COSÌ PARLÒ IL PRESIDENTE PUTIN: “il misero degrado di un Occidente vittima di se stesso e di un’insaziabile volontà di potenza, la sua più grande sconfitta”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: David Nieri
Fonte: Minima Cardiniana

COSÌ PARLÒ IL PRESIDENTE PUTIN
TUCKER CARLSON, UN’INTERVISTA STORICA

Sembra di essere tornati all’epoca del famoso “confronto” tra David Frost e l’ex presidente degli Stati Uniti d’America Richard Nixon, un vero e proprio “duello” – sarà questo, infatti, il sottotitolo del film di Ron Howard, l’ex Richie Cunningham di Happy Days, tratto dall’intervista – andato in onda in quattro serate nel lontano 1977 e poi diventato famoso in tutto il mondo. Anche se di “duello”, nel caso in questione, non si può certo parlare. È l’importanza dei temi affrontati ad alzare sensibilmente il “peso specifico” di un’intervista che, senza ombra di dubbio, possiamo definire “storica”.
Tucker Carlson è l’unico giornalista americano a essere riuscito a intervistare Putin dall’inizio della guerra in Ucraina. Certo, la campagna di delegittimazione nei confronti del controverso ex anchorman di Fox News, che sarebbe stato cacciato per le sue posizioni estreme pro-Trump (e pro-Putin) – è la democrazia più democratica del mondo, baby, e tu non puoi farci niente –, è iniziata in tempi record, ancor prima che i sensibili, attenti, preparati, obiettivi e professionali giornalisti di casa nostra (e di tutto l’“Occidente” della carta straccia stampata e no) venissero a conoscenza dei contenuti.
“Lunga e sconclusionata”, ha sentenziato la Cnn; “delirante”, parole senza significato perché “in assenza di contraddittorio”, la reazione di molti quotidiani italiani. “Il metodo Tucker uccide il giornalismo”, ha sostenuto quel gran genio di Gianni Riotta, uno dei sicari dell’informazione.
Sinceramente, a noi interessano poco le reazioni di pancia provocate dalla logica del tengo famiglia dei nostri maître à penser. Ci interessano invece le dichiarazioni del presidente Vladimir Putin, quello che ha da dire, quello che non sarebbe mai arrivato a destinazione, se non a un pubblico ristretto “grazie” al filtro di una censura in confronto al quale i funzionari della Stasi erano dilettanti allo sbaraglio.
È assolutamente indicativo, infatti, che l’intervista abbia superato i 100 milioni di visualizzazioni sulla piattaforma X – quella di Elon Musk, la stessa che prima del cambio di proprietà oscurava un presidente americano – nel giro di poche ore.
Riportiamo di seguito i passaggi più interessanti dell’intervista:

“Dopotutto, il crollo dell’Unione Sovietica è stato effettivamente avviato dalla leadership russa. […] La Russia ha addirittura acconsentito, volontariamente e in modo attivo, al crollo dell’Unione Sovietica e credeva che ciò sarebbe stato interpretato dal cosiddetto (e tra virgolette) ‘Occidente civilizzato’ come un invito alla cooperazione e all’associazione. Questo è ciò che la Russia si aspettava, sia dagli Stati Uniti, sia dal cosiddetto Occidente collettivo nel suo insieme. C’erano persone intelligenti, anche in Germania. Egon Bahr, un importante politico del Partito socialdemocratico, che nei suoi colloqui personali con la leadership sovietica sull’orlo del crollo dell’Unione Sovietica, ha insistito sulla necessità di instaurare un nuovo sistema di sicurezza in Europa, che prevedeva l’unificazione della Germania e un nuovo assetto che includesse Stati Uniti, Canada, Russia e altri paesi dell’Europa centrale. Aveva affermato anche che la NATO non avrebbe dovuto espandersi, perché in quel caso tutto sarebbe rapidamente tornato come ai tempi della guerra fredda, solo più vicino ai confini della Russia. È tutto. Era un vecchio saggio, ma nessuno lo ascoltava. Aveva ragione, tutto è successo proprio come aveva detto”.

