IL DESTINO E I DINTORNI

per Filoteo Nicolini
Autore originale del testo: FILOTEO NICOLINI

IL DESTINO E I DINTORNI

 

Se devo incontrare una persona, le mie forze spirituali si concentrano su di essa; se il centro della sfera del mio destino, nei prossimi cinque minuti, è in un dato punto, questo punto attira tutti i miei sensi. Non è vero che vedo le cose a caso o tocco le cose a caso. Le percezioni dei sensi non avvengono mai a caso, ma si orientano venendo richiamate, calamitate dalle forze dell’Io. Il mio Io è sempre là dove il destino mi chiama, e attira in senso reale tutta l’attenzione dei miei sensi.

Nessun essere umano getta mai uno sguardo a caso: il caso è un’invenzione di chi non sa come stanno le cose, nel mondo reale il caso non esiste.

Naturalmente quello che vale per me è valido per tutti, il destino è pura socialità, è la dinamica che modella la socialità. Il sentimento dell’Io sorge dapprima in chiave egoistica, di illusione, l’illusione di essere diversi dagli altri, staccati dagli altri. Quando poi ci si avvicina al mistero del destino , ci si rende conto che facciamo tutti parte della stessa realtà come mille rivoli che misteriosamente convergono e divergono. Il destino è il mistero del pareggio, e il pareggio con chi lo si fa? Con gli altri, con chi mi ha sottratto qualcosa, con colui al quale ho fatto un torto, al quale ho procurato una sofferenza. Quindi il destino è sempre socialità, è la più poderosa forza sociale.

  Non è per caso che siamo nati in un luogo determinato e nel nostro tempo, non è un caso che ci troviamo assistendo da due anni al diffondersi dell’epidemia Covid 19 nel nostro Paese ed ora alla deflagrazione del conflitto in Ucraina. Almeno, è quello su cui dovremmo meditare in questi momenti, cioè comprendere che un enigmatico destino ci ha collocati qui ed ora nella comunità umana nella quale ci tocca operare. Allo stesso tempo, dovremmo renderci conto che le nostre facoltà acquisite non le possediamo per circostanze fortuite; esse concordano con quello che la vita ci presenta ad ogni passo e sono perfettamente adatte. Se questa osservazione viene fatta nel profondo ed è compresa nell’intimo, ci si sente presenti qui ed ora compiendo un disegno, per operare d’accordo con la rispettiva posizione nella comunità e nel possesso delle proprie facoltà.

Da questa comprensione può risultare un impulso delle proprie forze per agire. Da questo riconoscimento si può avanzare fino alla domanda: Perché mi tocca assistere? Qual è la mia collocazione? Vorrei trovare un senso a tutto ciò. Certo, è una meditazione da portare avanti nella tranquillità della casa, staccandoci per un tempo dalle ansie, dai timori, dalle comprensibili incertezze del momento che viviamo, come rappresentanti dell’Umanità intera afflitta da uno sconvolgimento globale.

Destino è più che buona o cattiva sorte, è più che fortuna o disgrazia. Da un certo punto di vista, mette in luce contemporaneamente la nostra partecipazione al passato e al divenire.

     Ci si può chiedere a questo punto: ma a quali forze misteriose si deve l’agire del destino, come fanno per avvicinare o allontanare persone tra di loro? Cosa sono queste forze che fanno fare a due esseri migliaia di passi finché a un dato momento si incontrano? Sono forze suscitate dall’Io. Esse si servono naturalmente degli arti come se fossero leve ed assi per agire. Noi siamo sempre condotti dall’Io ed esso si serve di forze materiali per avvicinare ed allontanare, per sollevare, per tirare, per spingere! Il destino si serve delle braccia e delle gambe.

  L’Io mi fa entrare in contatto diretto col mondo esterno. Dall’Io scendo nella corporeità, agisco sul mondo, opero sulla materia. Da un pensiero o una immagine soggettiva agisco sul mondo, incontro quella persona, o me ne allontano, e allora qualcosa di soggettivo diviene realtà obbiettiva, destino. Un solo esempio valga. Se una persona va per la prima volta dall’Europa all’America del Sud e là si verifica un fatto del destino che lo immette in una nuova corrente insperata di eventi, tale da mutare radicalmente la sua vita, egli non ha creato in America in questa vita le premesse per quel fatto. Egli ha portato dall’Europa solo la “disposizione” per quel fatto.

Si tratta di recepire l’azione dominante della volontà nel mondo fisico. La sua legge fonda la moralità, si osserva e sperimenta nella vita come destino. Nella volontà è attivo lo spirito.

Il destino non si può afferrare studiando la Natura! La Natura la studiamo stando di fronte e in contrapposizione, e da lì come è noto non emerge morale alcuna. Invece nella profondità della nostra anima ci avviciniamo alla comprensione del destino e i motivi spirituali dell’evoluzione del mondo. Il destino non deriva dalle leggi naturali ma può realizzarsi evidentemente attraverso esse.

Noi indaghiamo la Natura come scienziati, la creiamo come artisti, la trasformiamo come esseri umani. Sono tre forme in cui possiamo incontrare noi stessi a ben vedere, nel nostro indagare, nel nostro creare, nel nostro agire. E’ il nostro intervenire, il nostro dialogo, i nostri successi e i nostri errori agendo sulla Natura e il Mondo. Ad ogni passo che diamo nella vita, a ben vedere veniamo incontro a noi stessi, la vita ci restituisce la parte del nostro essere che si va rivelando. A noi spetta riconoscerla. Nei conflitti a cui assistiamo o prendiamo parte c’è quella parte di noi che si rivela ad ogni passo e ci impone delle sfide e delle scelte. Esse sono principalmente di comprensione mutua, di riconoscere il destino degli altri, i compiti che si prefiggono e i pareggi che li attendono ad ogni occasione.

Dal mondo che ci circonda ci viene incontro il destino, esso è una parte del nostro essere, la parte mancante che si fa presente. C’è qualche torto da riparare, qualche incomprensione da chiarire, qualche debito da perdonare, qualche offesa da rimediare. È il nostro passato remoto che emerge e reclama l’equilibrio.

FILOTEO NICOLINI

IMMAGINE: Arte Africana 

 

 

 

 

 

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