MEDIO ORIENTE E DIRITTO INTERNAZIONALE UN’ANALISI DI ALESSANDRO ORSINI

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Franco Cardini/Alessandro Orsini

MEDIO ORIENTE E DIRITTO INTERNAZIONALE
UN’ANALISI DI ALESSANDRO ORSINI
Raccomando caldamente a tutti di procurarsi “il Fatto quotidiano” di venerdì 9 febbraio u.s., p. 11, (riportata in calce)dove il professor Alessandro Orsini, in un articolo dal titolo Medio Oriente: chi viola il diritto internazionale, denunzia con pacata, implacabile lucidità la vergogna che si sta squadernando sotto i nostri occhi.
Da molti mesi ormai Alessandro Orsini è in prima linea nella difesa scomoda di una verità che la politica ufficiale del “nostro Occidente” sistematicamente nega e nella denunzia delle continue menzogne che quotidianamente ci vengono propinate a proposito della guerra scatenata ormai da dieci anni (dal 2014) dall’Occidente, dalla sua leadership statunitense e dalla sua longa manus, la NATO, contro la Russia. Una guerra che aveva avuto i suoi prodromi addirittura da prima, dal 2008, con il colpo di stato travestito da “rivoluzione democratica” in Georgia.
Alessandro Orsini, docente e ricercatore, ha sempre fatto solo il suo lavoro. Per tale motivo è stato fatto oggetto di ogni sorta di attacchi, di ricatti, di intimidazioni. Ha continuato a fare il proprio dovere a spese sue e dei suoi, pagate “di tasca sua” in tutti i possibili sensi di questa espressione.
In questo articolo, Orsini parte da uno slogan infame, ripetuto millanta volte da politici, da giornalisti, da blogger di ogni genere: “L’Occidente rispetta il diritto internazionale: la Russia no” (e magari, ovviamente, neppure la Cina, l’Iran ecc.).
È vero il contrario. E Orsini ne fornisce le prove. Ecco qua, in sintesi:
1. Cominciamo da una notizia di cronaca. Qualche giorno fa sono stati uccisi in Siria tre soldati statunitensi. Una notizia dolorosa, certo: poveri ragazzi. In ritorsione, il presidente statunitense Biden ha scatenato una serie di bombardamenti su obiettivi di vari paesi mediorientali. Evidentemente una rappresaglia illegale e impunita. Ma il problema è più grave. Che cosa ci facevano quei tre soldati americani in Siria? Erano in forza nella base di al-Tanf, governatorato di Homs, sull’autostrada strategica Damasco-Baghdad. Una base illegale e illegittima, che da tempo il governo siriano ha chiesto sia smantellata; anche Russia, Cina e Iran hanno denunziato che la presenza di quella base viola il diritto internazionale. L’alibi governativo della Casa Bianca è stato che essa serve a combattere contro l’ISIS, che fu in realtà sgominata dopo il 2015 grazie alle forze congiunte siriane, russe e iraniane mentre gli USA (che si sono annessi il merito della cosa) in realtà erano stati a guardare (si è poi saputo che l’ISIS/DAESH era in realtà sostenuta dall’Arabia Saudita, dagli emirati e dagli stessi USA in funzione antisiriana, antirakena e antiraniana.
2. Il vero compito di al-Tanf consiste nel sostenere i ribelli siriani contro il governo di Assad per sostituirlo con un nuovo preisdente filoamericano: operazione illegale nota con il nome di regime change e conosciuta con l’epiteto di Timber Sycamore.
3. L’azione Timber Sycamore fu lanciata nel 2012, prima della nascita dell’ISIS, e nel 2016 ne parlò la stessa stampa americana; il suo metodo consiste in una serie di atti illegali di tipo terroristico appoggiati addirittura a bombardamenti.
4. Nel 2019 John Bolton, a quel tempo National Security Advisor del presidente Trump, sostenne che al-Tanf serviva a contrastare l’Iran; poi si comunicò che suo scopo era recuperare petrolio (tale notizia fu riferita dal Guardian del 13 novembre 2019, mentre pochi giorni prima lo stesso Washington Post aveva dichiarato che uno scopo del genere sarebbe equivalso a un furto). Ciascuna delle tre dichiarazioni contrastanti corrisponde a un atto illegale secondo sia l’articolo 33 della Quarta Convenzione di Ginevra, sia le norme sulla guerra terrestre secondo quella dell’Aja del 1907, ribadite il 5 novembre 2019.
In tanto tragico contesto, una nota di ridicolo: le operazioni di peacekeeping condotte dagli italiani. Interverremo nel Mar Rosso “per ristabilire il diritto internazionale”: quindi contro i “ribelli” yemeniti, sciiti, a proposito dei quali non si dice che da anni essi sono bombardati quotidianamente dai governi sunniti d’Egitto e dell’Arabia Saudita. Invece ora sono aggressori contro i quali s’invoca la crociata internazionale. Ma pare – lo ha rivelato anche Crosetto, che di missili se ne intende: li vende – che tutta la nostra Marina possiede solo 63 missili: non sarebbe in grado di affrontare nemmeno una battaglia in mare aperto. E allora, armiamoci. Come membri della NATO, nei prossimi anni dovremo a impegnare il 2% lordo del nostro PIL solo per adeguare il nostro armamento alle disposizioni dei nostri padroni.
La verità è che siamo complici poveri e privi di potere di un’associazione internazionale a delinquere. Un’associazione a delinquere che sta preparando la guerra. Il segretario di stato Blinken lo ha detto a chiare note.
Svegliamoci, prima che sia troppo tardi.

