I Prefetti di Renzi

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti 13 novembre 2015

La contro-mutazione genetica

Forse la neutralizzazione della politica, la sua tecnicizzazione è la risposta che Renzi sta dando a un problema vero, la sua ‘scopertura’ (almeno parziale) a sinistra. Commissari, Prefetti, manager, tecnici di varia specializzazione, dunque, sono qui a coprire una falla politica, una breccia sempre più evidente, aperta proprio su quel fianco. Che questo sia il nervo debole del premier lo ammette anche Berlusconi, che a ‘Porta a Porta’ sostiene che Renzi non è di sinistra, e lo accusa di essere soltanto “un vecchio democristiano di giovane età”. E dunque in ambasce con il suo elettorato di sinistra, o almeno con una parte. Tant’è che stavolta il ritornello berlusconiano non è ‘comunista, comunista’, ma ‘democristiano,democristiano’, sperando che ciò induca una quota di elettorato a mollare il premier. Tutto vero. Tecnicizzare la politica, dicevamo, è l’attuale risposta renziana a questo affanno politico (vedremo di quale entità). Siamo circondati da commissari, difatti. Ma le cose stanno davvero così?

Siamo certi che l’elettorato piddino sia lo stesso di due anni fa? Io penso proprio di no. La mutazione genetica ha colto anche la base, non solo il vertice. Non è raro sentire molti ex diessini, persino ex pci che elogiano il premier e sputano improperi sulla sinistra interna. La prosopopea del ‘fare’, l’ideologia del nuovo, quella del partito liquido, l’idea che la coppia destra-sinistra sia ‘vecchia’, nonché certa retorica da Italia coloniale o del ventennio hanno fatto presa su strati di elettorato anche di sinistra. La sinistra, allo stato attuale, questa sfida egemonica l’ha persa, e oggi una quota rilevante di essa si riconosce nel renzismo (così come si riconosceva nel craxismo e nel blairisimo) e lo legittima. Si tratta, in fondo, di una variante italiana, codista e provinciale dell’ideologia neoliberale, di uno sfrizzolo fiorentino dell’idolatria della tecnica e del fare, e della politica come zavorra, della partecipazione come mera acclamazione al Capo, della sinistra come reperto archeologico (che è poi la tesi della destra, e tutto torna). C’è una sinistra che oggi si dichiara tale ma fa politiche di destra, ecco il rognoso paradosso.

Oggi viviamo in un mondo cambiato (in peggio). Prendiamone atto. Si tratta di nuotare controcorrente. La traversata sarà lunga, pericolosa e molto tribolata. È in gioco l’egemonia, è in gioco l’autonomia di un pensiero, l’idea stessa di sinistra. Ma, soprattutto, la possibilità che ai programmi e ai fatti di destra (in tutte le sue varianti, anche toscane) si contrappongano, apparendo credibili ed efficaci (di governo, cioè), programmi e fatti di sinistra. Cultura come battaglia egemonica, insomma, e politica come scontro di visioni, programmi, sentimenti alternativi, non tecnici. Saprà la sinistra essere all’altezza della fase o morirà neutralizzata in tutte le sue componenti, tecnicizzata, convinta anch’essa che la democrazia, la partecipazione, la politica siano costose zavorre da ‘tagliare’? Ecco il nodo che va sciolto. Ma non si può sciogliere nulla allineati e coperti nel PD, per quanto si sia critici verso di esso. E non lo si può fare da posizioni ancora, purtroppo, minoritarie. Dentro e fuori. Benissimo ‘Sinistra Italiana’, allora, ma se la massa critica non crescerà è facile ipotizzare una sconfitta. ‘SI’ deve essere un magnete, deve essere una leva potente, deve rilanciare e accogliere. Deve essere una testa di ponte. Ma poi serve un ponte, verso tutte energie oggi disperse qua e là. Dentro al PD e fuori. Sopra al vertice e sotto alla base. La chiave è la politica, la partecipazione, la democrazia. Il rischio è la tecnica come ideologia del fare, della soluzione unica, del pensiero unico. La strumento è una contro-mutazione. Ormai dovrebbe essere abbastanza chiaro.

Il prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca durante la conferenza stampa che si Ë tenuta nella sede di Expo in via Rovello a Milano, per presentare il progetto pilota di collaborazione tra Authority Anti corruzione e Ocse sul monitoraggio degli appalti, 16 gennaio 2015. ANSA / MATTEO BAZZI

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