“L’Occidente ha paura di una Cina forte più che di una Russia forte, perché la Russia ha 150 milioni di abitanti, mentre la Cina ne ha 1,5 miliardi, e la sua economia sta crescendo a passi da gigante, oltre il 5% all’anno. Ma per la Cina, questo basta. Come disse una volta Bismark, i potenziali sono molto importanti. Il potenziale della Cina è enorme: oggi è la più grande economia del mondo in termini di parità di potere d’acquisto e dimensioni. Ha già superato gli Stati Uniti, parecchio tempo fa, e sta crescendo rapidamente. Non parliamo di chi ha paura di chi, non ragioniamo in questi termini. E veniamo al fatto che dopo il 1991, quando la Russia si aspettava di essere accolta nella famiglia fraterna delle ‘nazioni civilizzate’, non è successo niente del genere. Ci avete ingannato (non parlo di voi personalmente quando dico ‘voi’, ovviamente parlo degli Stati Uniti), la promessa era che la NATO non si sarebbe espansa verso est, ma è successo cinque volte, ci sono state cinque ondate di espansione”.

“Sono diventato presidente nel 2000. Ho pensato: okay, la questione jugoslava è finita, ma dovremmo cercare di ristabilire i rapporti. Riapriamo la porta che la Russia aveva tentato di varcare. E del resto l’ho detto pubblicamente, posso ribadirlo. In un incontro qui al Cremlino con il presidente uscente Bill Clinton, proprio qui nella stanza accanto, gli ho detto, gli ho chiesto: ‘Bill, se la Russia chiedesse di aderire alla NATO, pensi che potrebbe accadere?’ All’improvviso ha detto: ‘Sai, è interessante, penso di sì’. Ma la sera, quando abbiamo cenato, ha detto: ‘Sai, ho parlato con la mia squadra, no-no, ora non è possibile’. Puoi chiederlo a lui, penso che guarderà la nostra intervista, lo confermerà. Non avrei detto una cosa del genere se non fosse successo. Ok, beh, adesso è impossibile”.

“Ora parliamo dell’espansione della NATO verso est. Ebbene, ci era stato promesso: niente NATO a est, neanche un centimetro a est. E poi? Hanno detto: ‘Beh, non è scritto sulla carta, quindi ci espanderemo’. Ci sono state cinque ondate di espansione: gli Stati baltici, l’intera Europa orientale e così via. Alla fine sono arrivati in Ucraina. Nel vertice di Bucarest del 2008 dichiararono che le porte per l’adesione di Ucraina e Georgia alla NATO erano aperte. La Germania e la Francia sembravano contrarie, così come alcuni altri paesi europei. Ma poi, come si è scoperto più tardi, il presidente Bush ‘ha esercitato pressioni su di noi e abbiamo dovuto essere d’accordo’. […] Quindi hanno iniziato a sviluppare il territorio dell’Ucraina. […] Ora, tutti i presidenti che sono saliti al potere in Ucraina hanno fatto affidamento su un buon atteggiamento nei confronti della Russia, in un modo o nell’altro. […] Viktor Yanukovich è salito al potere, ma la prima volta che ha vinto [nel 2004, ndr], dopo il presidente Kuchma, è stato organizzato un terzo turno, che non è previsto dalla Costituzione dell’Ucraina. Questo è un colpo di stato. Immagina, a qualcuno negli Stati Uniti il risultato non era piaciuto… […] I suoi avversari non hanno riconosciuto quella vittoria, gli Stati Uniti hanno sostenuto l’opposizione ed è stato programmato il terzo turno. Immaginate se negli Stati Uniti qualcosa non fosse di gradimento a qualcuno e si organizzasse il terzo turno elettorale, che la Costituzione americana non prevede. Tuttavia, è proprio quello che accadde in Ucraina. Ok, Viktor Yushchenko, considerato un politico filo-occidentale, salì al potere. Bene, abbiamo costruito rapporti anche con lui. È venuto a Mosca, abbiamo visitato Kiev. Ci siamo incontrati in un ambiente informale. Se è filo-occidentale, così sia. Va bene, lascia che le persone facciano il loro lavoro. La situazione dovrebbe svilupparsi all’interno della stessa Ucraina indipendente. A seguito della leadership di Kuchma, le cose peggiorarono e alla fine Viktor Yanukovich salì al potere [nel 2010, ndr]. Forse non era il miglior presidente e politico. Non lo so, non voglio dare valutazioni. Tuttavia è emersa la questione dell’associazione con l’UE. Su questo siamo sempre stati indulgenti. Ma quando abbiamo letto attentamente quel trattato di associazione, per noi si è rivelato un problema, poiché avevamo una zona di libero scambio e frontiere doganali aperte con l’Ucraina e, se l’Ucraina avesse aperto le sue frontiere all’Europa, le sue merci avrebbero inondato il nostro mercato. Abbiamo detto: ‘No, non funzionerà. Allora chiuderemo i nostri confini con l’Ucraina’. I confini doganali, cioè. Yanukovich ha iniziato a calcolare quanto l’Ucraina avrebbe guadagnato e quanto avrebbe perso e ha detto ai suoi partner europei: ‘Ho bisogno di più tempo per pensare prima di firmare’. Nel momento in cui ha affermato ciò, l’opposizione ha iniziato a compiere passi distruttivi sostenuti dall’Occidente. Tutto è dipeso da Maidan e da un colpo di stato in Ucraina”.

