Assiri e Cretesi: due economie, due storie molto diverse (I)

per tonigaeta

di Antonio Gaeta, 22 novembre 2018

Un libro di uno studioso statunitense, Samuel Noah Kramer, la cui prima edizione é stata pubblicata nel 1957, tradotto anche in italiano (I Sumeri. Alle radici della Storia, Newton Compton, 1979) ha contribuito con il suo successo a far conoscere quella che é stata ritenuta la prima grande civiltà umana, datata all’incirca 5.000 anni fa, ovvero circa 3.000 anni a.C.: datazione a cui si fa risalire anche la presunta 1′ forma di scrittura (la cuneiforme) e di conseguenza l’inizio della Storia dell’Occidente. Si potrebbe anche aggiungere l’aggettivo “capitalistico”, perché un altro studioso, lo scandinavo Mogens Trolle Larsen (1), ha contribuito più di recente a far sapere che gli Assiri (2) svilupparono anche l’economia, iniziando il commercio, per poi passare persino alla finanza e alle relative crisi.

Oltre a numerosi articoli di giornali e di riviste pseudoscientifiche, persino una voce di Wikipedia (Kultepe, 2018) contribuisce a divulgare l’importanza di questo sito archeologico dell’Anatolia Centrale, nel quale é stata ritrovata la città di Kanesh, che avrebbe conosciuto il suo periodo di maggiore splendore grazie alle attività commerciali ‘internazionali’, svolte tra il XX e il XVI secolo a.C.

Molti studiosi hanno convenuto che tanta attività economica, simile a quella moderna, sia stato il leitmotive dell’espansione degli Assiri in Mesopotamia. Circa 22.000 tavolette di argilla in lingua accadica risultano scritte a suo tempo dai mercanti provenienti dalla città di Assur, allora considerata colonia assira dipendente dalla città-stato di Kanesh. In esse sono riportate discussioni di affari, contratti e decisioni giudiziarie aventi per oggetto liti commerciali e questioni contabili.

Se volessimo capire di più circa i periodi temporali in cui si susseguirono in Mesopotamia i predomini delle civiltà più conosciute, possiamo ricorrere alla ‘carta del tempo’. Essa ci dice che quella dei Sumer inizia nel 4.000 a.C. Prosegue nel 3′ millennio e termina nel 2′ millennio, ad opera dei Babilonesi. Il predominio di quest’ultimi non supera detto millennio, poiché già nel XII secolo a.C. (1.200) gli Assiri invadono le pianure alluvionali tra il Tigri e l’Eufrate e ne diventano padroni, fondendosi con i Babilonesi (civiltà assiro-babilonese).

Il mito religioso sumero della dea Inanna in questo periodo assume non casualmente il volto della sorella Ereshkigal (3). Infatti, nei canti del “Ciclo di Inanna” si parla anche di Gilgamesh, tipico eroe babilonese, cui la civiltà assiro-babilonese dedicò un importante poema, che ci parla della cultura tipicamente indoeuropea, volta all’esaltazione del mito dell’eroe. Un altro aspetto molto importante che i canti lasciano trasparire é un’accusa precisa che qui riporto:

«La mente del dio della guerra sanguinosa,

la mente del dio dei malanni e della pestilenza,

la mente del dio dei turbini e delle tempeste,

concepì ben presto il piano

che placasse i suoi torbidi desideri»

Quest’accusa di una dea, che a giudizio di molti costituisce l’altra faccia di Inanna, é chiaramente rivolta contro un dio guerriero e sanguinoso, che nel 1′ canto del “Ciclo di Inanna” (4) non compare. Trattandosi di inno di osannazione di un mito, esso narra implicitamente le vicende del popolo che in esso si riconosceva e, quindi, si identificava. La circostanza che il canto dedicato alla vita di Inanna nel «mondo di mezzo» parla di un meraviglioso giardino, di un albero strappato alla forza del fiume e del rapporto d’amore con un semplice allevatore, scelto come suo Re (re sacro), fa capire che durante la prima parte della civiltà Sumer la cultura prevalente fosse quella della lotta per trasformare le aree di natura impervia in campi agricoli, fiorenti e lussureggianti, che rispecchiavano l’amore per la vita: assolutamente prevalente su quella del valore della morte in battaglia o per «gesti eroici» !

Quest’ultima sappiamo essere caratteristica degli invasori indoeuropei, che in Mesopotamia giunsero dall’Anatolia Centrale, fondando la città avamposto Assur, da cui Assira e Assiri. Come abbiamo visto sopra, questa città non fu altro che la Kanesh anatolica trasportata in Mesopotamia. Tutto ciò lascia pensare che i traffici mercantili degli Assiri finanziarono anche le guerre di conquista delle regioni più ricche, perché fertili e con tecnologie agricole già avanzate (il giardino di Inanna ha tutte le caratteristiche dell’Eden ebraico).

Infatti, B. Lafont in Mesopotamie (Belin, Parigi, 2017) scrive che i commercianti assiri in Anatolia vendevano lo stagno, materiale strategico per ottenere il bronzo dal rame e poter così foggiare anche materiale bellico: età del bronzo, che nell’antica Grecia corrispondeva al dominio degli Achei (guerra di Troia) e della cultura Micenea (capitale Micene).

Da questa età, passando per quella del ferro, si svilupparono in tutta la Luna Fertile ed il Mediterraneo le vicende che noi conosciamo con il nome di Storia.

Tuttavia, con epicentro l’Europa balcanica e la stessa Anatolia, passando per le isole dell’Egeo, prima di allora si sviluppò un altro tipo di economia, fondata su altri presupposti, che vide il suo massimo splendore nell’isola di Creta.

Di questo dirò nella parte II dell’articolo.

NOTE:

  1. – “A merchant colony in bronze age Anatolia”, New York, 2015
  2. – Popolo indoeuropeo proveniente dall’attuale Anatolia Centrale, che invase il ricco bacino della Mesopotamia, sottomettendo i popoli che già l’abitavano (Sumer compresi).
  3. – vedi: https://www.nuovatlantide.org/alcune-considerazioni-sul-ciclo-di- inanna/
  4. – vedi: https://www.nuovatlantide.org/i-canti-del-ciclo-di-inanna-i/ e https://www.nuovatlantide.org/gli-altri-canti-del-ciclo-di-inanna-ii/
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