AVERNO CONFINANTE CON I CAMPI ELISI

per Filoteo Nicolini

AVERNO CONFINANTE CON I CAMPI ELISI

Oggi il nesso tra mito, fiaba e mistero è da tempo smarrito, forse perduto. Così terminava la Visita all’Averno nei Campi Flegrei, che oggi offre al visitatore il suo aspetto prosaico, volgare, materialistico, perché si sa osservare solo il mondo fisico. Eppure, il Lago d’Averno e la Grotta della Sibilla a Cuma furono luoghi straordinari, così lo racconta Virgilio nel VI canto dell’Eneide: la visita di Enea alla veggente, l’oracolo che anticipò la fondazione futura di Roma; e poi la discesa agli Inferi, l’incontro con l’anima del padre Anchise, poi quella di Didone e di Palinuro. Il pensiero esoterico nella Magna Grecia è più visibile ma non meno segreto, più difficile di penetrare a causa dell’abbellimento poetico e quindi della forte seduzione esercitata su chi legge.

Siamo sempre tentati di immaginare il mondo spirituale simile al mondo fisico. Come era quell’entrata al Regno dei Morti di cui ci parla Virgilio? Un passaggio segreto, un antro oscuro che oggi non intravediamo più, perché la fisionomia dei luoghi appare profondamente mutata per le convulsioni del suolo e dalla mano dell’uomo? O dobbiamo immaginarlo como simbolo del segreto custodito gelosamente nella religione dei misteri? Nei misteri nell’Antichità, solo un numero ridotto di individui era ammesso nei luoghi di preparazione e di culto, un piccolo circolo che si isolava dalla vita comune per sperimentare la sua nuova nascita, l’iniziazione. Il discepolo dei misteri, una volta che fosse stato accettato, prima di essere introdotto nella nuova verità, passava per un processo nel quale la sua anima era trasformata nel sentimento e nella sensibilità. L’esoterismo infatti è lo spirituale che alla coscienza comune non è ancora accessibile. La preparazione non consisteva in un astratto insegnamento ma in una radicale trasformazione dell’anima. L’anelito di evoluzione dell’aspirante era noto allo Ierofante, e i metodi usati per condurlo nel mondo spirituale non erano divulgati. Quando lo Ierofante percepiva che il corpo emozionale del discepolo da iniziare era maturo dopo gli esercizi imposti, veniva indotto nel soggetto uno stato simile alla morte per un periodo di tre giorni e mezzo, Ma al corpo vitale non era permesso di allontanarsi troppo dal corpo fisico, perché allora poteva succedere che non potesse essere richiamato affatto. Lo Ierofante doveva vigilare su questo e richiamare il discepolo al momento giusto. Durante questi tre giorni e mezzo il neofita si muoveva realmente nei mondi spirituali in cui dimorano gli esseri superiori e le anime di chi lo aveva preceduto. Infine, lo Ierofante lo richiamava, il che significava che aveva il potere di risvegliarlo, e il candidato portava con sé una conoscenza del mondo spirituale e degli incontri avuti. Tornava alla coscienza del mondo fisico con il ricordo di tutto ciò che aveva sperimentato, ed era quindi in grado di mettere in parole ciò che aveva visto e sentito, e diventare un testimone del mondo spirituale. La saggezza era dottrina occulta ma portava il timbro permanente e personale dello Ierofante che l’aveva impartita. Un uomo che aveva superato questa Iniziazione era detto “nato due volte”.

Introdotto finalmente nei misteri, il neofito si sentiva legato ai fondamenti stessi del Cosmo, ai segreti della vita e della morte, prossimo a Dio e permeato dalla Divinità. Allora sapeva di aver varcato la soglia tra il mondo sensibile e il mondo spirituale. Tutti i Centri di misteri si proponevano di portare l’aspirante a una estensione delle sue forze dell’anima, sebbene ci sia stata una evoluzione nell’esoterismo. Dapprima fu magico, a cui giungevano solo pochi, educati attraverso prove severe, fin da bambini, per mezzo di disciplina che penetrava nelle forze dell’anima. Era necessaria la sottomissione dell’aspirante allo Ierofante, il quale liberava le parti costitutive superiori dal corpo fisico, e poi le riconduceva di nuovo al risveglio. I misteri stessi erano protetti magicamente, e anche nell’Antico Testamento si accenna alla protezione dei luoghi sacri. Nel periodo greco l’esoterismo poi divenne “occulto” perché si era perduta la forza di proteggere i misteri con la magia e venne allora imposto il vincolo ferreo del segreto, come per esempio nella comunità pitagorica. Erano coperte da un velo misterioso le aspirazioni spirituali di coloro che anelavano a una vita religiosa più intensa e a conoscenze più profonde di quelle offerte dalle religioni popolari. Ogni individuo che cercava la conoscenza superiore arrivava a un punto nel quale lo spirito gli rivelava che tutta la vita è morte, quando non sente più di appartenere al mondo. Ora il discepolo si trovava al di sotto, nel Regno delle tenebre. Realizzava la discesa all’Ade. O farà naufragio, o risorgerà trasfigurato. Questa nuova esistenza non è subordinata alle leggi della vita comune, né è soggetta alla nascita fisica e alla morte. E l’iniziato aveva quindi una nuova nozione di vita e morte. In un frammento di Sofocle si legge: Beati gli iniziati che raggiungono il Regno delle ombre, perché gli altri non conoscono che sofferenze e dissapori.

