Il documento di Savona e la strada sbagliata di Macron

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Giovanni La Torre
Fonte: I Gessetti di Sylos

di Giovanni La Torre  26 settembre 2018

Nei giorni scorsi il ministro dei rapporti con l’Europa, Paolo Savona, ha elaborato un documento ufficiale che ha inviato a Bruxelles e nel quale rileva le insufficienze delle politiche comunitarie proponendo le misure da assumere.

L’aspetto principale che mi piace rilevare del predetto documento è l’insistenza con cui l’autore fa notare come le politiche finora seguite dall’Ue siano da classificare nella categoria “politiche dell’offerta”, con la connessa concentrazione sul tema delle cosiddette “riforme” e del “risanamento”, mentre l’Europa avrebbe bisogno, soprattutto dopo la crisi del 2007, di “politiche della domanda”, le quali oltre tutto, determinando una espansione dell’attività economica, consentirebbero anche una migliore attuazione delle riforme dal lato dell’offerta.

Il rilancio della domanda aggregata dovrebbe avvenire tramite una robusta politica degli investimenti comunitari e nazionali, i quali influirebbero positivamente anche dal lato dell’offerta, per la maggiore efficienza che le nuove infrastrutture genererebbero a livello di sistema. Non manca un riferimento agli effetti deflazionistici prodotti dai surplus eccessivi nelle partite correnti di paesi come la Germania e l’Olanda. Si tratta, insomma, di un documento pervaso da un sano keynesismo e da cui non traspare affatto l’antieuropeismo di cui l’autore viene accreditato. Nella seconda parte del documento Savona si dilunga anche su aspetti della politica monetaria e dei cambi della Bce che, forse e a mio avviso, avrebbe fatto meglio a evitare, non per il contenuto, ma per motivi tattici.

Quando ci si trova di fronte un avversario duro (anche di comprendonio) è bene concentrare l’ “attacco” su un punto solo, così è anche più facile trovare alleati. Ampliare le contestazioni su un fronte più ampio consente all’interlocutore di formulare risposte ad ampio raggio soffermandosi su singoli punti, tra l’altro molto tecnici e specialistici come sono le questioni monetarie e dei cambi, eludendo o minimizzando la questione principale, che resta quella del rilancio della domanda aggregata e dei surplus eccessivi.

A fronte del documento di Savona vi è stata in questi giorni la presa di posizione di Macron che a mio avviso va in senso opposto: riduzione delle tasse soprattutto a favore delle imprese (19 mld su un totale di 25). Ridurre le tasse a favore delle imprese è una tipica politica dal lato dell’offerta che è molto dubbio che si rifletta sulla crescita nell’attuale congiuntura. Infatti in una situazione asfittica della domanda aggregata quei soldi è molto probabile che si traducano solo in un aumento dei profitti e prendano la strada della speculazione finanziaria, creando altre bolle oltre a quelle già in essere. Più sicuro sarebbe l’effetto sulla crescita se quei mld venissero destinati a investimenti pubblici. Molto probabilmente dietro le scelte del presidente francese c’è la solita idea di fregare il concorrente straniero in una gara a togliersi quote sui mercati internazionali senza che la domanda complessiva aumenti. E così dopo sarà il concorrente che adotterà altre misure per fregare te, se mai riducendo i salari, e alla fine la domanda complessiva calerà ancora e ci azzanneremo per un osso sempre più piccolo. È la solita idea insana che si possa essere tutti esportatori netti; cosa impossibile, almeno fino a quando non commerceremo con altri pianeti.

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