Medio oriente: chi viola il diritto internazionale

9 FEBBRAIO 2024
Una delle questioni più importanti della politica internazionale, mai dibattute in Italia, è la presenza di una base americana in Siria, la base di al-Tanf, governatorato di Homs, sull’autostrada strategica M2 Damasco-Baghdad, dove tre soldati americani sono stati uccisi alcuni giorni fa scatenando i bombardamenti di Biden contro vari Paesi mediorientali. La base di al-Tanf è illegale. Il governo siriano ha chiesto infinite volte alla Casa Bianca di abbandonare quel territorio. Anche Russia, Cina e Iran hanno denunciato che al-Tanf viola il diritto internazionale. La Casa Bianca ha risposto che serve a combattere contro l’Isis. In realtà la base è stata utilizzata soprattutto per sostenere i ribelli che cercano di rovesciare il presidente siriano per sostituirlo con un presidente filo-americano. Si chiama regime change ed è un’azione illegale. “Timber Sycamore” è il nome dell’operazione segreta della Cia per rovesciare il regime siriano con la forza e sostituirlo con un regime filo-americano. “Timber Sycamore”, lanciata nel 2012, è stata rivelata dalla stampa americana nel 2016. Una delle ragioni principali per cui l’immane tragedia della guerra civile in Siria non ha fine è che è alimentata illegalmente dagli Stati Uniti. La base di al-Tanf svolge svariate funzioni illegali, tra cui quella di bombardare illegalmente il territorio siriano. La Casa Bianca ha cambiato molte volte la giustificazione della sua presenza illegale in Siria. Nel 2019, John Bolton, l’allora National Security Advisor di Trump, disse che la base di al-Tanf serviva a contrastare l’Iran, ovvero a promuovere la politica di potenza degli Stati Uniti in Medio Oriente. La Casa Bianca ha giustificato la base di al-Tanf, cioè la violazione del diritto internazionale, prima con l’Isis, poi con l’Iran, infine con il petrolio. Le dichiarazioni più imbarazzanti su al-Tanf sono state infatti rilasciate da Trump, il quale dichiarò che i soldati americani sono in Siria soltanto per sfruttare il petrolio di quel Paese. La notizia fu riportata dal Guardian in un articolo intitolato: “Trump contraddice i propri consiglieri e dice che le truppe americane sono in Siria solo per il petrolio” (13 novembre 2019). Pochi giorni prima, il Washington Post, commentando la dichiarazione di Trump, aveva spiegato che la presenza americana in Siria era illegale in un articolo intitolato: “Trump continua a parlare di prendere il petrolio del Medio Oriente. Sarebbe illegale”. Il Washington Post parlava di “furto” e di “crimine di guerra” da parte della Casa Bianca in questo brano adamantino: “Prendere il petrolio siriano potrebbe costituire un saccheggio – un furto durante la guerra – vietato dall’articolo 33 della Quarta Convenzione di Ginevra e dalle leggi e consuetudini della guerra terrestre dell’Aia del 1907. […]. Il divieto ha solide basi nelle leggi di guerra e nella giustizia penale internazionale, nonché nel codice federale degli Stati Uniti, anche come sanzione per lo sfruttamento illegale di risorse naturali come il petrolio proveniente da zone di guerra” (5 novembre 2019).

Oggi il ministro Tajani dichiara di inviare i soldati italiani nel Mar Rosso per ristabilire il diritto internazionale. Tajani è un po’ come il contadino che voglia rinverdire il bosco con una piantina dopo avere fatto terra bruciata con un incendio doloso. Nessuno potrà fermare la missione di Tajani. Il nostro ministro temerario lancerà l’Italia in una mischia da terza guerra mondiale con una marina disarmata, come ha rivelato Crosetto in una recente audizione parlamentare: “Le nostre navi hanno soltanto 63 missili”, che non servirebbero nemmeno a combattere una battaglia di mezz’ora ad alta intensità. Insomma, nessuno fermi Tajani, ma qualcuno gli chieda la gentilezza di non giustificare le sue azioni “militari” con la retorica della difesa del diritto internazionale che l’Occidente viola da decenni in Medio Oriente. Una cosa è la missione; altro è l’impudenza. La domanda resta: “Chi viola maggiormente il diritto internazionale in Medio Oriente tra l’Iran e l’Occidente?”. La documentazione storica non lascia dubbi: l’Occidente.

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