The red flag

per Luca Billi
Autore originale del testo: Luca Billi
Fonte: i pensieri di Protagora...
Url fonte: http://ipensieridiprotagora.blogspot.it/2015/09/verba-volant-211-vincere.html

di Luca Billi 16 settembre 2015

Lo premetto, a scanso di equivoci: a me in politica piace vincere. Una sconfitta onorevole è una sconfitta e mi sono sempre stati sui cosiddetti quelli che partecipano perché comunque è importante partecipare. Forse vale alle olimpiadi – ma sinceramente de Coubertin per me è, nella migliore delle ipotesi, un ingenuo e tutti quelli che adesso lo citano sono di sicuro ipocriti – ma certamente non in politica.
Da ieri ci spiegano, con un’aria un po’ rassegnata – come quella di certi professori verso quegli studenti che proprio non la vogliono capire – che Jeremy Corbyn non potrà mai vincere le prossime elezioni in Gran Bretagna, che uno così radicale, così socialista, non avrà mai la maggioranza dei consensi in quel paese. Forse tutti questi esperti riuscirebbero a convincermi, se non fossero gli stessi che le elezioni le hanno perse, e perse male. Giova ricordare a questi sedicenti strateghi elettorali che ci sono state le primarie del Labour perché alle ultime elezioni quel partito è stato sconfitto, in maniera nettissima. Il Labour in Scozia praticamente non esiste più, dal momento che tutti i suoi rappresentanti sono stati sconfitti da quelli del Partito nazionale scozzese, che si è presentato con un programma basato non solo sull’identità nazionale e sull’autonomia, ma anche sulla critica al modello sociale ultraliberista portato avanti da Cameron e sostanzialmente accettato dai laburisti.
In Europa quella sinistra lì – io non vorrei nemmeno chiamarla sinistra, ma visto che loro si chiamano così, accetto la convenzione – la sinistra che guarda al centro, la sinistra che ha assunto i valori del liberismo, la sinistra che privatizza, la sinistra che difende i “diritti” dei padroni, insomma la sinistra che ha smesso di fare la sinistra, perde sostanzialmente in tutti i paesi. Oppure vince, come quelli del pd qui in Italia. Qualche mio ex amico del pd – ma ormai sono pochissimi quelli che non ho ancora cancellato dalla lista degli amici di “faccialibro” – hanno scritto nella mia bacheca: se avete voglia di perdere con uno come lui, e amenità del genere. Io potrei rispondere loro, se avessi tempo da buttar via, che loro preferiscono vincere con uno come renzi, ossia con uno che sta applicando in materia economica e sociale quanto scritto dagli esponenti della Bce e che propone delle riforme istituzionali simili a quelle contenute nel Piano di rinascita nazionale di Licio Gelli. Ma appunto io con quelli del pd preferisco non perderci troppo tempo, tanto capiscono solo quello che vogliono capire e quello che dicono loro di capire.
Peraltro Jeremy Corbyn è uno che è abituato a vincere: le elezioni nel suo collegio le ha già vinte otto volte, dal 1983. I soliti “esperti” diranno che è semplice per un laburista vincere le elezioni a Islington, nella periferia a nord di Londra, che il Labour vincerebbe lì anche candidando un asino; lo dicono curiosamente dei veri esperti in materia, ad esempio, quelli che hanno perso Bologna e quelli che hanno vinto, facendo eleggere quel puttaniere di Delbono o quell’anima candida di Merola. Forse Corbyn ha vinto per otto volte di seguito nel suo collegio perché lo conosce, lo vive, sa cosa pensano e vogliono le persone che abitano lì, sa quali sono i problemi di quel pezzo di città e prova a risolverli. Fino a ieri, quando andavate sul suo sito, prima di ogni altra cosa dovevate scegliere se avere informazioni sul Corbyn candidato alla leadership del Labour o sul Corbyn deputato di Islington, perché il suo legame con quella comunità rimane forte. Forse gli elettori di Islington – che dobbiamo supporre non abbiano l’anello al naso, in democrazia vale sempre la regola che gli elettori hanno ragione – lo hanno rivotato, anche quando non era di moda, anche quando le sue idee erano radicalmente diverse da quelle dominanti nel New Labour di Blair, perché la sua posizione è sempre stata coerente, radicalmente coerente. E continua ad esserlo.
Agli esperti di marketing politico fa strano che abbia vinto le primarie del Labour una persona non propriamente giovane, una persona non proprio attenta all’immagine, un politico di professione, uno che non è molto diplomatico e dice quello che pensa, anche se quello che dice fa arrabbiare qualcuno, uno che usa parole desuete, come socialismo. E vince in particolare tra i giovani, proprio perché è vecchio, perché veste in maniera normale, perché ha un’esperienza politica, perché parla in maniera diretta e perché si definisce socialista. Magari molti di quei giovani non sanno bene cosa significhi questa parola, molti di quei giovani non si definiscono neppure così, molti di quelli che lo sostengono, che l’hanno votato, che oggi si sono iscritti al Labour – gli iscritti sono aumentati grazie a Corbyn – sono nati in un’epoca in cui l’idea di socialismo veniva buttata a mare, dagli stessi socialisti. E’ avvenuto in tutta Europa, purtroppo; non solo in Italia. Però il socialismo è qualcosa che si impara in fretta, perché è lottare contro le ingiustizie, è lottare per la libertà, è lottare per la pace e per i diritti, è lottare per un lavoro sicuro e retribuito in maniera equa, è lottare per servizi pubblici universali, è lottare per difendere i beni pubblici, e Corbyn l’ha sempre fatto, con coerenza, con testardaggine per qualcuno, Corbyn non vuole essere moderno, vuole portare avanti le proprie idee, che sono sempre quelle. E la sua coerenza è stata premiata, il suo rigore è stato premiato. E qui c’è quello che dobbiamo imparare, soprattutto qui in Italia, da quello che è successo in Gran Bretagna: il tema non è trovare il Corbyn italiano, dentro o fuori il pd, il problema è ritrovare una cultura politica diffusa, socialista.
Il Labour di Jeremy Corbyn vincerà le prossime elezioni in Gran Bretagna? Non lo so, non lo sa neppure lui, però non lotta per testimoniare un’idea, non lotta per arrivare secondo. Vuole far vincere le sue idee e, siccome le sue idee sono anche le nostre, vorrà dire che lotteremo insieme.

Then raise the scarlet standard high!
Within its shade we’ll live or die.
Though cowards flinch and traitors sneer,
We’ll keep the red flag flying here.

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