Adesso difendono le istituzioni. E la disintermediazione?

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti,

di Alfredo Morganti – 12 aprile 2016

L’impressione è che al PD si sentano assediati. Che il clima non sia buono. L’intervista alla Serracchiani (che sarà pure la Serracchiani, ma è anche Vice Segretario del partito) lo lascia intendere appieno. Incalzata dalla Casadio su ‘Repubblica’ nega logoramenti, ma ammette che l’atmosfera non è delle migliori per il governo. Pur di colpire Renzi, si denigrerebbero le istituzioni, dice, e si starebbe colpendo il Paese. Con resistenze forti, aggiunge, ai cambiamenti che starebbe apportando dall’esecutivo. E persino col tentativo di trasformare il referendum in una consultazione sull’operato del governo! Pensate che profanazione!

Dico due cose. La prima è questa: il referendum nasce ESATTAMENTE per contestare l’operato del governo in materia di concessioni per le estrazioni. L’emendamento sotto accusa non l’ho scritto io, né io l’ho fatto comparire magicamente di notte, durante il carosello della legge di stabilità. Dunque, è normale che si chieda un voto su una scelta ‘strategica’ del dicastero di Renzi (che si è assunto la paternità dell’emendamento e che ‘lo rifarebbe’ subito, peraltro), e si emetta, così, un giudizio sul medesimo. L’idea di astenersi, peraltro, è lo speculare riconoscimento di questa natura della consultazione. Il premier (e non solo) ha detto che lo stesso esecutivo non può votare contro se stesso e perciò punta dichiaratamente al fallimento del voto del 17 aprile. Sono rei confessi, altro che schermirsi, come fa la Serracchiani.

Seconda cosa. Non ci si può nascondere dietro le istituzioni e farsene scudo. Non si può dire che è in corso una loro denigrazione nel solo intento di dare una ‘spallata’ a Renzi. Non si può, perché la politica renziana è, sin dall’inizio, una politica che vede nelle istituzioni un fardello da alleggerire. Anche qui, la disintermediazione non l’ho inventata io. L’dea di scavalcare le ‘chiacchiere’ dei Parlamenti, le rivendicazioni dei sindacati, i dibattiti dei partiti, le indagini delle magistrature, nasce con il renzismo, o perlomeno diventa da subito un cavallo di battaglia di questo esecutivo. Renzi sta lavorando per scrollarsi di torno le ‘rappresentanze’: così l’Italicum, così la riforma costituzionale, così le contrattazioni locali invece che i contratti collettivi, così l’annunciata riforma dei partiti, così il ricorso a tecnici e prefetti, così pure i cerchi magici (autoreferenziali) al posto dei tanto vituperati ‘caminetti’ (dove almeno i rappresentanti delle singole aree politiche e dei raggruppamenti interni avevano voce informale).

Ritorna ancora una volta, infine, il tema delle ’spallate’ che qualcuno starebbe dando al governo. Non è vero, ovviamente. È chiaro che, per la Serracchiani, si tratta solo di anticipare il capro espiatorio dei temuti guai futuri. E comunque, se all’interno dell’opinione pubblica e dei partiti ci fossero voci critiche, se si manifestasse un’opposizione, se la politica non assumesse la forma totalitaria di uno che parla e di tutti gli altri che lo devono votare, tutto ciò sarebbe un BENE, non un male per il Paese. La democrazia funziona così, anche quando a qualcuno verrebbe la tentazione di comprimere i dibattiti e gli iter in nome del ‘fare’ e di un troppo generico ‘bene dell’Italia’. C’è già stata una fase così nella nostra storia (di compressione, di disintermediazione, di accentramento decisionale, di plebisciti e di riforme elettorali tanto al chilo) che non vorremmo proprio che essa si ripetesse. Sia ben chiaro.

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