Solo l’acquisto massiccio di titoli può battere la crisi

per Gabriella
Autore originale del testo: Eugenio Occorsio
Fonte: La Repubblica
Url fonte: http://www.repubblica.it/economia/2014/09/19/news/sinai_non_c_pi_tempo_ora_solo_l_acquisto_massiccio_di_titoli_pu_battere_la_crisi-96186087/

da La Repubblica 19 settembre 2014

intervista diEugenio Occorsio all’economista Allen Sinai

ROMA – “L’insuccesso del maxiprestito di Draghi conferma ancora una volta che serve il quantitative easing, l’acquisto generalizzato di titoli sia pubblici che privati per immettere liquidità nel sistema in modo massiccio e ad ogni livello”. Allen Sinai, economista di lungo corso, oggi presidente di Decision Economics, non si capacita per “l’inspiegabile ritardo” della Bce nell’intraprendere misure coraggiose in grado di fiaccare definitivamente la crisi, “e di abbassare il valore dell’euro, il che darebbe enormi benefici soprattutto all’Italia, terra di turismo americano e di esportazioni di moda”.

Sinai: "Non c'è più tempo, ora solo l'acquisto massiccio di titoli può battere la crisi"

Perché l’asta “Tltro” è andata peggio delle aspettative?
“Per diversi motivi, tecnici e psicologici. D’accordo, il tasso era vantaggioso, ma Draghi ha fatto l’errore di tenere alto anche l’interesse negativo di 20 punti base per i depositi presso la Bce: le banche sono spaventate all’idea di riempirsi di liquidità che poi probabilmente, vista la recessione, dovranno depositare ad alto costo a Francoforte in attesa di tempi migliori. Altra ragione è che gli istituti non prestano denaro non perché non ne hanno ma perché un po’ non si fidano delle imprese e un po’ la domanda è scarsa. Altro motivo: la pressione che grava sulle banche dalla concomitante asset quality review della stessa Bce e dai rigidi vincoli di Basilea III”.

Ma il quantitative easing, che per una curiosa coincidenza sta finendo in America e forse sta per iniziare in Europa, non è sotto accusa per il pericolo di bolle di liquidità che crea?
“Macché. Le condizioni non potrebbero essere più favorevoli: bassi tassi, inflazione sotto controllo tanto che si corre il pericolo opposto della deflazione, aziende che non aspettano che un’iniezione di fiducia per ripartire. Cos’altro deve accadere? In America ha risolto la crisi. Oggi i fondamentali sono a posto. Il Pil è salito di oltre il 4% nel secondo trimestre, la disoccupazione è al 6,1%, la metà dell’Europa. Dall’inizio dell’anno hanno trovato lavoro 1,7 milioni di americani. Il numero dei disoccupati di lungo termine (privi di lavoro da 27 settimane o più) è sceso nel solo agosto di 192.000 unità fino a 3 milioni: in dodici mesi il numero è sceso di 1,3 milioni. Ma il vero dato confortante, da mettere a confronto con la situazione europea, è che mentre il tasso d’inflazione si avvia al livello ottimale che anche da noi è del 2% (oggi è dell’1,7%, ndr), il numero dei disoccupati scende. Segno che è stato trovato un punto di sostanziale equilibrio fra domanda e offerta di lavoro”.

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