Due risposte ad Alberto Burgio “Bullo di periferia”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Francesco Balsamo - Mal Volio
Fonte: facebook

Pubblichiamo due risposte all’editoriale di Alberto Burgio “L’inedito potere personale” apparso su Il Manifesto del 18 ottobre, riportato nell’articolo a fianco di questo

Francesco Balsamo –  21 ottobre 2014

Condivido, ahimè in tutti i sensi, le considerazioni di questo post, di cui apprezzo la lucidità nonché la precisione.
E’ proprio così: Il PD è “inservibile e irriformabile” e si sta configurando , mi permetto di aggiungere, come un partito di centrodestra o liberal-democratico, trainato da una leadership dai tratti populistici, la cui volata è stata determinata dallo strumento mediatico-plebiscitario delle primarie. In realtà, nulla di nuovo. Le fragili basi politiche e culturali su cui poggiava la nascita del Pd erano evidenti, tanto che, sarebbe un bene ammetterlo, la vera cifra del Pd è quella del Lingotto. Allo stesso tempo, però, con altrettanta onestà, occorre riconoscere che alla sua sinistra, nell’attuale fase storica, esiste “un infinito arido deserto popolato da evanescenti buone (e, nella maggioranza dei casi, meno buone) intenzioni”, una parte delle quali ha peraltro contribuito al consolidarsi di quelle espressioni e fenomenologie sopra citate (giustamente è stato ricordato il caso Nichi Vendola). Tuttavia, secondo me, nonostante questo terrificante quadro, resta intatta la necessità di costruire un soggetto politico della sinistra (individuandone l’orizzonte ideale e i referenti sociali) affinché svolga una funzione alternativa (rivoluzionaria direbbe qualcuno) nella vita del Paese ma rivolta al contesto europeo.
Agganciandomi ad alcune considerazioni di Paolo Desogus (Mal Mal Volio) di qualche giorno fa circa l’esigenza di un partito di massa rappresentativo degli interessi, bisogni ed aspirazioni delle classi subalterne, vorrei porre l’accento sull’ineludibilità di elaborare nel tempo (medio-lungo) un paradigma alternativo a quello neoliberale, affinché ci si attrezzi ad una lotta per la conquista dell’egemonia (Salvatore Biasco afferma che “ad un formidabile apparato di pensiero si risponde con un formidabile apparato di pensiero”) che attraverso un partito strutturato (sotto il profilo culturale ed organizzativo) ed articolato (nella mobilitazione di energie intellettuali) ponga la soggettività del lavoro a fondamento della propria azione, per un processo di trasformazione del modello sociale esistente, ovvero di emancipazione e autoliberazione delle classi subalterne. Quel mondo del lavoro variegato e frastagliato, subordinato o indipendente che sia, espressione di un’attività eterodiretta che ha perso il suo valore (significato) come medium tra Soggetto ed Oggetto, in cui le persone sono spogliate della loro dignità, umanità, quindi private del senso del loro destino come sforzo collettivo.
Quanto alla “sinistra” nel suo complesso (dei piccoli e micro-partiti, movimenti o semplicemente di quella diffusa) ivi compresa quella ancora presente nel Pd (residuale e finora sterile), non le rimane da compiere che una lunga, faticosa, difficilissima traversata del deserto (come opportunamente più volte sollecitato dal compagno Claudio Bazzocchi. Forse, una parte della sinistra Pd, se pur a tempo quasi scaduto, potrebbe ancora essere uno dei vettori principali di tale processo, assumendone con coraggio, determinazione e lungimiranza la guida, con la consapevolezza che il breve periodo non attiene a questo viaggio e che naturalmente si possa anche fallire.
In riferimento a ciò, c’è chi tra di noi pensa che questa componente possa intraprendere la strada su indicata rimanendo all’interno del Partito democratico, se pur con l’intento di allargare a contributi esterni (il cosiddetto “campo aperto” di Sinistradem) e chi invece (come il sottoscritto) ritiene che debba valutare seriamente la possibilità di una scissione. In sostanza, si tratterebbe di prendere coscienza (per trarne le logiche conclusioni) da un verso di una ridotta autonomia la cui legittimità peraltro è messa continuamente in discussione, fino alla denigrazione delle posizioni critiche, poche e spesso timide (fanno eccezione Stefano Fassina e qualcun altro a cui, perlomeno nella Direzione di ieri, si è aggiunto, direi con autentica convinzione, anche Gianni Cuperlo). Dall’altro, di rimanere prigionieri di se stessi continuando ad avvitarsi (volendo escludere la motivazione, peraltro illusoria, di mantenere cariche\poltrone) sull’evocazione di quel senso di responsabilità, o presunto tale, dinanzi al partito, al governo, al paese, che finirebbe soltanto per sanzionare la loro totale e definitiva irrilevanza.
Al limite, sempre che le risorse lo consentissero (addio finanziamento pubblico!), potrebbero promuovere i loro convegni e seminari, ma scontando l’assenza di una comunità più ampia di uomini e donne che si stimano e si vogliono bene. Di un popolo in marcia.
Il 25 ottobre molti di noi saranno alla manifestazione indetta dalla Cgil, ciascuno con le proprie convinzioni, ma come è accaduto già in un’altra occasione “la cosa che conta è che lì saremo assieme, e lo saremo anche dopo”… hai ragione Matilde Madrid.

