Solidarietà, da Riondino a Ravasi: l’onda di artisti e Vaticano per Gaza

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Marco Franchi
Fonte: Il Fatto Quotidiano

Mara Venier è il volto e la voce degli imbarazzi della Rai per i (pochi) messaggi politici pronunciati dagli artisti a Sanremo. Domenica, su Rai1, la conduttrice ha letto e sottoscritto la lettera “riparatoria” dell’ad Rai Roberto Sergio nella quale si ribadisce solidarietà “al popolo di Israele e alle comunità ebraiche” (in risposta allo “stop genocidio” scandito da Ghali dal palco). Poi Venier ha interrotto e bacchettato il rapper Dargen D’Amico mentre parlava di immigrazione e accoglienza: “Siamo qui per parlare di musica e divertirci. Questi sono temi importanti ma ci vuole il giusto tempo per approfondirli” (e ha aggiunto, credendo di essere fuorionda: “Così mettete in imbarazzo me”). Così prosegue l’onda lunga del festival. Diversi rappresentanti del mondo dello spettacolo si sono schierati sul “caso Ghali” e sull’atteggiamento censorio della televisione pubblica. E tutti hanno appoggiato l’artista.

Il regista Gabriele Muccino ha pubblicato su Instagram una foto della bandiera israeliana con in sottofondo l’inno di Mameli. Muccino da settimane condivide sui suoi profili pubblici messaggi per contestare i crimini di guerra e chiedere il cessate il fuoco a Gaza. In questo caso ha ironizzato, pur senza scrivere una sola parola, sulla posizione della tv di Stato italiana in difesa di Israele. Tra i commenti al post di Muccino c’è anche quello di Alessandro Di Battista: “Bravissimo”. E la reazione di un altro regista, Francesco Lettieri (autore tra l’altro dei videoclip di Liberato), che ha comunicato la sua nausea (sotto la bandiera di Israele) con delle emoticon. Michele Riondino, attore e regista, commenta telegraficamente: “Questa purtroppo è la Rai che ci meritiamo… di cosa dovrebbe scusarsi Ghali, stiamo scherzando?”. Anna Foglietta ha scritto su Facebook: “Datemi più artisti e più microfoni aperti. Il mio paese non può avallare l’uccisione di 13.000 bambini. Questa non è la mia Italia”.

Sui social in tanti esprimere solidarietà all’artista di Casa miaPaola Iezzi, metà dello storico duo pop Paola e Chiara e conduttrice del “Prima Festival”, ha apprezzato il messaggio “stop genocidio” con l’emoticon delle mani a forma di cuore. “Cuori” di approvazione anche dal ballerino Kledi Kadiu e da Michela Andreozzi. Si sono schierati per il cessate il fuoco anche i Negramaro e il loro frontman Giuliano Sangiorgi (dal palco dell’Ariston ha dichiarato: “Viva la musica, viva la libertà, viva la pace”). Su Ghali si è esposta Loredana Bertè in un’intervista al Corriere della Sera: “Ha dato la risposta che ci voleva. Bisogna farsi sentire, sono sempre stata contro la guerra, essere pacifisti è un diritto sacrosanto”.

Uscendo dallo star system italiano, ha fatto un certo scalpore l’appoggio pubblico del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura del Vaticano, che sul suo profilo X ha pubblicato una parte del testo della canzone di Ghali a Sanremo: “Siamo tutti zombie col telefono in mano / Sogni che si perdono in mare (…) Ma qual è casa tua / Ma qual è casa mia / Dal cielo è uguale, giuro”. Nella piaga delle difficoltà della Rai mette il dito anche Fabio Fazio: Ghali sarà ospite della prossima puntata di Che Tempo Che Fa, domenica 18 febbraio.

 

A destra si registrano reazioni non sempre composte. Ignazio La Russa ha commentato Sanremo con la consueta verve, che poco si addice alla figura di presidente del Senato: “È stato un festival con una punta dolorosa, quella di essere entrato nella vicenda israeliano-palestinese a senso unico”, ha detto a Un Giorno da Pecora, su Radio Uno.

Sotto gli uffici Rai di Viale Mazzini una manciata di studenti delle associazioni Cambiare Rotta e Opposizione Studentesca Alternativa ha improvvisato un flash mob contro la lettera dell’ad Sergio e l’informazione Rai. “Ghali e Dargen D’amico sono stati coraggiosi – ha detto uno di loro, Federico Manetti – quelle parole interpretano il sentimento degli italiani”. A causa del sit-in nove studenti, di cui quattro minorenni, sono stati fermati, identificati e denunciati dalla polizia.

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