Grecia e Italia travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto

per Andrea Colli
Autore originale del testo: Andrea Colli

di Andrea Colli – 28 giugno 2015

Il tema del contagio finanziario presenta alcune ombre. Si danno numeri come noccioline perché la nostra esposizione nei confronti della Grecia oscilla tra i 40 e i 65 miliardi di euro e questa cifra ci rende il terzo Paese dell’eurozona creditore dopo Germania e Francia, almeno in termini assoluti. Perché se si ragiona in termini relativi e si misura il rischio calcolandone l’impatto che potrebbe avere un Paese come il nostro che ha un debito altissimo e un rating di sicurezza non da primo della classe, allora, il Paese più esposto è l’Italia. Ultimamente ci si è rassicurati tanto perché le banche italiane poi sono più solide di prima e non hanno molto da spartire con il buco greco e questo è vero perché noi siamo un grande mercato perchè esportiamo un mondo rispetto alla Grecia. Noi siamo il terzo prodotto di Europa e loro stanno tra gli ultimi. Si tutto vero. Però non sfugge che se l’anello più debole della catena lascia la catena, poi ce ne sarà uno che prende il suo posto magari nella speculazione agostana che piace molto ai mercati anglosassoni. Nei prossimi giorni sarà un gran parlare di rischi, differenziali e curve di rendimenti e l’Italia potrebbe perdere fino a 100-200 punti di spread chiaramente in più, seduta dopo seduta che varrebbero un punto di pil faticosamente raccolto (15-16 miliardi). Se fosse quel che per noi è un problema, per altri sarebbe un vantaggio. Chi fugge dai nostri titoli investirebbe i suoi capitali in quelli di Francia e Germania, considerate più solide. Stavolta un paracadute c’è. Basta che la Banca centrale Europea dia la via alle tipografie per far stampare più dei 60 miliardi del Quantitative Easing. Però un dubbio rimane: perché con tutti questi miliardi in giro la Grecia dovrà schiattare per meno di due?

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