Candidature di bandiera

per Luigi Altea
Autore originale del testo: Luigi Altea

di Luigi Altea – 27 marzo 2018

Se anche nel calcio esistessero le “candidature di bandiera”, il Cagliari candiderebbe Gigi Riva, la Juventus Gigi Buffon, la Roma Francesco Totti, il Napoli Diego Armando Maradona…

La scelta cadrebbe, infatti, su quei calciatori che più e meglio di altri hanno saputo difendere e accrescere il prestigio della loro squadra, attirando su di essa anche il rispetto, l’ammirazione e la sana invidia dei campi avversi.

Nella politica è sempre successo.

Ferruccio Parri, Umberto Terracini, Pietro Nenni, Giovanni Malagodi, Giorgio Amendola, Nilde Jotti sono stati dei candidati di bandiera.

Ognuno fa quel che può, e anche i partiti fanno quel che possono, puntando sempre al meglio.

Ed infatti il Partito Democratico, per la presidenza delle Camere, ha candidato “la più migliore” Valeria Fedeli, e il più fico Roberto Giacchetti.

Nessuno ha criticato questa scelta, anche perché nessuno era in grado di proporre alternative più autorevoli e più convincenti.

Bene ha fatto Liberi e Uguali a non presentare candidati di bandiera.

Segno evidente che la sconfitta non ha fatto venir meno la lucidità, che ha permesso di evitare il ridicolo.

A Sinistra le residue “bandiere” sono consunte, scolorite e stanche.

Neppure un improbabile vento favorevole riuscirebbe a farle sventolare.

Nessuna bandiera amaranto, dunque, ma fortunatamente nessuna bandiera bianca…

Il tempo della resa non arriverà mai!

E’ già tempo, invece, di cominciare ad immaginare e a costruire nuove bandiere, possibilmente di stoffa “resistente” e di colore antico.

Non per nostalgia, ma per chiarezza.

Perché la confusione è tanta.

Pensate!

Aveva vinto la sinistra, e la sinistra ha votato la legge Fornero e il “jobs act”.

Ora ha vinto la destra e le due leggi vergogna forse saranno cancellate…

Ecco, bisognerà ricominciare dai fondamentali…

Senza vergognarci della nostra Storia, delle nostre idee, e dei nostri colori.

Senza paura delle parole, delle nostre parole…

Col coraggio di dire che i “pochi” sono gli sfruttatori, e che i “molti” sono gli sfruttati.

Bisognerà ridisegnare i nostri confini.

Non per un altezzoso gesto di chiusura, ma perché sia chiaro a tutti chi sta di qua, e chi sta di là.

 

 

 

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