Il Pd è un partito malato dalle radici: Il Pd in Piemonte silura Salizzoni, il più votato nel 2019, nello scontro atavico tra sostenitori di Schlein e Bonaccini

per Gian Franco Ferraris

Il Pd è un partito malato dalle radici: Il Pd in Piemonte silura Salizzoni, il più votato nel 2019, nello scontro atavico tra sostenitori di Schlein e Bonaccini

Paolo Varetto su La Stampa

il Pd a Torino sembra essere un partito che ancora non ha superato il congresso tra Elly Schlein e Stefano Bonaccini, neppure dopo aver individuato un accordo sulla candidatura di Gianna Pentenero, assessora di Stefano Lo Russo, come sfidante di Alberto Cirio. Ieri il braccio di ferro è stato sul capolista della lista provinciale, con l’area riformista (che ha la maggioranza dei dirigenti locali) che indicava il capogruppo regionale uscente Raffaele Gallo, per poi procedere con gli altri candidati alternati per genere e in ordine alfabetico, mentre quella della segretaria nazionale voleva affiancargli Nadia Conticelli, oggi capogruppo dem a Palazzo Civico. Martedì invece lo scontro era stato sull’esclusione dalla corsa per la rielezione in Regione del professor Mauro Salizzoni, chirurgo luminare nel campo dei trapianti che cinque anni fa aveva ottenuto il record assoluto di 18 mila preferenze. La sua posizione era stata difesa dalla sinistra del partito, che non ha nascosto il disappunto per l’estromissione.

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Mauro Salizzoni, 76 anni, il mago dei trapianti che cinque anni fa raccolse 18 mila preferenze con il Pd, prende atto della sua esclusione dalla corsa per le prossime regionali. «E lo faccio con serenità, davvero. Il partito ha degli organi dirigenziali democraticamente eletti che sono liberi di prendere le proprie decisioni. Mi adeguo». Una scelta che alcuni retroscena che correvano ieri per i corridoi di palazzo Lascaris – dove si è tenuta l’ultima seduta della legislatura – volevano legata all’accordo unitario stretto anche con il Nazareno che ha portato alla candidatura di Gianna Pentenero, a patto di una lista che guardasse ai territori, alla società civile e alla riconferma degli altri uscenti. «Per parlare di più ai 40enni e ai 50enni e far crescere una nuova classe dirigente che guardi oltre» garantiva uno di loro. Restano comunque i ringraziamenti del segretario provinciale Marcello Mazzù: «Lo ringrazio e lo stimo, politicamente e professionalmente. Può dare tantissimo anche ad altri livelli, a iniziare dall’Europa».

di Ettore Boffano su Il Fatto quotidiano

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C’è chi lo definisce “un Maradona messo alla porta” e chi si aggrappa invece ai vecchi rituali di un Pci che non c’è più: “Lui troverà comunque il modo di dare un contributo alla battaglia politica, per sconfiggere il centrodestra di Alberto Cirio”.

Fatto sta che Mauro Salizzoni, l’uomo che per anni ha detenuto il record di trapianti di fegato in Europa, uno che cinque anni fa fu eletto a furor di popolo con 18mila preferenze nel Consiglio regionale piemontese come indipendente nelle liste del Pd, questa volta è stato giubilato.

Un suicidio nel suicidio generale dei dem subalpini che si preparano così a una clamorosa sconfitta: forse ancora più grave di quella che, nel 2019, portò alla mancata conferma ai vertici della Regione di Sergio Chiamparino. Reduce da un primo mandato che aveva fatto rimpiangere le sue glorie di sindaco della Torino olimpica: i voti raccolti allora da Salizzoni riuscirono in qualche modo, però, a mascherare il tracollo.

Per mesi, in Piemonte, il partito si è lacerato sul difficile accordo con i Cinquestelle: una questione minata sin dall’inizio da due estremismi contrapposti, altrettanto colpevoli. Quello incarnato dall’attuale primo cittadino torinese Stefano Lo Russo, rancoroso nei confronti di chi l’aveva preceduto, Chiara Appendino, e quello ugualmente rigido della ex sindaca del M5S, oggi deputata. Uno scontro fomentato dai due leader della destra piddina torinese: Mauro Laus, senatore e imprenditore, indagato dalla Procura per malversazione, e Raffaele Gallo, erede della corrente “calabrese” del Psi craxiano. Solo due settimane fa, infine, il Pd è riuscito a trovare una candidata di bandiera per la Regione, pronta al sacrificio sapendo di aver già perso: la volenterosa Gianna Pentenero, ex assessore regionale e oggi nella giunta comunale di Lo Russo.

Ma è proprio al momento di formare la lista che si è consumato il “bacio di Giuda” nei confronti di Salizzoni. In una trattativa sommersa che ha visto convergere sinistra e destra del partito: con l’obiettivo esplicito di garantire, nella piccola truppa dei futuri eletti del Pd, posti sicuri solo per gli uomini e le donne dei capicorrente. Un progetto per il quale Salizzoni, uno dei pochi esperti di Sanità in una Regione che dedica l’ 80 per cento del suo bilancio a quel settore, era una pietra d’inciampo, forte della sua popolarità.

Le tappe di questa “commedia degli errori” sono state prima l’esclusione, poi l’offerta di una candidatura alle Europee, infine un tentativo maldestro di recuperarlo nel “listino” del candidato presidente. E persino una mediazione nascosta di Chiamparino per dirottarlo tra le file di Alleanza Verdi e Sinistra. Giochi ai quali il “mago dei trapianti” si è sottratto.

Una vicenda dalla quale l’immagine del Pd esce adesso con un forte deficit di credibilità che peserà anche sulla corsa disperata del “soldato Pentenero”. Con i ras del partito pronti a consolarsi per l’elezione dei loro protetti e, magari, anche per l’altrettanto probabile risultato negativo dei Cinquestelle: anch’essi prigionieri di una danza solitaria attorno al trionfo annunciato di Cirio e del centrodestra

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