora, il sussidio al reddito per sentirsi uguali agli altri consumatori. Ecco come battere la ‘povertà’. Poco conta che attorno all’individuo si stia sfaldando tutto, manchi la coesione sociale, il welfare si restringa, i servizi non funzionino, il clima sia di intolleranza, di risentimento e di odio razziale (alimentato anche ai vertici). La ricchezza è solo privata, e dunque la povertà, a sua volta, è altrettanto e soltanto privata. L’interesse sul pubblico, quindi, si riduce a zero; oramai la convinzione diffusa è che il vuoto sociale migliori l’accesso al mercato, liberi da zavorre morali, apra la strada alla compulsione.

Ed ecco il punto. La solitudine non lascia scampo, e riduce l’illusoria soddisfazione al mero acquisto di un bene di consumo. Il governo, lo vediamo, sposa del tutto questa concezione della povertà, ridotta a mera insussistenza sul mercato, e diffonde rivoli di sussidi ad personam quale soluzione ritenuta ‘popolare’ (anche elettoralmente, immagino). Perciò temo che il ponte di Genova possa diventare, nella mente di taluni, non un ponte da ricostruire ma un nuovo centro commerciale da realizzare per le masse dei consumatori, magari col nome di ‘Morandi 2’. L’idea è questa dentro al Palazzo. E la dice tutta anche sul senso della cosiddetta ‘manovra del popolo’ e sulla ideologia che oggi stravince.

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