Virgilio allude nell’Eneide al destino celeste dell’eroe dicendo che “egli è dovuto al cielo” e che i fati lo innalzeranno alle stelle. Enea, maturo il momento, scende simbolicamente nel Regno dei morti insieme alla Sibilla cumana fino a raggiungere le pianure inondate dalla luce.

Le immagini che costituiscono i miti non sono invenzioni simboliche ma invece sono esperienze psichiche autentiche dell’iniziato, non è possibile una interpretazione intellettuale e razionale del mito. Si ricorre al mito per parlare della vita dell’anima, delle sue prove e delle difficoltà per poter raggiungere il divino e l’eterno. Ercole si inizia nei Misteri di Eleusi prima di affrontare la prova di cercare il cane Cerbero nel mondo inferiore, e per poter scendere all’Ade deve essere iniziato. I Misteri conducono l’aspirante Ercole fino al mondo inferiore; da iniziato, potrà superare la morte e vincere i pericoli del mondo delle tenebre. Anche le altre prove di Ercole si riferiscono alla sua evoluzione interiore. L’epopea di Ulisse narra della peregrinazione di chi anela per la propria anima e per il ritorno degli amici, e quello che meno importa è la sequenza dei fatti esterni. Invece, quello che conta è l’evoluzione spirituale costellata di prove, come quella di Circe, che una volta superata, gli permette di scendere all’Ade. Rimane esposto ai pericoli che minacciano l’iniziato, le Sirene che attraggono il navigatore, poi il passaggio tra Scilla e Cariddi e l’esitazione tra la sensualità e lo spirito. E così prosegue il suo cammino che lo porterà alla fine alla Patria avendo lasciato indietro tentazioni di natura inferiore, trasformato in mendicante perché privato di orpelli transitori. Il mito di Demeter e sua figlia Persefone rapita da Plutone e condotta nell’Ade è anch’esso illuminante, in quanto le immagini ci parlano dell’immortalità dell’anima e della sua continua trasmutazione per mezzo della nascita e della morte fisica. Plutone fa mangiare a Persefone il melograno per permetterle di tornare sulla Terra da sua Madre, ma così facendo dovrà scendere al Regno delle ombre periodicamente. E Demeter abbandona il suo progetto di rendere immortale la materia e istituisce in cambio il culto che permetta agli umani di partecipare al Divino.

La Sibilla cumana consiglia Enea di procurarsi un magico ramo d’oro nel bosco sacro, da offrire a Proserpina regina dell’Ade. Con questo mitico lasciapassare lei stessa gli farà da guida nel Regno dell’oltretomba fino al ritorno. Enea riesce a trovare il ramo d’oro con l’aiuto di Venere, che manda due colombe a indicarglielo. Questo in breve il racconto poetico che fa Virgilio di quei momenti cruciali. Credo che in questo ramoscello d’oro, cercato simbolicamente nel bosco sacro e trovato con l’approvazione divina, dobbiamo riconoscere il processo di preparazione dell’anima e l’attivazione della percezione spirituale di Enea, necessaria per varcare la soglia che separa il mondo dei sensi dal mondo spirituale. E il mondo spirituale ha le sue leggi e non si lascia avvicinare da chi non ha la preparazione adeguata. Ci appare dunque la Sibilla non solo in veste di veggente ma anche di Ierofante per l’eroe Enea.

Le Sibille furono donne invase dalla divinità cui si attribuivano varie capacità di predizione e che venivano consultate sulle incertezze dell’avvenire. Una antica leggenda connessa con il culto dei morti e con le porte dell’Averno conservò al lago il suo carattere di luogo consacrato al culto delle divinità dell’oltretomba. Colpisce ancora oggi il visitatore la plumbea pesantezza delle sue acque, scure a tal punto da essere considerate l’anticamera del Regno dei morti. Il carattere austero e tenebroso, le antiche esalazioni sgradevoli all’olfatto dovute all’attività vulcanica, tali da impedire il volo degli uccelli su quelle acque, da cui l’origine del nome Averno, avevano alimentato misteriose leggende; tale la suggestione di quei luoghi, che indusse tanti a voler trovare corrispondenza di grotte e antri bui e tenebrosi con i luoghi invisibili del viaggio ultra mondano di Enea. Resta il fatto che la Sibilla cumana agiva e vaticinava proprio sotto l’influsso delle poderose forze telluriche, ctonie, proprie del luogo. Chi si inoltra nella cripta misteriosa, ritagliata sul fianco della rupe di Cuma, è preda di una profonda commozione religiosa ancor oggi, quando immagina la scena del vaticinio in questo sotterraneo santuario. Si può solo ipotizzare se lo stesso antro servisse per la preparazione di Enea al viaggio al di là della soglia tra le anime dei defunti.

Sibille e Profeti si fronteggiano come i Poli Nord e Sud: i Profeti ispirati dallo spirito cosmico, le Sibille ispirate dallo spirito della Terra.

Averno, a-ornos ovvero senza uccelli. L’amore, la morte fisica, la solitudine, il desiderio, il viaggio.

FILOTEO NICOLINI

Immagine: Nancee Clark, Going-up

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