Tre obiettivi sociali per il lavoro e la previdenza

per Manuel Santoro

di Manuel Santoro, segretario nazionale di Convergenza Socialista

Tratto dal documento politico su lavoro e previdenza del partito della Convergenza Socialista. Parte IV

Persona al lavoro e previdenza della persona

Per sostenere concretamente il mondo del lavoro occorre puntare su tutti gli strumenti che tutelano il ciclo lavorativo della persona (istruzione, formazione di base, inserimento, aggiornamento professionale, formazione continua, riqualificazione). Le diverse fasi del ciclo vanno incluse, ognuna per la propria parte di contributo, all’interno della copertura previdenziale che apre e chiude l’attività lavorativa, senza soluzione di continuità grazie anche all’intervento dello Stato nei periodi di perdita del lavoro; in tali momenti la persona entra in un ciclo attivo di riqualificazione e reinserimento assistito, non passivamente, in cui anche il voucher è uno strumento la cui validità deve essere fissata in ragione della sua natura incidentale e integrativa dei periodi iniziali, finali e accidentali del lavoro, non certo strutturali dello stesso.

A prescindere dalla ‘quantità’ di lavoro disponibile, nucleo portante di tale visione politica rimane la centralità della cura alla persona in qualità di lavoratore nel suo intero ciclo vita del lavoro. Per creare e mantenere il ciclo virtuoso occorre prima di tutto definire le basi su cui strutturare le fonti di finanziamento, previdenziale prima di tutto, in modo che lo Stato assicuri continuità contributiva nei periodi di vuoto lavorativo, sempre dietro una partecipazione attiva del lavoratore, finalizzata al suo rientro nel mondo del lavoro. A tal proposito è opportuna una tempestiva rimodulazione delle fonti di finanziamento previdenziale, in modo che ognuna sia abbinata alle politiche in funzione dell’orizzonte previdenziale cui sono destinate: breve, medio o lungo. Cosicché con l’uso della fiscalità generale come “tappa buchi”, non si possa distorcere l’obiettivo di bilancio di breve-medio termine o peggio i saldi dell’esercizio, per l’erogazione di nuove pensioni non coperte da contributi propri; né con la ripartizione si mantenga l’attuale distorsione, anche peggiore, a livello di economia reale, frenando in modo strutturale il rilancio del mercato del lavoro, oberato sempre più dallo squilibrio generazionale e dai danni creati dal sistema retributivo. È necessario quindi che si renda più agevole, con i tempi dovuti, l’uso della contribuzione a capitalizzazione definita di ogni singola copertura previdenziale, finanziandola gradualmente per renderla indipendente dalla ripartizione e per svincolarla definitivamente dagli andamenti congiunturali di PIL. Andamenti quest’ultimi basati su ottiche temporali agli antipodi rispetto a quelle previdenziali. Ulteriore punto politico su cui lavorare, è la creazione di agevolazioni e tutele speciali per il credito previdenziale, rispetto agli investimenti finanziari ordinari e, soprattutto, alla speculazione finanziaria, che hanno ben altri scopi.

L’accantonamento previdenziale non deve essere più soggetto alle variazioni di PIL dovute alla produttività del futuro, in quanto, una volta capitalizzato, l’accantonamento è espressione di una produttività maturata in passato ed acquisita per la previdenza futura. L’attuale sistema promiscuo delle fonti di finanziamento previdenziale, porta infatti all’aberrante rischio di perdere la propria previdenza accantonata “ieri”, perché deve essere pagata e rivalutata dalla produttività del lavoro di “oggi” (ripartizione e andamento PIL) di cui quindi subisce gli andamenti, anche negativi, senza alcuna tutela. Unica tutela attuale rimane quella di lavorare sempre di più (quale lavoro? E le famiglie?) sia per il salario disponibile oggi, sia per il contributo previdenziale di ieri (che ha subìto la perdita di valore), di oggi (che integra la perdita di valore di quello di ieri e deve mantenere un livello adeguato all’obiettivo stimato di pensione) e di domani (per compensare ulteriori rischi di perdite di valore); di fatto, finché non matura il diritto di quiescenza e diviene disponibile il reddito pensionistico, esso rimane soggetto al rischio di perdite di valore.

Tuttavia, il ciclo qui presentato come garante del profilo previdenziale di ogni lavoratore, si fonda su alcuni principi necessari a sostenere la nuova impalcatura delle fonti, attraverso cui far prosperare il benessere sociale del paese ma partendo sempre dai bisogni come unità di misura della cura. Tali mattoni sono la definizione e condivisione di 3 obiettivi sociali garantiti dallo Stato per il lavoro e la previdenza: la pensione minima (legata al livello di povertà) ne rappresenta il pavimento; il salario minimo (quota maggiorata di una percentuale definita della pensione minima); la pensione massima (multiplo definito della pensione minima) è il tetto. L’aggiornamento del livello di povertà determinerà l’aggiornamento automatico dei 3 livelli. La definizione di una pensione massima, e della relativa contribuzione, rappresenta il principale strumento di attuazione della solidarietà costituzionale, oltre che fonte per programmare le prime politiche attive per il lavoro (salario minimo) e la previdenza (pensione minima). Infatti, una volta raggiunto il livello di pensione massima con versamenti contributivi congrui ad ottenerla, da quel momento i contributi extra potranno essere indirizzati o alla fiscalità generale (tramite una tassazione ad hoc) o alla contribuzione finalizzata alla previdenza minima, ma comunque per garantire le necessità sociali minime ancora scoperte. Le erogazioni obbligatorie pertanto garantiranno una fascia di reddito pensionistico compresa da un minimo ad un massimo, una quota maggiore potrà essere ottenuta solo mediante versamenti alla previdenza complementare e integrativa privata, sino alla maturazione del diritto di quiescenza.

Investimenti, capitale umano e previdenza

Chiaramente, tutto il contesto descritto non può prescindere dalle risorse investite in strutture, infrastrutture e formazione tecnica ed informatica adeguata alle finalità, sia per i docenti che per i discenti. Materie che dovranno essere il pane quotidiano dei centri di formazione provinciale ma che, in loro assenza, già possono essere seguite dalle stesse, come mediatori, con opportuni monitoraggi e pianificazioni informatizzati, tra gli enti territoriali, e non, che forniscono corsi e le segnalazioni delle PMI, dei lavoratori, e da parte di coloro che sono in cerca di lavoro e intendono impegnarsi nella propria formazione.

Ulteriore necessità per la buona riuscita della assistenza al ciclo di vita della persona, è legata all’attribuzione di un privilegio speciale al credito previdenziale che matura dal lavoro e che, pertanto, dovrà essere tutelato e garantito meglio di quanto lo sia oggi, in ogni sua manifestazione e forma di circolazione, sia nel pilastro primario obbligatorio (slegandolo dalla media del PIL quinquennale ma offrendo una guarentigia di rivalutazione minima positiva e, a seguito della nascita dell’indipendenza della contribuzione definita, magari dando le risorse in gestione attiva alla Cassa Depositi e Prestiti), sia in quello complementare e integrativo dei fondi (negoziati ed aperti) e dei piani previdenziali individuali. Il tutto condito con una regolamentazione più stringente sui costi fissi caricabili dai gestori (meglio se azzerati) ma più flessibile sulle percentuali dei rendimenti ritrasferibili agli stessi gestori. In tal modo si premiano le migliori gestioni attive e si crea una concorrenza positiva per gli utenti, eliminando interessi speculatori su risorse destinate alla previdenza, quest’ultima garantita in basso su un minimo ma aperta in alto sino ad una percentuale del rendimento massimo realizzato nel periodo.

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