Caro Matteo, di Walter Tocci

per Gabriella
da waltertocci.blogspot.it  14 giugno 2014
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intervento all’Assemblea Nazionale del PD del 14 Giugno 2014 di Walter Tocci, uno dei 14 senatori “autosospesi” per protesta contro la rimozione di Mineo e Chiti dalla Commissione affari costituzionali del senato.
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È merito di Matteo Renzi aver riacceso la speranza degli italiani verso il cambiamento possibile.

È merito di Matteo Renzi aver restituito all’Italia l’autorevolezza di paese fondatore in Europa dopo le umiliazioni dei compiti a casa e soprattutto di aver trasformato il Pd nella più grande forza della sinistra europea. 
 
Per un militante di partito come me è un piacere poter fare i complimenti al Segretario. Abbiamo aperto un appassionate campo riformatore: per l’eguaglianza, restituendo i soldi ai lavoratori; per creare nuovi posti di lavoro; per ammodernare la Pubblica Amministrazione; per stroncare la mala pianta della corruzione.
Sentiamo tutti insieme la responsabilità di non deludere le attese del 41% e di altri elettori disposti a votarci in futuro. Le attese riguardano anche la legge elettorale e la riforma del bicameralismo. Ci sono due strade possibili per portarle in approvazione. La prima è indicata dalla proposta Chiti che oggi raccoglie ampi consensi nella maggioranza di governo e in tutti i gruppi di opposizione, da Cinque Stelle, a Sel, Lega e Forza Italia.
La proposta riduce di oltre la metà il numero dei deputati e dei senatori; affida alla sola Camera il voto di fiducia al governo; assegna al Senato funzioni di garanzia costituzionale. Chi vince il premio di maggioranza deve poter governare agevolmente, ma non può impadronirsi delle massime cariche dello Stato, dal Quirinale, al Csm, alla Corte. Soprattutto non può stravolgere a suo piacimento l’autonomia della Magistratura, la libertà dell’informazione e i diritti fondamentali della persona.
Inoltre, con l’Italicum gli elettori non possono scegliere i deputati, come era già prima col Porcellum. Se non possono scegliere neppure i senatori si accentua la Casta invece di rimuoverla. Bisogna invece restituire ai cittadini la scelta dei parlamentari per ricostruire la fiducia nelle istituzioni. Tutto ciò si può fare presto, c’è anche a disposizione una buona mediazione del senatore Quagliariello sul sistema di votazione. Basta togliere il veto del Pd – per me incomprensibile – al Senato dei cittadini e a fine giugno la riforma del bicameralismo è approvata.
Caro Matteo, nel tuo intervento hai alzato la voce contro chi vuole conservare il bicameralismo perfetto. Con chi ce l’avevi? In questa sala non vedo nessuno che voglia conservarlo. Forse hai dato una sberla alle mosche.
La verità è che siamo impantanati solo perché insistete sulla proposta del governo che così com’è non passerà mai in Parlamento, come sapete bene senza volerlo ammettere. Né potete immaginare di votarla a colpi di maggioranza. Non si può ripetere l’errore del centrosinistra sul Titolo V nel 2001 – ha detto Renzi – e io sono d’accordo con lui. Dovete quindi modificare la proposta Boschi – ecco la seconda strada – per trovare accordi anche con le opposizioni e raccogliere almeno il 60% dei voti. Quindi il voto di Chiti e Mineo non è determinante e in ogni caso non impedirebbe l’accordo con gli altri. Ciò significa che non c’era alcuna esigenza di sostituirli in commissione. Matteo, forse ti hanno informato male. Siamo andati sotto nella votazione dell’odg Calderoli per due voti di scarto, e la presenza di Mineo non avrebbe cambiato il risultato.
Per un falso problema siete arrivati a sostituire – ma sarebbe più preciso il verbo destituire – due senatori dalla commissione Affari costituzionali, non per ragioni organizzative, ma per le idee politiche espresse in materia costituzionale. Non era mai accaduto nella storia della Repubblica, in nessun partito di destra, di sinistra o di centro.
Quanta energia sprecata per un atto di imperio a utilità zero, che però ha causato tanto sconquasso. Sono volate parole grosse, mettiamole da parte con impegno di tutti. Credo che Mineo sia il primo a soffrire per le frasi sbagliate di ieri sera e già si è scusato. Tu ci hai detto che usiamo il Pd come un taxi. Poco male, chi ci conosce sa che è falso. Meglio scherzarci sopra. Ti ricorderai che da assessore a Roma fui il primo in Italia a contrastare i tassisti, i quali organizzarono una grande manifestazione di protesta a piazza Venezia.
Al leader tocca essere il primo anche nella saggezza. Ti chiedo perciò una cosa semplice, poi il resto si vedrà. Invita Chiti e Mineo a prendere un caffè. Sono certo che troverai le parole giuste per farli sentire a casa e non fuori la porta. Per come li conosco e li stimo sono anche certo che otterrai da loro un impegno costruttivo per la riforma. Magari saranno un po’ critici, ma anche più leali di alcuni che ti acclamano per convenienza.
Infine, consentimi un consiglio. Segui la riforma come segretario del Pd e non come capo del governo. Il potere esecutivo tace quando il potere legislativo scrive la Carta fondamentale. Così suggerisce la civiltà giuridica e conferma la nostra storia repubblicana.
Nell’Assemblea costituente quando si passò agli articoli il grande Piero Calamandrei chiese ai ministri di uscire dall’aula. E le tensioni della guerra fredda appena iniziate non impedirono il confronto tra i padri costituenti. Noi non siamo Calamandrei e tu non sei ancora De Gasperi, anche se ti auguro di diventarlo. Siamo tutti nani in confronto di quei giganti che portarono a compimento la più grande opera dello spirito italiano nel Novecento, con lo stesso splendore della Cappella Sistina nel Rinascimento e della Divina Commedia nella civiltà medioevale.
Certo che possiamo riscrivere la Carta in alcune parti, ma occorre solennità, rigore, sobrietà, responsabilità per creare uno spirito costituente adeguato al compito eccezionale. Non è come approvare uno dei tanti decreti omnibus che viaggiano in Parlamento. Bisogna metterci un’anima repubblicana.
Si, lo so, è un po’ demodè questo ideale costituzionale, ma almeno non fa male alla salute. Non hanno mai danneggiato il Pd quelli che amano sinceramente la Costituzione. Arrecano danno al Pd quelli che hanno dimenticato la Costituzione, quelli che mettono i propri interessi al posto del bene comune. Bisogna rottamare il malaffare anche in casa nostra, da Venezia a Messina, e saremo più forti per sradicarlo in casa altrui.
L’ideale costituzionale è il riferimento morale del Paese, è la forza creativa da alimentare nelle nuove generazioni. Dovremmo fare come i preti che leggono sempre un passo del Vangelo durante la messa. Così in ogni assemblea del Pd dovremmo fare una pausa per leggere un articolo della Costituzione. Propongo di cominciare in questo mese di giugno a leggere in tutti i gli incontri pubblici l’articolo 54: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”.
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