FUORI L’UE DALLA NATO

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Bruno Bosi

FACCIAMO QUELLO CH’È NECESSARIO
FUORI L’UE DALLA NATO

Le istituzioni delle società occidentali a “democrazia avanzata” hanno delegato, senza consultare gli elettori, la gestione dei grandi flussi di denaro a un’entità virtuale non prevista dalle istituzioni nazionali e internazionali del dopoguerra. Ne è uscita una nuova forma di potere politico-finanziario che persegue la libera circolazione dei capitali affinché possano affluire ad un unico vertice che presuppone, anche se non sta scritto da nessuna parte, una forma di potere politico unipolare esercitato da chi controlla i capitali. Un vertice che non ha istituzioni e neanche un indirizzo dove recapitare eventuali lagnanze, che si limita a pretendere un’assoluta e indiscussa soggezione di tutte le istituzioni politiche, nazionali ed internazionali, ad avallare le sue pretese che seguono la logica del pesce grosso che mangia il pesce piccolo. Una volontà imperiale che, per essere percepita, deve essere attribuita a un’entità reale: gli USA, che a fronte del privilegio di imporre la loro moneta per gli scambi internazionali si sono assunti l’onere di svolgere i lavori sporchi.
Si parte dal presupposto che il mercato globale è pace e prosperità, quindi chiunque non voglia aderirvi, senza riserve, o è un pazzo o un potenziale pericolo per l’umanità, e pertanto deve essere isolato e ricondotto alla ragione. Con qualsiasi mezzo, disinformazione, propaganda, sanzioni, guerra, denaro, sostanze stupefacenti, procedure giudiziarie manipolate. Per perpetuare, ottimizzare e espandere questa relazione di dominio, devono arrabattarsi nella gestione di relazioni internazionali che si basano in ultima istanza sull’uso della forza e, abbinate alla logica di sopraffazione della finanza, innalzano il pericolo di guerra. Aggressioni contro paesi scelti tra i più piccoli o più poveri che denotano una tale sproporzione di mezzi che non possono nemmeno essere qualificate come guerre. È il terrorismo di chi dispone di risorse illimitate che suscita una risposta, pure di terrorismo, di chi dispone di risorse infinitamente limitate, dando vita a una spirale di odio che è proprio ciò che vogliono i dominatori: “divide et impera”. Questo è il realismo dei pretendenti dominatori, ma è solo la prima parte della teoria realista delle relazioni internazionali che sostiene l’inevitabilità della guerra. La seconda parte dice che quando esiste qualcuno che vuole dominare tutti gli altri, inevitabilmente suscita la nascita di una coalizione opposta che continuerà a crescere fino a travolgere l’aspirante dominatore di turno. Questa coalizione sono i BRICS, coloro che hanno le capacità e le risorse per aspirare ad essere un polo indipendente in una società globale multipolare. L’anomalia attuale sta tutta nel ruolo dell’UE che, anziché svolgere il suo naturale ruolo di polo indipendente, è portata, grazie al tradimento dei suoi dirigenti, a voler sorreggere l’unipolarismo, dando prova di saper imporre ai cittadini europei il ruolo di dominati rassegnati a essere depredati del benessere materiale, della sicurezza e della libertà.
La scelta UE era dettata dalla realistica consapevolezza della necessità di acquisire una dimensione indispensabile per aspirare ad essere un polo indipendente nella società globale. L’UE aveva intrapreso un percorso per divenire un’area di pace e di benessere che doveva basare le sue relazioni internazionali sulla forza di attrazione in linea con la DUDU, le costituzioni democratiche e i trattati fondativi. Invece ci ritroviamo coinvolti in una guerra con una potenza nucleare, con la quale avevamo solo relazioni di complementarità, per compiacere alle esigenze della finanza. La responsabilità è della classe politica vergognosamente e spudoratamente venduta agli interessi finanziari. La presidente della Commissione europea ha ricevuto gli elogi dal presidente americano, una squallida pedina dello strapotere della finanza, per aver portato l’UE a coincidere con la NATO. La strategia della NATO, fin dai tempi della guerra fredda, consiste nel destinare i paesi europei a campo di battaglia in un eventuale scontro tra super potenze, compreso l’uso tattico di armi nucleari. A questo punto i cittadini europei hanno il dovere e la responsabilità nei confronti delle generazioni future di pretendere l’uscita dell’UE dalla NATO. Un sentimento che è già maggioritario, dobbiamo trovare il coraggio di esprimerlo, non possiamo ancora una volta lasciare l’iniziativa al futuro presidente americano. Dovranno essere gli elettori americani a tenere realisticamente conto dell’umore dei cittadini europei, che non sono disposti a ulteriori rinunce sia per la libertà, sia per la sicurezza e per la felicità o benessere materiale. Abbiamo il dovere di avvertirli, un gesto di lealtà, da contrapporre all’inganno perpetrato dai nostri politicanti privi di lungimiranza, con l’omaggio di un’unanimità che non esiste, anzi, non è neppure una risicata maggioranza, ma un’inconsistente minoranza nonostante l’imponente opera di disinformazione volta a una rappresentazione falsa della realtà.
L’Europa dei regnanti, dei dittatori, dei dominatori aveva accumulato la responsabilità del colonialismo e delle guerre mondiali, ma una volta toccato il fondo si erano gettate le basi per un nuovo tipo di società in grado di gestire le relazioni con gli altri popoli da una posizione di parità. L’UE, fino a venti anni fa, era il più avanzato laboratorio e modello di strutturazione di una nuova società che è portata dal progresso tecnologico ad andare oltre la rigidità dei confini statali. Tutto questo è stato sacrificato per sostenere la pretesa di chi ha la volontà di imporre un dominio unipolare, volontà attribuita, per incutere paura, all’enorme potere di distruzione detenuto dagli USA: ma è contro l’umanità, compreso il popolo americano. L’UE ha, nel DNA dei suoi popoli, la tradizione di sapersi ribellare contro livelli di ingiustizia insostenibili: in questo senso, può ancora rappresentare un faro di civiltà, dimostrare che è possibile un cambiamento di portata rivoluzionaria senza ricorso alla violenza.
Alle prossime elezioni per il parlamento europeo dobbiamo azzerare l’attuale élite di politicanti venduta alla finanza. Dobbiamo dare vita a un movimento che persegua l’autonomia economica, finanziaria, culturale, politica e militare dell’UE. Un movimento esteso a tutti i paesi europei che, a fronte dell’emergenza, metta da parte le divisioni e la conflittualità paralizzante tra destra e sinistra, per uscire da una situazione umiliante che ci relega allo status di gregari in un progetto fallimentare. I popoli europei hanno le risorse e le capacità per evitare di essere marginalizzati nel ruolo di sconfitti, mentre possono svolgere un ruolo importante in condizioni di parità con chi vuole una struttura multipolare per la gestione della globalizzazione. Il nostro contributo deve orientarsi verso una società globale che rispetti, tuteli e valorizzi le diversità locali. Per risolvere l’emergenza che stiamo vivendo è necessario un programma semplice, chiaro, che consenta di concretizzare la volontà dei cittadini europei di rifiutare il ruolo di carne da cannone che esplicitamente, spudoratamente e incredibilmente ci viene riproposto dai nostri governanti in questo inizio del nuovo millennio. Il messaggio deve essere inequivocabile: “FUORI L’UE DALLA NATO”.

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