Fonte: L’ANTIDIPLOMATICO
di Cesare Sacchetti
Nella nuova edizione del programma Ballarò, Roberto Benigni ha auspicato una “cessione di sovranità per fare spazio ai sogni”. Si fa ancora una volta riferimento al cosiddetto “sogno europeo” che assomiglia sempre di più ad una nemesi senza uscita con dati economici disastrosi e una conflittualità tra gli stati europei che cresce sempre di più.
La retorica del sogno europeo è ancora una volta sbandierata, e si è deciso di farne portavoce un artista che una volta spiccava per il suo senso dissacratorio e critico nei confronti del sistema, ma che ormai da tempo appare prono alla logica dell’europeismo quale panacea di ogni male e tristemente asservito ai poteri forti. Non poco tempo fa lo stesso Benigni tenne una lezione sugli articoli della Costituzione, di cui evidentemente non ha colto il senso profondo perché la Carta Costituzionale descrive il popolo come sovrano e non sono contemplate cessioni di sovranità ad enti sovranazionali non eletti, con un’agenda fondata sulla disoccupazione di massa e sull’abbattimento della spesa pubblica.
Il grande balzo in avanti che era stato promesso ai cittadini europei si è rivelato un salto nel baratro, ma la cappa propagandistica dei media e della carta stampata continua a raccontarci un mondo che non è reale, blaterando di un treno della ripresa su cui bisogna salire come se la ripresa fosse un qualcosa di increato che nasce da sé, e non un processo che si costruisce con gli strumenti economici che lo Stato ha a disposizione previsti in Costituzione, soppressi dai Trattati europei incostituzionali.
Non si chiede certo ad un artista di conoscere l’economia e il diritto e comprendere i meccanismi tecnici che sottendono la creazione della moneta e come lo Stato può creare sviluppo, ma basterebbe quantomeno fare un giro nell’Italia reale, non quella del TGUNO, ma l’Italia degli imprenditori che si sono tolti la vita per le cartelle esattoriali di Equitalia, l’Italia dei cassaintegrati della Merloni, l’Italia della disoccupazione giovanile al 44% , l’Italia depredata delle sua aziende di Stato dagli speculatori finanziari e l’Italia dei pensionati da 700 Euro al mese che riescono a mettere insieme il pranzo e la cena per miracolo. La forbice tra il mondo reale e quello mediatico continua ad allargarsi sempre più, e il blocco unico dei media continuerà a parlarci del sogno europeo che è prossimo alla realizzazione, dobbiamo solo avere un po’ di pazienza e poi finalmente diventeremo un Paese senza più sovranità, e quel poco che ci è rimasta va ceduta al più presto.
Dov’è finito lo spirito dell’artista che attaccava la classe politica e aveva una parola sempre per gli ultimi, per quelle situazioni economiche e sociali che stanno devastando il Paese? Nel conto corrente molto probabilmente, gli artisti sono diventati dei paggetti che non fanno altro che ripetere vuote formule a memoria, per poi passare all’incasso. In questo caso bisogna cedere ancora più sovranità, e probabilmente Benigni si riferisce ad un arrivo della Troika. E’ questo il sogno di cui parla Benigni? Forse dovrebbe dare uno sguardo a cosa è successo ai greci dopo la calata della Troika, mostro a tre teste che ha letteralmente fatto strame del popolo greco espropriandone i porti, gli aeroporti, le isole e lasciando dietro di sé un deserto sociale fino ad arrivare a colpire l’identità di una nazione millenaria che è la culla della civiltà occidentale. Quale sogno ha in mente Benigni? Forse il sogno dei banchieri e dei finanzieri che si sono impossessati delle vite e dei destini di milioni di persone costringendole a stenti e rinunce inimmaginabili.
Come tutti i processi storici ogni evento, fatto o accadimento segue un ciclo, ha un inizio e un termine e così sarà anche per questo processo storico dell’unione monetaria che continua ad accumulare tensioni insopportabili che non potranno non condurlo che all’implosione, nonostante il terrorismo ridondante e persino grottesco che i media e gli economisti di regime continuano a disseminare, a cui si è aggiunto anche Prodi, uno degli artefici della moneta unica per la quale impose anche una tassa, che parla di uscita dall’Euro come di suicidio. Il suicidio, caro professore, lo stiamo portando a compimento adesso con la nostra economia che farà registrare per l’ennesima volta segno negativo e le nostre imprese che continuano a fallire ogni giorno. Una cosa è certa, non usciremo dall’Euro per nostra volontà ma quando coloro che si stanno impossessando del nostro patrimonio e delle aziende pubbliche avranno finito di cannibalizzarci. Quindi la domanda va rivolta a loro prendendo in prestito una citazione di un famoso film: quand’è che basta Gordon?
DA L’ANTIDIPLOMATICO