Verba volant / Bonus

per Luca Billi

Bonus, sost. m.

 

di Luca Billi

Ecco un’altra parola che la nostra lingua ha preso direttamente dal latino, dandole però un significato un po’ differente da quello originale. Si tratta della forma sostantivata dell’aggettivo bonus; in italiano questa parola viene usata per indicare un’aggiunta, un incremento, e quindi una gratifica, un incentivo, in sostanza qualcosa di buono, qualcosa che ci fa piacere ricevere.

In queste settimane alcuni di voi hanno trovato in busta paga il cosiddetto bonus Renzi. Si tratta, come noto, del solo provvedimento adottato dal nostro garrulo presidente del consiglio.

Per il resto l’azione di governo finora è fatta di carta straccia, come la riforma della pubblica amministrazione, o di promesse, come la ripresa dell’economia; o infine di minacce, come la cancellazione del senato. L’unica cosa che ha fatto Renzi è di darci questi benedetti 80 euro in busta paga. Ovviamente ce li ha fatti pesare, lo ha ripetuto in lungo e in largo in tutte le trasmissioni televisive, dalle previsioni del tempo e Protestantesimo, si è vantato di averceli dati, e questi soldi sono tra i motivi per cui ha vinto le elezioni europee. Vorrei provare a vedere se questo bonus è veramente buono.

Io e mia moglie, da lavoratori dipendenti con un reddito inferiore a 26mila euro, abbiamo avuto i nostri bonus, come promesso dal fiorentino. Grazie. Noi due però lavoriamo entrambi per dodici mesi nello stesso posto e quindi sappiamo con certezza quale sarà il nostro reddito complessivo nell’anno, e di conseguenza le tasse che ci saranno trattenute dall’unico datore di lavoro, calcolate appunto su quel reddito. Noi però siamo ormai lavoratori atipici rispetto a tantissime altre persone che hanno una situazione ben diversa dalla nostra.

Ormai per tanti lavoratori – non solo giovani – è normale non avere un unico rapporto di lavoro durante l’anno, ma due o tre, a cui magari si aggiunge anche la disoccupazione. I precari – che in questo paese ci sono, anche se nessuno sembra ricordarsi di loro – quando fanno la dichiarazione dei redditi è facile che presentino tre o quattro cud. Proprio per questo motivo questi lavoratori non sanno all’inizio dell’anno quale sarà il loro reddito complessivo e – quel che è peggio – è quasi impossibile che gli vengano trattenute tutte le tasse che devono effettivamente pagare, perché ogni datore di lavoro fa i conti solo per la propria parte; è normale per tanti precari, al momento di fare la dichiarazione dei redditi, dover pagare una differenza di tasse.

Qui sta il primo problema, perché il bonus di Renzi non è proprio un bonus, ossia non sono soldi in più, ma una detrazione fiscale, ossia uno sconto sulle tasse che dobbiamo pagare. Per questo meccanismo al precario può facilmente capitare di doverlo restituire nella prossima dichiarazione dei redditi.

Altre persone che non hanno avuto un particolare vantaggio dal provvedimento sbandierato dal giovin rottamatore sono quelli che hanno un reddito inferiore a 8mila euro, i cosiddetti incapienti. E ce ne sono, ve lo assicuro. Questi non devono nulla al fisco, ma non pagando tasse non possono neppure godere di una detrazione e quindi gli 80 euro non li vedono, neppure in fotografia. Peggio ancora, se il datore di lavoro li ha calcolati nella loro busta paga, li dovranno restituire con la dichiarazione dei redditi dell’anno successivo.

In sostanza, dato che la situazione dei lavoratori nel nostro paese è molto varia e moltissimi sanno solo alla fine dell’anno con certezza quanto sarà il loro reddito finale sarebbe stato meglio non fare l’applicazione automatica, che è stata invece uno dei cavalli di battaglia del riformista all’uccelletto. Per molte persone questo meccanismo di applicazione automatica rischia di essere un danno, però Renzi aveva bisogno di farlo subito, prima delle elezioni europee, per incassare il suo “bonus” elettorale e quindi non ha valutato le conseguenze. Per adesso vi si dà l’80 euro a tutti e vussiete ‘ontenti, poi l’anno venturo pol’esse quarcuno me li dovrà ridà ‘ndietro, ma intanto vummavete votato; obbravi.

Per me e per mia moglie – che non abbiamo figli – questa operazione ha significato 160 euro al mese in più. Ancora grazie. Un lavoratore con tre figli e il coniuge che non lavora porta a casa solo 80 euro, perché questa operazione è legata soltanto al reddito personale.

Francamente penso che questa seconda famiglia avrebbe più bisogno di noi, ma evidentemente non la pensa così il cattolicissimo presidente del consiglio, pur così attento ai temi della famiglia.

Quasi dimenticavo: tra gli esclusi dei vantaggi del bonus ci sono anche i pensionati, che spesso mantengono i figli precari. D’altra parte a loro avevano già pensato Monti e Fornero e quindi sarebbe stato ingiusto gratificarli di nuovo.

Si ha quasi l’impressione che questa legge, a pare la fretta di essere presentata prima delle elezioni, sia stata scritta da persone che non hanno la più pallida idea di come funziona il fisco in Italia e che non sanno che ci sono precari, incapienti, lavoratori a basso reddito e così via.

Per il precario, per l’incapiente, per il lavoratore con molti figli il bonus non è poi così bonus, tutti costoro vengono poco agevolati, se non addirittura penalizzati, mentre una coppia di dipendenti a reddito fisso senza figli gode del massimo beneficio.Pensate che ingiustizia per il povero Renzi: ha fatto una riforma praticamente per favorire solo me e io lo tratto così male, sono proprio un ingrato.

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