IL DUE CHE DIVENTA TRE

per Filoteo Nicolini
Autore originale del testo: FILOTEO NICOLINI

A una semplice lettura dei titoli dei precedenti articoli ( Le due nostre nature; La triplice natura umana) si avverte una contraddizione. Ma la discordanza è solo apparente e cerco ora di chiarire. Quando si vogliono caratterizzare fenomeni spirituali bisogna osservare le cose da più punti di vista e per brevità ne risultano visioni incomplete.

Le forze polari che in noi si fanno opposizione sono due, quelle che tendono indurirci e raffreddarci, e quelle che ci infiammano e ci ringiovaniscono. Come in una bilancia, l’equilibrio dipende dal fatto che essa sia caricata da entrambi i lati, così queste due correnti spirituali si confrontano dinamicamente in noi tutto il tempo. L’ideale sarebbe che riuscissimo a equilibrarle, ma nella coscienza di veglia abituale scende il piatto dal lato su cui premono i pensieri, salvo quei momenti in cui prevale l’entusiasmo e si riscalda il cuore e scende l’altro piatto. Nella fase di sonno profondo naturalmente il piatto dei pensieri si alleggerisce e va giù quello del ringiovanimento. Nelle fasi in cui sogniamo i piatti si fanno equilibrio dinamico e la bilancia va su e giù in un equilibrio altalenante senza essere ferma.

Abbiamo quindi tre stati di coscienza.

Analogamente, si diceva che il sentimento si presenta come una una singolare e rapidissima oscillazione tra una idea e un atto di volontà, tra una ponderazione ed uno slancio o un rifiuto. Anche qui il sentimento è per così  dire a metà strada tra il pensare e il volere.

Chi guardi inoltre per il sottile deve dire: il sentire contiene sempre un sostrato di pensare e volere. Ma anche il pensare ha un sostrato simile di sentire e volere. E naturalmente,  anche il volere ne ha uno simile di pensare e sentire. Solo che nella vita di pensiero domina il pensare; nella vita del sentimento domina il sentire; nella vita di volontà domina il volere.

Vale a dire che ognuna delle tre attività è resa possibile dalla confluenza delle altre due in una infinità di combinazioni. Solo schematizzando noi diciamo che pensare e volere sono come gli estremi di un segmento immaginario dove nel punto media possiamo idealmente porre il sentire. Queste osservazioni non devono venir accolte astrattamente limitandosi a sapere che le cose stanno in un certo modo.  Si tratta invece di compenetrare realmente le conseguenze che simili scoperte possono avere per la nostra vita.

Aggiungo infine che il corrispondente corporeo della nostra capacità di ideare va visto nei processi del sistema dei nervi con il loro penetrare da un lato negli organi di senso e nell’organizzazione corporea dall’altro. Il sentimento deve venir messo in relazione con il ritmo vitale che ha il suo centro nell’attività del respiro e ciò che è connesso ad essa con la circolazione. In relazione al volere, si trova che esso si appoggia ai processi del ricambio e tutte le sue ramificazioni nell’organismo. Queste tre forme di attività non stanno una accanto all’altra,  ma una nell’altra,  si compenetrano, si mescolano. L’attività del ricambio esiste in tutto l’organismo e penetragli organi del ritmo e il sistema nervoso,  e così via.

Ritroviamo la polarità tra pensare e volere dicendo aforisticamente che l’Io pensa nel capo e vuole nelle membra. Di nuovo osserviamo la polarità misteriosa delle due estremità ben distinte, il capo in quiete alla sommità del corpo, una entità compiuta, e le membra in movimento, che alludono ad uno sviluppo ulteriore.

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