“Così, nel 2008, per l’Ucraina si sono aperte le porte della NATO. Nel 2014 c’è stato un colpo di stato, hanno iniziato a perseguitare coloro che non lo accettavano, creando una minaccia per la Crimea che dovevamo prendere sotto la nostra protezione. Hanno lanciato una guerra nel Donbass, nel 2014, con l’uso di aerei e artiglieria contro i civili. Così tutto è iniziato. C’è un video di aerei che attaccano Donetsk dall’alto. Hanno lanciato un’operazione militare su larga scala, poi un’altra. Tutto questo nel contesto dello sviluppo militare di questo territorio e dell’apertura delle porte della NATO. Come non esprimere preoccupazione per quanto stava accadendo? Da parte nostra questa sarebbe stata una negligenza colpevole. È solo che la leadership politica statunitense ci ha spinto al limite che non potevamo oltrepassare perché così facendo avrebbe potuto rovinare la stessa Russia. Inoltre, non potevamo lasciare i nostri fratelli nella fede e, di fatto, una parte del popolo russo, di fronte a questa ‘macchina da guerra’”.

“Cosa ha innescato gli ultimi eventi? In primo luogo, l’attuale leadership ucraina ha dichiarato che non avrebbe attuato gli Accordi di Minsk, firmati, come sapete, dopo gli eventi del 2014 a Minsk, dove era stato presentato il piano per una soluzione pacifica nel Donbass. Ma no, l’attuale leadership ucraina, il ministro degli Esteri, tutti gli altri funzionari e poi lo stesso presidente hanno affermato che a loro non piace nulla degli accordi di Minsk. Un anno o un anno e mezzo fa, gli ex leader di Germania e Francia hanno dichiarato apertamente al mondo intero di aver sì firmato gli accordi di Minsk, ma di non aver mai avuto intenzione di attuarli. Ci hanno semplicemente preso per il naso”.

“Non abbiamo ancora raggiunto i nostri obiettivi, perché uno di questi è la denazificazione. Ciò significa la proibizione di ogni tipo di movimento neonazista. Questo è uno dei problemi di cui abbiamo discusso durante il processo negoziale, conclusosi a Istanbul all’inizio dell’anno scorso. Non è stata una nostra iniziativa, perché ci è stato detto (dagli europei, in particolare) che ‘era necessario creare le condizioni per la firma definitiva dei documenti’. I miei colleghi in Francia e Germania hanno detto: ‘Come puoi immaginare che firmino un trattato con una pistola puntata alla tempia? Le truppe dovrebbero essere ritirate da Kiev’. Ho detto: ‘Va bene’, e abbiamo ritirato le truppe da Kiev. Non appena abbiamo ritirato le nostre truppe da Kiev, i nostri negoziatori ucraini hanno immediatamente gettato nel cestino tutti gli accordi raggiunti a Istanbul e si sono preparati per uno scontro armato a lungo termine con l’aiuto degli Stati Uniti e dei loro satelliti in Europa. Ecco come si è sviluppata la situazione. Ed è così che appare adesso”.

“Dopo che abbiamo ritirato le nostre truppe da Kiev, come ho già detto, l’altra parte (l’Ucraina) ha gettato via tutti questi accordi e ha obbedito alle istruzioni dei paesi occidentali, europei e degli Stati Uniti, di combattere la Russia fino alla fine. Inoltre, il presidente dell’Ucraina ha legiferato il divieto di negoziare con la Russia. Ha firmato un decreto che vieta a tutti di negoziare con la Russia. Ma come negozieremo se lui proibisce a sé stesso e a tutti di farlo? Sappiamo che sta avanzando alcune idee su questo accordo. Ma per essere d’accordo su qualcosa, dobbiamo avere un dialogo”.

“Vi dirò cosa stiamo dicendo a questo proposito e cosa stiamo trasmettendo alla leadership americana: ‘Se davvero volete smettere di combattere, dovete smettere di fornire armi. Tutto finirà nel giro di poche settimane’”.

