Fonte: facebook
di Lanfranco Turci – 15 dicembre 2014
Il 9 luglio scorso, nel pieno dell’onda di fiducia verso Renzi, avevo scritto su Facebook che l’errore più grave per la sinistra sarebbe stato quello di farsi trovare impreparata di fronte alla possibile e probabile crisi di questo esperimento . Ne resto convinto, come resto convinto che l’esito più probabile di Renzi non sarà la stabilizzazione oligarchica che egli ha in mente, ma molto più probabilmente una crisi politica confusa su cui altri potrebbero tentare di innestare una svolta autoritaria. Renzi continua a improvvisare le sue performance da pattinaggio artistico su uno strato di ghiaccio sempre più sottile. La gente, anche quella che lo ha portato, per un bisogno disperato di speranza e di fiducia, alla vittoria delle primarie del Pd e poi al 40% delle elezioni europee, avverte che non c’è risposta ai problemi, si accorge sempre più che le chiacchiere stanno a zero. Una crisi che dura da sette anni, che disloca pezzi di strati sociali intermedi, che condanna alla precarietà una intera generazione e falcidia posti di lavoro e aspettative di una vita decente per milioni di persone, logora la fiducia e alimenta protesta e disperazione. Una reazione positiva e salutare a questo stato di cose è rappresentato dal risveglio delle lotte sindacali, dalla reazione di gran parte del mondo del lavoro che, in aggiunta ai costi della crisi, si è sentita gratuitamente presa a schiaffi dal Jobs Act Questo mondo del lavoro sta reagendo con una combattività che Renzi non si aspettava, così come non si aspettava un così drastico ritiro di fiducia da parte dell’elettorato di sinistra emiliano il 23 novembre scorso.
Dunque sarebbe il momento per delineare una risposta da sinistra, compresa quella parte della sinistra che ha la responsabilità di aver preparato nel Pd il terreno per la vittoria di Renzi, con i suoi cedimenti progressivi all’egemonia neoliberale. Non solo sul piano dei contenuti programmatici, ma anche sul piano culturale e della visione della società. Intendo la sinistra che ha fatto nascere questo Pd e che ora, pur fra incertezze e titubanze, avverte che occorre un cambiamento radicale di rotta. Ma questa sinistra del Pd, pur con sfumature diverse, resta titubante a compiere una rottura decisa con Renzi, per paura di compiere un salto al buio. Non mette nel conto però l’altro rischio: di trovare il vuoto attorno a sè più tardi, quando gli elettori di sinistra del Pd se ne fossero già andati. Andati auspicabilmente verso altre formazioni di sinistra o malauguratamente verso il disimpegno o l’avventura politica in movimenti tipo Grillo o Salvini.
L’altra sinistra intanto continua in una politica autolesionista di divisioni, concorrenze e guerricciole che fanno pena e non riesce al momento neppure a recuperare gli elettori delusi dal Pd, come ancora una volta conferma il caso emiliano. L’una- Sel- ancora alla ricerca del paradiso svanito del centro-sinistra, l’altra –la Lista Tsipras- ancora tentata da vocazioni antagonistiche o minoritarie, nel momento in cui la domanda di chi non crede più in Renzi è quella di una proposta alternativa per risolvere la crisi. Domanda di una sinistra che sappia parlare al paese in termini di crescita e di giustizia sociale e su questo sfidare gli altri partiti politici. Il grande movimento di lotte promosso dai sindacati ha bisogno di una sponda di questo genere, di una opposizione politica capace di farsi interprete dei problemi e delle proposte che quel movimento porta alla luce. Non in termini di testimonianza, ma con l’ambizione di poter governare il paese secondo obiettivi diversi e alternativi sia su scala nazionale sia su scala europea.
Ma se le lotte sociali rappresentano una risposta a Renzi alla luce del sole e sul terreno della democrazia, sotto la lastra di ghiaccio si sente l’agitarsi di movimenti tempestosi di cui i fatti delle periferie di Roma e Milano sono stati solo la manifestazione più vistosa. Di questi movimenti il dato comune è un sentimento esasperato, sempre più insofferente verso tutto ciò che ha a che fare con la politica e le stesse istituzioni democratiche. Gli scandali, il malaffare e la campagna programmaticamente preparata e orientata sui costi della politica, hanno agito sulla crisi sociale indirizzando la rabbia verso la politica, creando un clima di intolleranza e di ripudio che supera quello che accompagnò all’inizio degli anni ’90 l’esplosione di tangentopoli. Se non fosse per il rischio di essere equivocati, mi sentirei di affermare che si tratta del frutto di una ben gestita campagna di distrazione di massa. Infatti gli stessi media che suonano le campane dell’antipolitica, trattano con algido distacco o peggio tacciono sulle cause profonde della crisi e sulle classi dirigenti della finanza e delle multinazionali che continuano imperturbabili a macinare profitti sulla pelle dei ceti popolari e dei paesi più deboli. Spesso con illegalità clamorose di fronte alle quali sbiadiscono anche i casi di Mafia Capitale. Da qui nasce un’onda torbida che puzza di fascismo e di avventura
Se le forze della sinistra non coglieranno l’insieme di questo quadro, le drammatiche minacce in esso insite e, come fanno regolarmente, si perderanno a inseguirne i dettagli, magari quelli a loro più favorevoli, correranno il rischio di essere travolte. Per questo occorre costruire una fase di incontri e confronti fra tutte le forze della sinistra, a prescindere dalle collocazioni del momento, senza pregiudiziali. Occorre una discussione ispirata a verità, che ragioni sul paese e non sulle reciproche differenze o sulle pretese primazie. Tutte cose che sarebbero ridicole se non tragiche in questa situazione. Questo è quello che abbiamo proposto con il documento di Iniziativa 21 Giugno ( http://www.ricostruire.info/…/sinistra-salvare-paese-lette…/ ) I tanti appuntamenti separati programmati da qui a gennaio da Sel, Lista tsipras e diversi gruppi della sinistra Pd possono servire se si ragiona in questa prospettiva, se no si ridurranno a esibizioni in sedicesimo del politicismo dominante. Ci sono in piazza la Cgil, la Uil e anche i Cobas, la faccia solare della protesta, ma sotto il ghiaccio si muove qualcosa di assolutamente diverso. Bisogna organizzare una opposizione unitaria e propositiva a Renzi, nel senso di rispondere al malessere sociale con una risposta credibile di speranza e di cambiamento. Se no prevarrà la disperazione e a quel punto i problemi non saranno più solo di Renzi.