Europa, Europa….

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Giuseppe Condello
Fonte: Minima Cardiniana

Cari Amici e stimati (o disistimati) Avversari, talora vi capita di sopravvalutarmi. I miei quattro appunti del Minimum Cardinianum scorso non erano affatto un Manifesto per l’Europa: troppa grazia chi l’ha letto come tale e ha anche risposto. I “Manifesti” li lascio scrivere a chi li sa o li sapeva fare, come Marx ed Engels, o a chi li vuol fare, come Calenda. Sono, comunque, onorato per il fatto che mi sono giunte molte risposte: tra le più articolate, per esempio, scelgo quella di Giuseppe Condello, Dottore in Scienze dell’Amministrazione, scrittore e studioso di storia contemporanea rintracciabile per email all’indirizzo renoir72@live.ite sulla pagina facebook Ideas. La pubblico integralmente, eliminando i convenevoli. (Franco Cardini)

di Giuseppe Condello – 24 febbraio 2019

Condivido la sua ricostruzione storica che ci fa intendere come le categorie socioculturali e sociopolitiche siano state da sempre funzionali a ragioni di potere, e se le ragioni culturali ed etiche hanno avuto la loro importanza – oltre che pregnanza identitaria – ciò non ci deve far perdere il senso d’una frontiera storica. Questa frontiera storica oggi è la costruzione europea; anche se più che frontiera storica è più corretto parlare di realizzazione che permette di superare certi confini che appartengono a modi di pensare-per come da lei argomentato-che risentono di stratificazioni temporali, in molti casi remote rispetto al nostro dato temporale di oggi.

Questa costruzione però risente di tre problematiche serie: 1) v’è una problematica che non è semplicemente mercantilistica, economicistica, finanziaria, ma è una problematica sul ruolo politico e l’identità sociopolitica e socioculturale degli Stati Nazione; 2) v’è stato, secondo me, agli inizi degli anni duemila un’apertura ai Paesi dell’Europa dell’Est non del tutto razionale e ragionevole coi tempi di costruzione d’una Unione politica; 3) v’è oggi, come ieri, ma più oggi che ieri, una problematica sugli squilibri interni all’Europa, e sono squilibri che pongono l’Italia Meridionale in una posizione fortemente critica. I differenti livelli di sviluppo socioeconomico sono da considerarsi forieri di ulteriori sentimenti anti-europeisti.

Venendo al primo punto Le faccio osservare che qualsiasi forza politica di qualunque colore nel momento in cui si pone alla guida di ciascuno degli Stati Nazione dell’UE tende a fare gli interessi esclusivi dello Stato-Nazione in contrapposizione con la necessità storica e il sentimento ideale di costruzione dell’Europa Unita Politicamente. Se le cessioni di sovranità dei singoli Stati hanno funzionato con riguardo a questo tipo di Europa è perché non è un’Europa che compromette la capacità degli stessi di poter avere spazi di autonomia notevole nel determinare, decidere o paralizzare le decisioni di un consesso europeo unificato. Con ciò non voglio togliere legittimità alla categoria dell’“interesse nazionale”, ma voglio dire che il sovranismo, versione – diciamocelo – anche rozza e per certi aspetti ancora tenue del nazionalismo (poi bisognerebbe parlare dei vari tipi di nazionalismo, ma è meglio restare sul generale) ha due pecche: a) o pensa l’interesse nazionale in termini di vantaggio assoluto nelle relazioni internazionali, con una logica unilateralista che in casi peggiori e imprevedibili porta alla sconfitta delle stesse nazioni sul versante del medio-lungo periodo;  b) oppure pensa in termini di accordi bilaterali, secondo un concetto di tipo negoziale  ormai di vecchio stampo. E parlo di sovranismo per dire i sovranisti; ma la stessa idea di sovranità populistica è di per sé anticostituzionale: una sovranità assoluta del popolo senza lo strumento etico-politico e organizzativo della Costituzione sarebbe letale per i diritti delle minoranze, ossia in chiave politica ucciderebbe il sostrato dello Stato di Diritto Democratico, che si sostanzia nella difesa delle minoranze e dei più deboli. Per cui oggi in Europa si assiste, ahinoi, a fermenti sovranisti nazionalistici che offrono chiavi di lettura antiquate e soluzioni pericolosissime di fronte a problemi che sono globali; ma allo stesso tempo non sembrano ricomporsi gli interessi nazionali, pur rappresentati da forze democratiche non sovraniste, in un quadro di cooperazione che dia sostanza all’unificazione politica dell’Europa. Il vero punto è che ci troviamo di fronte ad un periodo epocale di transizione. Avere deciso che l’Unione Europea fosse una unità di funzioni semplicemente amministrative, di governo gestionale e di moneta e non una Federazione o Confederazione ha permesso agli Stati Nazione – e tuttora ad essi permette – di potere rallentarne il processo, però è negli stessi Stati che si alligna a livello di opinioni pubbliche il dissenso su una Europa Unita Politicamente. E ciò perché? Domanda da cento milioni di dollari! C’entra la identificazione dell’UE con una dimensione burocratica e senza anima, con il persistere dell’indicazione dei valori del libero mercato senza ancoraggio al principio, anzi valore, della socialità. Certo è che avere costruito una Europa delle banche e di Trattati non leggibili, che risentono di tecnicismo e non di visione politica si è rivelato un danno di incalcolabili proporzioni per il nostro avvenire. La politica è visione! Quindi sarebbe opportuno capire, sulla base di un nuovo Trattato Fondativo, quali forze politiche, sociali, culturali ed etiche lo devono portare avanti. Perché è dall’interno degli Stati-Nazione che deve avvenire il cambiamento. E se ci sarà alle prossime elezioni europee uno spostamento di consensi verso le forze sovraniste, ahinoi, un sovranismo europeo sarà impensabile. E pure apparteniamo a una patria europea, più di quanto non si osi pensarlo. E come verrebbero poi ricomposti i dissidi tra gli Stati Nazione? Un nuovo Trattato Fondativo per fondare, istituire, erigere un sovranismo europeo dovrebbe essere basato, prima di essere originato e discusso, su un presupposto: come fare sì che la categoria dell’interesse nazionale sia coniugata con le esigenze di un interesse all’Unità Politica Europea, ossia, come è possibile fare sì che gli Stati Nazione e i loro cittadini abbiano vantaggio alla cessione di sovranità per avere una maggiore sovranità Europea? Domande che certamente richiedono una elaborazione notevole, e secondo me, una elaborazione che tenga conto-come Lei ha fatto-della globalizzazione; e, anzi, affermo che la portata non solo geopolitica per l’Europa, ma pure la portata dei diritti dei singoli individui alla luce dei cambiamenti climatici richiede che vi sia una elaborazione della nozione tematica della complessità. Per cui in una situazione storica in cui predomina la complessità che non può essere semplificata il principio di sovranità nazionale non è più esclusivo e preclusivo, ma va mediato e ceduto con il principio di una sovranità solidale, che deve trovarci quindi inclusi nella identità di un’Europa Sovrana e Unita.

