Storia del denaro

per Gabriella
Autore originale del testo: RAFFAELLA DE SANTIS
Fonte: La Repubblica
Url fonte: http://www.repubblica.it/cultura/2015/01/10/news/quanto_romantico_dipendere_dal_denaro-104656952/

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STORIA DEL DENARO – di ALAN PAULS – ed. SUR

L’autore argentino ha scritto un ritratto contabile dell’intimità: una narrazione in cui i soldi occupano una posizione centrale

IL DENARO s i può prestare, può scomparire, si può ereditare, guadagnare, perdere, vincere a un tavolo da gioco. Può trasformarsi in un’ossessione, una ragione di esistenza. Il denaro non è solo il principio che muove l’economia ma è diventato un sostituto degli affetti, l’unico modo che abbiamo per entrare in relazione tra noi. Alan Pauls ama affrontare temi tabù, ha iniziato scrivendo un romanzo intitolato El pudor del pornógrafo e nell’ultimo libro trasforma il denaro nell’elemento osceno che domina le nostre vite.

È un pensatore anarchico, spazia dalla saggistica alla narrativa al cinema, da Stendhal a Borges, da Lucio Mansilla a Roland Barthes. Arriva all’appuntamento, in un bar dalle parti del Colosseo, con l’aria da gioventù bruciata, ciuffo ribelle, giubbotto sportivo e t-shirt. Storia del denaro (Sur, trad. di Maria Nicola) chiude la “trilogia della perdita”, dopo Storia del pianto e Storia dei capelli, raccontando le vicende di una famiglia argentina attraverso i soldi.

Il romanzo è un ritratto contabile della nostra vita intima. Ma perché ridurre i sentimenti privati a un questione economica?
“Il denaro è il grande rimosso, non si ha il coraggio di dire che è alla base di tante scelte, private e politiche. Io ne parlo apertamente”.

Si direbbe in modo quasi impudico, anzi pornografico.
” Storia del denaro è un romanzo porno, in cui le scene di sesso sono sostituite da scene di soldi. I soldi sono espliciti, c’è sempre qualcuno che guadagna denaro, lo presta, lo perde: i soldi sono in ogni singola pagina, ovunque, con la loro materialità scandalosa, oscena. Denaro cash, mai virtuale, sempre contante”.

I soldi servono a leggere anche la politica argentina, crede siano il vero motore della storia?
“In genere sono trascurati, considerati tabù, mentre perfino i sogni rivoluzionari degli anni ’70 avevano un base economica. Mi interessa il fondamento materiale della politica: come faceva un’organizzazione rivoluzionaria a calcolare quanto denaro chiedere ai familiari di un ostaggio sequestrato? Come si quantificava una vita umana?
Come si finanziava il sogno del socialismo? In Argentina siamo molto concreti, non abbiamo fiducia negli assegni, solo nel denaro contante”.

Eppure, anche se la crisi economica ha effetti concreti, l’economia si è smaterializzata, i titoli di Borsa sono molto poco tangibili…
“Ogni cosa ha una base materiale, anche la Borsa. Internet, che sembra il regno dell’astrazione, poggia nella materialità: cavi, tecnologia, supporti concreti. Dietro tutte le cose astratte c’è sempre qualcosa di materiale. Qualcosa da toccare, che è in relazione col corpo”.

Tutti i suoi libri ruotano attorno a una forma di dipendenza. Ha un’attrazione per gli atteggiamenti maniacali?
“L’addiction è il modo contemporaneo di relazionarci alle cose e alle persone, dà una risposta immediata ai nostri bisogni, ci illude di vivere in un presente puro slegato dal passato e dal futuro, risponde all’astinenza con un’iniezione immediata. È l’apoteosi del consumismo. Dipendiamo da sesso, cocaina, lavoro, viaggi, informazione a portata di clic. I soldi sono un’emergenza costante. Sono un’urgenza perenne, come nella relazione tra figlio e madre descritta nel romanzo”.

Parla del presente ma il suo stile di scrittura è anacronistico: periodi pieni di subordinate, sintassi involuta.
“Le frasi lunghe sono un posto in cui il lettore può sostare, vivere più esperienze: annoiarsi, divertirsi, essere felice, triste, perplesso. La lettura non deve dare soddisfazione nell’immediato, deve lasciare inappagati. L’arte deve produrre insoddisfazione, spingendoci a cercare altro, a immaginare”.

È per questo che non scrive autofiction, che va molto di moda, forse considera questo genere un appagamento troppo facile?
“Mio padre era un giocatore d’azzardo, come quello del protagonista di Storia del denaro . In genere, anche quando uso materiale autobiografico, evito il tono di confessione, perché non mi piace. Non credo nel mito dello scrittore, credo nello scrivere come esperienza, non come identità”.

Anche la storia d’amore ossessiva che narra nel romanzo Il Passato sembra guardare al mito dell’amor fou più che ai rapporti usa e getta dei nostri giorni.
“Ho scritto Il passato raccontando di una coppia che non riesce a separarsi dopo una relazione di dodici anni. Era il 2002 e per me era un libro fuori dai tempi: in un periodo in cui è tutto fast, veloce, parlavo di due amanti incapaci di cambiare. La nostra epoca accelerata non guarda alla durata dei rapporti. L’argomento è inattuale, pensavo non l’avrebbe letto nessuno. Mi sbagliavo. Proprio perché viviamo in una fase in cui le relazioni non durano la gente è interessata a leggere un libro su una storia di lunga durata. Segno del fatto che abbiamo bisogno di vissuti autentici. C’è sempre un posto e un tempo per esperienze alternative “.

Negli anni Novanta ha scritto un saggio su Borges, è il suo modello?
“Per Borges essere un classico voleva dire “essere qualsiasi cosa per chiunque in qualsiasi momento”. Martin Fierro, poema argentino dell’Ottocento, è un classico nella letteratura perché si presta a letture infinite. Lo stesso vale per Borges, che non è un monumento, ma qualcosa di vivo, uno scrittore che riconfigura continuamente il mondo. In questo senso, mi piacerebbe essere un classico (ride)”.

Per Georg Simmel il denaro è anche ciò che ci ha reso liberi dai rapporti di subordinazione. Per lei è affrancamento o schiavitù?
“Può trasformarsi in una dipendenza, ma a confronto di Internet e delle mail, conserva ancora un aspetto romantico. Anche in questo sono anacronistico: sono un marxista sentimentale”.

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