State Dinner

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 18 ottobre 2016

Scrivo questo breve post solo perché leggo commenti entusiasti sulla State Dinner. Dicono che una volta la Casa Bianca era “sbarrata” agli italiani, mentre oggi con Renzi non sarebbe più così. Oggi i nostri compaesani entrerebbero ed uscirebbero dallo studio ovale senza nemmeno salutare, né pulirsi le scarpe, come a casa propria. Be’, sappiate che Renzi non è stato il primo a essere stato invitato a cena a Washington. Prima di lui, tra gli altri, vi si recarono Cossiga nel 1980 e 1989 (Carter e George Bush); Pertini nel 1982 (Reagan); Andreotti nel 1977 e nel 1990 (ancora invitato da Jimmy Carter e George Bush, che chiamarono per ben due volte l’Italia); infine Romano Prodi (ecco) nel 1998, invitato stavolta da Bill Clinton. Questo per dire che prima di Renzi l’Italia esisteva già, e anche gli USA già c’erano , così come c’erano già state decine e decine di cene di Stato, e c’era già stato in America anche Cristoforo Colombo molti secoli prima, con le Caravelle peraltro, e non con aerei di Stato.

È la seconda volta che cito Pierluigi Battista in pochi giorni, ma devo farlo. Il 13 ottobre scorso scrisse sul Corsera un articolo memorabile intitolato ‘Il falso mito dell’anno zero’ dove criticava il premier anche per questa idea che prima di lui vi fossero stati la palude, il diluvio, le cavallette e oggi, invece, tutto sarebbe nuovo e in movimento. Si tratta solo di retorica, ovviamente, per di più rimestata nella bulimia comunicativa di Palazzo Chigi. Ma è quella cosa per cui una cena, per quanto alla Casa Bianca, per quanto solenne, sta passando per un evento storico al pari delle guerre di indipendenza. È un argomento che stanno usando anche nella cornice della campagna referendaria, dicendo orgogliosi che “è il mio Paese che sta lì” (a cena). Ecco, se il renzismo almeno ci risparmiasse tutto questo, questa cartapesta, queste autocelebrazioni, queste iperboli sarebbe stato (forse) meno indigesto. Ma si sa, quando una cosa va male, va male fino in fondo. Non si ferma mai a metà. Diventa una frana.

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