In riferimento al secondo aspetto rilevo quanto sarebbe stato più utile affermare prima una Unità Politica Europea e poi aprire in modo pilotato ai Paesi dell’Europa dell’Est. Una simile decisione avrebbe reso il processo di integrazione europea più sostenibile, e mi chiedo come è possibile pensare ad un nuovo Trattato Fondativo di una Sovranità Europea e includere i Paesi di Visegrad. Naturalmente rimane un interrogativo pressante. Lei sa che è difficile procedere a processi di integrazione e unificazione politica quando si tratta di centinaia di milioni di persone con valori e identità diversissime, e che è difficile includere quando ancora non s’è costruita una base strutturale dell’Unità Politica.

In terzo luogo a proposito degli squilibri interni all’Europa sarebbe opportuno tenere conto di quelli di matrice fiscale, e ancor di più di quelli relativi al mercato del lavoro e della giustizia sociale. Il principio di armonia nelle politiche di crescita e di sviluppo territoriale dovrebbe essere una delle basi del futuro assetto di un’Europa Politica e Unita.

Di sovranismo Lei ha parlato, ma di “Sovranismo Europeo”, E me ne compiaccio, perché Lei non allude ad un sovranismo assoluto ed egoistico, ma alla sovranità politica, non ad un sovranismo da orda culturale esclusiva, ma di un principio di sovranità aperto alle altre culture, in cui elemento basilare di esso è il pluralismo, vero etico-fondamentale, come dico io, della democrazia e dello Stato di Diritto Liberal-Democratico. Sovranismo, Lei lo avrà capito, non mi piace molto, ma come l’ha posto Lei in maniera provocatoria, ma con un forte anelito giovanile e saggiamente messianico, mi piace, ma perché l’ha posto, glielo ripeto, in termini correttamente politici e culturali. Ma avrà capito pure alcune mie perplessità sul nuovo Trattato Fondativo, semplicemente per la complicazione che hanno compiuto i tecnocrati con lo stilare i vecchi Trattati, che sono stratificazioni terribilmente pseudo-minerarie. Non sarebbe opportuno migliorare quello che già c’è, inserendo tra i princìpi fondatori dell’Unione Europea: 1) il principio della socialità che permette di appaiarsi e integrarsi politicamente, economicamente ed eticamente con la libertà; 2) il principio dell’armonia dello sviluppo territoriale e delle politiche ad esso destinate nella UE; 3) il principio che le Nazioni sono i popoli, prima ancora che gli apparati statuali, e che l’UE nelle sue istituzioni è basata sul principio di rappresentanza popolare di federazione, per voler essere realisti, di confederazione continentale. Così si possono stabilire dei gradi della sovranità, in quanto la sovranità statuale politicamente sia una sovranità inglobata nello spazio della Sovranità Unica Europea a cui deve sottostare mediante un processo di integrazione verticale e orizzontale. Così ad esempio si sancirebbe la sovranità democratica del Parlamento Europeo e non si disperderebbe il patrimonio di sovranità politica e di identità culturale delle Nazioni.

Giuseppe Condello

Fin qui, il contenuto delle osservazioni di Condello. Ve ne comunicherò altre, sempre con il previo consenso degli interessati. Chi volesse fornire ulteriori contenuti al dibattito, mi scriva (meglio se in allegato word).

 
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