Fonte: Minima Cardiniana
VERSO LE ELEZIONI EUROPEE
IL TEMPO DI AGIRE
L’Occidente è in uno stato di crisi irreversibile dovuta a scelte sbagliate che portano a calpestare le conquiste, frutto di secoli di storia, nella ricerca di relazioni più giuste tra i cittadini dei paesi occidentali e tra questi e il resto del mondo. Sull’Occidente pesa la macchia indelebile delle ingiustizie riservate al suo esterno e basate sulla tecnologia e sulla finanza che diventano egemonia politica e militare. Dopo aver toccato il fondo con la seconda guerra mondiale, si era giunti a dichiarare la fine di queste ingiustizie sia nelle relazioni internazionali, sia all’interno dei singoli paesi. Le buone intenzioni espresse nella DUDU non sono state tradotte in istituzioni in grado di tenere a bada gli egoismi individuali. Al contrario, col neoliberismo si è dato spazio a figure virtuali, che ruotano intorno alla gestione dei flussi finanziari, atte a implementare le ingiustizie come regola nelle relazioni interne e internazionali.
È il fallimento della politica, ma la politica è la relazione che intercorre tra delegati e deleganti: se non funziona, la responsabilità è di entrambi. I politici attuali sono una casta, in balia di un potere occulto calato dall’alto, che svolge il compito di traslare il dominio da loro subìto sui rispettivi popoli. Questa è la giustificazione ad esistere ed è concessa dall’alto. Questi impostori rivendicano spudoratamente è di essere espressione di un procedimento democratico, mentre lo sono solo in quanto riescono, con la complicità dei mezzi d’informazione, a impedire l’emergere di un’alternativa. Questa degenerazione viene espressa e giustificata con l’acronimo TINA (There Is No Alternative). La potenza dei dominatori è solo finanziaria, virtuale, inconsistente, ma proprio per questo è guidata da una logica priva di scrupoli che, pur di sopravvivere, è disposta anche alla guerra. La guerra non può mai essere un’opzione liberamente scelta dal popolo che la deve subire. L’UE è destinata ad essere il campo di battaglia, in uno scontro dell’Occidente con la Russia e i BRICS, per sostenere la pretesa di mantenere il pianeta sotto il dominio di un unico vertice che si manifesta come la volontà del popolo americano investito della missione di esportare la democrazia, la libertà e la felicità nel resto del mondo. Spetta a noi aiutare gli USA a cambiare strada, a rinunciare alla politica di potenza, come loro stessi hanno fatto nei confronti dell’Europa subito dopo la seconda guerra mondiale. Niente di più utile alla causa del progresso nelle relazioni globali di un chiaro e sincero segnale agli USA, dove diciamo che noi europei di guerra non ne vogliamo sentir parlare. Dovranno tenerne conto quando in autunno anche loro saranno chiamati a votare. Non possiamo ingannare il popolo USA con l’offerta di una disponibilità alla guerra che non esiste. Dobbiamo rendere evidente che l’unanimità offerta dai nostri attuali rappresentanti, al potere occulto che domina anche il presidente americano, è completamente falsa.
Noi comuni cittadini europei non andremo a morire per mantenere in essere una relazione di dominio che ci riserva il ruolo di dominati. Inoltre, non pretendiamo che altri vadano a morire per noi, accollandoci il ruolo di finanziatori di una guerra per procura. Basta rendere esplicita la nostra avversione alla guerra e questa può concludersi immediatamente. Di fronte all’assurdità del coinvolgimento in una guerra dagli esiti imprevedibili che non esclude l’uso di armi nucleari, dobbiamo mettere da parte, momentaneamente, le divisioni destra-sinistra per procedere all’azzeramento dell’attuale dirigenza dell’UE. I nostri bellicosi delegati non possono permettersi di progettare, per noi deleganti, un’economia di guerra o la ricerca di una vittoria sul campo di battaglia, impossibile, mentre restano da pagare i danni di una scelta scellerata operata dai vertici attuali. Hanno scelto questa soluzione solo guardando ai loro privilegi. Ora devono scomparire dalla scena politica per dare modo all’UE di poter contribuire a una soluzione diplomatica della guerra. Per avanzare in questa direzione auspichiamo contatti con gli altri paesi europei, ma il risultato sarebbe raggiunto anche se solo uno dei paesi fondatori dell’UE esternasse questa intenzione. Per questo possiamo dire che l’alternativa è a portata di mano, ma dobbiamo agire, ora. Indignarsi non basta più. Dobbiamo creare un movimento in grado di raccogliere i voti di tutti coloro che sono contrari alla guerra, e questi sono una larga maggioranza, sia a destra che a sinistra. L’attuale pseudo-democrazia risponde solo alle pretese che arrivano dall’alto, mentre è insensibile alle aspirazioni che provengono dai cittadini. I mezzi d’informazione danno spazio solo alla versione mainstream, che viene percepita come se fosse la realtà. Tenta di far apparire una guerra disastrosamente persa su tutti i fronti come una vittoria. La novità potrebbe essere l’ambasciatrice Elena Basile, che ha la sensibilità, le capacità e anche la visibilità per farsi portavoce della maggioranza che vuole un altro modo di intendere le relazioni internazionali. In questo momento la priorità consiste nello scongiurare la possibilità di una guerra nucleare, per poi tornare a intravedere la possibilità di un futuro migliore. Il libro dell’ambasciatrice è già un programma elettorale in tal senso. Lanciamo una proposta di campagna elettorale diffusa a livello locale con bancarelle nelle piazze dove divulghiamo il libro e raccogliamo firme per una lista per le elezioni europee.