In un mondo che calpesta i diritti il tempo di essere neutrali è scaduto

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Anna Foa
Fonte: La Stampa

In un mondo che calpesta i diritti il tempo di essere neutrali è scaduto

In un mondo in cui i diritti che da anni avevamo dato per acquisiti sono quotidianamente calpestati, la vicenda del Pride a Budapest esprime l’emergere di un nuovo fronte importante, quello della libertà sessuale e di genere.

La lista dei diritti che in questi ultimi anni sono stati messi in pericolo è lunga e si estende sempre più: quello di non morire sotto le bombe, di non vedere gli ospedali distrutti e i bambini morire di fame o di sete, come a Gaza, e la tua casa assalita dai coloni come in Cisgiordania. Quello di avere istituzioni internazionali rispettate e riconosciute, l’Onu ma anche i tribunali internazionali in grado di processare i crimini di guerra e contro l’umanità, come nel mondo migliore che si era immaginato dopo gli orrori della Seconda Guerra mondiale. Quello di non vedersi aggrediti dal vicino e costretti a una guerra di difesa terribile e sanguinosa, come in Ucraina. Quello di essere soccorsi in mare, per i profughi in fuga dai loro Paesi, evitando di rendere i mari immensi cimiteri. Quello di godere della piena cittadinanza, se si nasce in un Paese e vi si lavora. E adesso, quello di avere diritto a decidere della propria identità sessuale, di avere o non avere figli, di lasciare senza essere uccise un marito indesiderato, di aver diritto ad una morte dignitosa. Tanti diritti, e altri se ne potrebbero aggiungere, messi in pericolo o addirittura negati.

Ovunque, in tutto il mondo, sui diritti è possibile, lo vediamo continuamente, tornare indietro. Pensiamo all’Afghanistan: ancora avevamo negli occhi lo sguardo lucido di commozione delle bambine afgane che andavano per la prima volta a scuola dopo la sconfitta dei Taleban, nel 2001, che abbiamo assistito alla rimessa in discussione di tutti i loro diritti, che alle donne è stato vietato perfino di leggere e scrivere. Ma qui in Europa i diritti che il Pride esprime e difende pensavamo ormai, tranne che per fasce molto retrive della popolazione, di averli dati per acquisiti.

In questa nostra Europa dell’Unione Europea, invece, assistiamo nell’Ungheria di Orban, membro effettivo dell’Ue, a un divieto che unisce alla libertà di manifestare quella di manifestare sulla propria identità. La campagna contro i gay di Orban accomuna un Paese europeo all’Iran dove i gay impiccati sventolano sulle forche. E quella contro lo ius soli negli Stati Uniti, sancita da una recente sentenza della Suprema Corte a sostegno di Trump, ci ricorda molto il nostro Paese, anch’esso un paese dell’Unione Europea, dove il referendum sulla cittadinanza ha messo in evidenza un numero imprevisto di “no” fra i votanti, quindi presumibilmente a sinistra.

Perché i diritti sono sotto accusa, perché c’è in questa nostra epoca ancora chi si arroga il potere di decidere della sessualità degli altri, della loro esistenza? Chi nega loro il diritto a morire senza dolore, ad essere cittadini del Paese in cui sono nati? Cosa spinge le persone a voler imporre agli altri, con la forza e il dolore, i loro principi, che solo le loro vite dovrebbero riguardare? Quando è successo che i principi etici di alcuni sono di nuovo diventati imposizioni su tutti?

Quanto succede a Budapest, con il divieto di manifestare nel Pride, aggirato dalla coraggiosa presa di posizione del sindaco della Capitale, porta i diritti che riguardano la persona di ognuno di noi a diventare, come già quelli che riguardano le guerre e i loro crimini, un terreno privilegiato dello scontro fra due mondi, quello dei sopraffattori e quello di chi combatte per la libertà di tutti. Per questo ciò che succede oggi a Budapest ci tocca tutti, perché riguarda la nostra libertà. Per questo tanti si sono riversati dagli altri Paesi nelle vie di Budapest, dove i seguaci di Orban manifestano nelle strade il loro odio contro la libertà.

Non so se questa estensione ai diritti individuali della battaglia per i diritti, quella che tocca la grande politica, le guerre, i crimini contro l’umanità, gioverà a chi si batte per la libertà o contribuirà a restringere ancor più i diritti dei più deboli, nel caso finisse con la vittoria degli Orban, dei Putin, dei Netanyahu e dei Trump. Ma non c’è più tempo, il tempo di essere neutrali è scaduto.

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