“In Ucraina stanno cercando di intimidire la popolazione con un’immaginaria minaccia russa. Questo è un fatto ovvio. E le persone pensanti, non i filistei, ma le persone pensanti, gli analisti, coloro che sono impegnati nella politica reale, solo le persone intelligenti capiscono perfettamente che questo è un falso. Stanno cercando di alimentare la minaccia russa. [A proposito delle presunte “mire espansionistiche” della Russia, che, secondo alcuni, minaccerebbe di invadere Polonia e Lettonia, ndr] Non abbiamo alcun interesse in Polonia, Lettonia o altrove. Perché dovremmo farlo? Semplicemente non abbiamo alcun interesse. È solo propaganda”.

“Nella guerra di propaganda è molto difficile sconfiggere gli Stati Uniti perché gli Stati Uniti controllano tutti i media mondiali e molti media europei. I beneficiari finali dei più grandi media europei sono le istituzioni finanziarie americane. Quindi è possibile impegnarsi in questo lavoro, ma i costi, per così dire, sono proibitivi. Possiamo semplicemente puntare i riflettori sulle nostre fonti di informazione e non otterremo risultati. Quello che è successo [il sabotaggio del Nord Stream, ndr] è chiaro a tutto il mondo, e anche gli analisti americani ne parlano direttamente. È vero”.

“La leadership tedesca di oggi è guidata dagli interessi dell’Occidente collettivo piuttosto che dai suoi interessi nazionali, altrimenti sarebbe difficile spiegare la logica della loro azione o inazione. Dopotutto, non si tratta solo del Nord Stream-1, che è stato fatto saltare in aria, e del Nord Stream-2, che è stato danneggiato: un gasdotto è sano e salvo e attraverso di esso il gas può essere fornito all’Europa, ma la Germania non lo apre. Esiste un’altra rotta attraverso la Polonia, chiamata Yamal-Europa, che consente anch’essa un grande flusso. La Polonia lo ha chiuso, ma la Polonia riceve denaro da fondi paneuropei e la Germania è il principale donatore di questi fondi paneuropei. La Germania nutre la Polonia, in una certa misura. Ma la Polonia ha chiuso la strada verso la Germania. Perché? Non capisco. La Germania è il secondo sponsor, dopo gli Stati Uniti, in termini di aiuti finanziari all’Ucraina. Ci sono due rotte del gas attraverso l’Ucraina. Hanno semplicemente chiuso una strada, quella degli ucraini. Apri la seconda strada e prendi il gas dalla Russia. Non la aprono. Perché i tedeschi non dicono: ‘Guardate ragazzi, vi diamo soldi e armi. Aprite la valvola, per favore, lasciate passare il gas dalla Russia diretto a noi. Stiamo acquistando gas liquefatto a prezzi esorbitanti in Europa, il che porta il livello della nostra competitività e dell’economia in generale a zero’. Si rifiutano di farlo. Perché?”.

“Siamo vicini alla Cina. Non si possono scegliere i vicini, così come non si possono scegliere i parenti stretti. Condividiamo con loro un confine di mille chilometri. Questo è l’aspetto più importante. In secondo luogo, abbiamo una storia di convivenza lunga secoli, ci siamo abituati. In terzo luogo, la filosofia della politica estera cinese non è aggressiva, la sua idea è quella di cercare sempre il compromesso, e questo si vede. […]. Insieme al mio collega e amico presidente Xi Jinping, abbiamo fissato l’obiettivo di raggiungere quest’anno 200 miliardi di dollari di scambi reciproci con la Cina. Abbiamo superato questo livello. Secondo i nostri dati, il nostro commercio bilaterale con la Cina ammonta già a 230 miliardi, mentre le statistiche cinesi dicono che ammonta a 240 miliardi di dollari. Ancora una cosa importante: il nostro commercio è ben equilibrato e reciprocamente complementare nei settori dell’alta tecnologia, dell’energia, della ricerca scientifica e dello sviluppo. È molto equilibrato. Per quanto riguarda i BRICS, dove quest’anno la Russia ha assunto la presidenza, i paesi dell’intesa si stanno, nel complesso, sviluppando molto rapidamente. Nel 1992 la quota dei paesi del G7 nell’economia mondiale ammontava al 47%, mentre nel 2022 era scesa, credo, a poco più del 30%. I paesi BRICS rappresentavano solo il 16% nel 1992, ma ora la loro quota è maggiore rispetto a quella dei paesi del G7. Non ha nulla a che fare con gli eventi in Ucraina. Ciò è dovuto alle tendenze dello sviluppo globale e dell’economia mondiale, e questo è inevitabile. Questo continuerà ad accadere, è come il sorgere del sole: non puoi impedire al sole di sorgere, devi adattarti. Come si adattano gli Stati Uniti? Con l’aiuto della forza: sanzioni, pressioni, bombardamenti e uso delle forze armate”.

