Anderlini: “Ciao Claudio, fratello dei giorni felici che non rivedremo”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fausto Anderlini

di Fausto Anderlini, 18 agosto 2018

Poeta sghembo e sinistro, timido, ironico, malinconico, intimista e ideologicamente impegnato. Anche se gli zingari felici fu un cult del ’77, egli fu comunque un comunista. Che però non avrebbe mai scritto ‘Contessa’, ma capace di inveire contro la borghesia con una garbata filastrocca d’amore.

Con quel suo fisico così fragile, leggero, ordinario, claudicante per le strade di Bologna come un grande vecchio rimasto adolescente, con quei capelli radi, lunghi e arruffati attaccati alle tempie (così simili ai miei), con quel timbro di voce flemmatico e disincantato, mistico e profetico, che usciva dal naso venendo dallo stomaco, quasi ventriloquo, egli aderiva perfettamente nel tratto e nella morfologia, alla poetica a lui cara: quella della sconfitta, della causa persa, della nostalgia per un futuro trascorso impossibile da vivere. Dello slancio civile reducistico e della solitaria ritrosia. La poetica del destino avverso. Della sfiga come redenzione. Dell’addio. Perchè non si può essere liberi senza essere stati battuti. Dalla sorte alleata col capitale. Cioè senza essere tristi, soli e innamorati senza ricambio. Trasparenti e imperscrutabili, empatici e imbarazzati. In questo davvero un uomo di sinistra smarrito fra la gente.

Infatti nel ’99 venne a una mia iniziativa elettorale in una periferia della città. Non cantò, come taluno temeva, ma prese di tasca un quaderno sgualcito e comincio a leggere le sue poesie. Come da copione le elezioni andarono perse e io non fui rieletto, ma ascoltare quell’uomo ritto in piedi e indifferente a qualsiasi prestanza che neanche recitava ma leggeva le sue strofe come il bugiardino di una medicina fu un’esperienza emozionante che da sola valeva la pena. Tutto a gratis. Perchè nella sua modestia lo spirito non si vende nè si baratta. E’ sincero e noncurante. Si sparge a prescindere, come il latte alle ginocchia, disturbando e forse dilettando, come sanno fare solo i dilettanti. Appunto. Gli inopportuni, casuali, geniali e stracciacazzo come una mosca in procinto di morire.

Ciao Claudio, mio coetaneo, compagno del nostro tempo. E della nostra città. Fratello dei giorni felici che non rivedremo, aspettando Godot.

 

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tratto dal concerto live trasmesso da match music
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