– con Marco LangGiulio CherchiGiorgio PiccarretaOnofrio Romano,Stefano De BartoloInes LoddoAlfredo MorgantiEnrico Antonioni,Pierpaolo PecchiariStefano DelrioMario FranceseMario FarinaPaolo BorioniLanfranco TurciTupàc Amarù IIRenato Costanzo GattiAntonio NapoletanoFausto Anderlini, Antonio Antonino Martino Sinistra Ventuno,Francesco SicilianoFrancesco MarchianòAntonello BadessiEttore SiniscalchiBruna DiniElisabetta BarrellaMarco PacciottiChiara Geloni,Paola InzoliaGiovanni GuacceroLaura PierucciSandra Del Maro,Danny SivoAlessandra PierucciSabrina RinaldiSimona MartalòSilvia SolenghiRoberta PeleggiRusska NikitaPietro SergiAndrea Di Meo,Raffaella IliceGabriele PastrelloAndrea PisauroAndrew NatMassimo Mezzetti, Massimo D’Antoni, Paolo Guaccero, Michele Prospero, Lucia Delgrosso, Alessia Festuccia.

 

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Mal Volio – 19 ottobre 2014

Oggi Burgio nel suo editoriale sul Manifesto invoca la nascita di un nuovo soggetto politico della sinistra italiana. Anche se con una sintassi un po’ involuta, Burgio sostiene inoltre che questo nuovo partito debba tagliare ogni legame con la classe dirigente democratica della segreteria Renzi e con l’egemonia che rappresenta.

In linea di principio mi trovo d’accordo. Sono infatti tra quelli che ritiene il PD un partito oramai inservibile e irriformabile, sebbene resti attualmente l’unico soggetto politico nel panorama italiano. Alla sua sinistra si stende del resto un infinito arido deserto popolato da evanescenti buone (e, nella maggioranza dei casi, meno buone) intenzioni, per cui anche io auspico la nascita di un nuovo soggetto politico che sappia farsi carico, come scrive Burgio, della questione del lavoro.

Ora, nonostante questo, ho diversi dubbi. Credo infatti che le condizioni culturali e politiche per la nascita di un nuovo soggetto siano strettissime. E questo per varie ragioni, la prima delle quali riguarda proprio l’egemonia renziana, le cui trame si estendono ben al di là del PD. Non è infatti un caso che all’ascesa di Renzi abba corrisposto la sostanziale morte di SEL. Inoltre domina oggi una pressoché uniforme repulsione verso tutte le forme politiche organizzate e strutturate secondo la forma partito. Mentre gode di ampia fortuna l’idea fluida e inutile del “movimento”, dell’organizzazione senza vertice, che scambia la militanza con la partecipazione libera e non vincolante. Inutile dire che il PD di Renzi si fondi esattamente su questi principii percepiti da molti come di “sinistra”.

Da quest’ultimo punto deriva un secondo dubbio. Burgio parla di sinistra, si serve di una parola di cui come si vede si è smarrito il senso. Cosa vuol dire sinistra? Per molti Rodotà e Spinelli sono di sinistra, per me, anche se in maniera diversa, sono invece solo due liberali. Per altri la sinistra è invece rappresentata da Vendola, che invece dal mio punto di vista esprime un renzinsmo ante litteram, il renzismo che pretende di essere buono. Oggi come oggi sappiamo bene cosa è la destra, quali sono le sue casematte, quali sono le sue strategie, i suoi legami internazionali, della sinistra sappiamo invece molto poco.

Per carità non dico che l’articolo di Burgio debba essere cestinato e che non si debba far niente perché tanto tutto è inutile. Ma evocare la necessità di un soggetto politico di sinistra senza farsi carico dei problemi culturali e politici italiani e internazionali, a mio modesto avviso, significa non dire niente. Quello che dunque temo è l’ennesima aggregazione senza idee fra realtà politiche diverse che si dotano di un capo dal viso spendibile in campagna elettorale, ma da bruciare il giorno dopo.

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2 commenti

Enzina Sirianni 22 Ottobre 2014 - 3:57

Una cosa dovrebbe essere chiara : che non c’è più tempo da perdere. Il bullo o gaglioffo, qual dir si voglia, procede ad una velocità impressionante mentre si sta a disquisire. E’ altrettanto chiaro che siamo sulla nitroglicerina di un disastro economico senza precedenti. Bisogna agire tempestivamente partendo , a mio parere , dal 25 ottobre. Ci saremo. E non ci disperderemo. Resteremo lì, insieme, a file compatte e serrate. Intellettuali e lavoratori insieme. La battaglia si preannuncia durissima ma se non la si combatte è già persa, come gli attacchi a diritti e Costituzione, portati avanti senza colpo ferire, stanno dimostrando.

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Maria Voglino 22 Ottobre 2014 - 23:39

Enzina hai proprio ragione, la battaglia sará dura ma se non si combatte, abbiamo giá perso. Poi per me é consolante essere dalla parte giusta. A volte non é facile distinguere il giusto dal falso, ingiusto, ma in questa situazione l’accanimento contro il mondo del lavoro e le fasce meno affluenti della popolazione e l’appoggio delle lobby a Renzi dovrebbe far aprire gli occhi non solo al popolo di sinistra ma anche a tutti quelli che credono nella democrazia.

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