“Guardate, l’economia cinese è diventata la prima economia al mondo per parità di potere d’acquisto; in termini di volume ha superato da tempo gli Stati Uniti. Al secondo posto ci sono gli Usa, poi l’India (un miliardo e mezzo di abitanti), e poi il Giappone, con la Russia al quinto posto. La Russia è stata la prima economia in Europa lo scorso anno, nonostante tutte le sanzioni e restrizioni. Il maggior numero di sanzioni nel mondo viene applicato contro la Russia. E in questo periodo siamo diventati la prima economia d’Europa. Gli strumenti utilizzati dagli Stati Uniti non funzionano”.

[A proposito di Volodymyr Zelensky] “È salito al potere grazie alle aspettative del popolo ucraino che avrebbe portato l’Ucraina alla pace. Ne ha parlato, è stato grazie a questo che ha vinto le elezioni in modo schiacciante. Ma poi, quando è salito al potere, secondo me, ha capito due cose: primo, è meglio non scontrarsi con neonazisti e nazionalisti, perché sono aggressivi e molto attivi, da loro puoi aspettarti di tutto; e secondo, l’Occidente guidato dagli Stati Uniti li sostiene e sosterrà sempre coloro che si schierano contro la Russia. È vantaggioso e sicuro. Quindi ha preso una posizione rilevante, nonostante avesse promesso al suo popolo di porre fine alla guerra in Ucraina. Ha ingannato i suoi elettori”.

“Abbiamo negoziato con l’Ucraina a Istanbul, abbiamo concordato, Zelensky ne era consapevole. Inoltre, il leader del gruppo negoziale, il signor David Arakhamia, ha anche apposto la sua firma preliminare sul documento di cui vi parlo. Ma poi dichiarò pubblicamente al mondo intero: ‘Eravamo pronti a firmare questo documento, ma il signor Boris Johnson, allora primo ministro della Gran Bretagna, venne e ci dissuase dal farlo dicendo che era meglio combattere la Russia. Darebbero tutto il necessario per restituirci quanto perduto durante gli scontri con la Russia. E noi eravamo d’accordo con questa proposta’. Guardi, la sua dichiarazione è stata pubblicata. Lo ha detto pubblicamente”.

“L’umanità si trova attualmente ad affrontare molte minacce. Grazie alle ricerche genetiche, ora è possibile creare un superuomo, un essere umano specializzato: un atleta, uno scienziato, un militare geneticamente modificato. […] L’umanità deve considerare cosa accadrà a causa dei più recenti sviluppi nel campo della genetica o dell’intelligenza artificiale. Si può fare una previsione approssimativa di ciò che accadrà. Una volta che l’umanità ha sentito una minaccia esistenziale proveniente dalle armi nucleari, tutte le nazioni nucleari hanno iniziato a fare i conti tra loro poiché si sono rese conto che l’uso negligente delle armi nucleari avrebbe potuto portare l’umanità all’estinzione. Oggi è impossibile fermare la ricerca nel campo della genetica o dell’intelligenza artificiale, così come in passato era impossibile fermare l’uso della polvere da sparo. Ma non appena ci renderemo conto che la minaccia deriva dallo sviluppo sfrenato e incontrollato dell’intelligenza artificiale, della genetica o di qualsiasi altro campo, arriverà il momento di raggiungere un accordo internazionale su come regolamentare queste cose”.

Le parole di Putin tutto ci sembrano fuorché “deliranti”. Ovviamente, della realtà “storica” di alcuni passaggi, ci sono prove inconfutabili. Altre affermazioni sono senz’altro verosimili, e comunque utili per ascoltare l’altra versione di una storia che ci è stata raccontata solo nella traduzione mediatica “occidentale”.
C’è soprattutto un aspetto, che chi scrive ha percepito nel tono di alcune riflessioni da parte del leader russo: ovvero, il misero degrado di un Occidente vittima di se stesso e di un’insaziabile volontà di potenza, la sua più grande sconfitta.

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