Fonte: politicaPrima.it
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di Giovanni Caianiello – 10 settembre 2015
Ho serie difficoltà a definire le gesta dei tagliagole dell’ISIS, come semplicemente dettate dalla mano ignorante di fanatici fondamentalisti nel presunto nome di Allah.
TV e quotidiani, in Italia e all’estero si occupano dell’Isis, prevalentemente per le decapitazioni, le minacce all’occidente ed al cristianesimo, ma sono in pochi a spiegare le origini ed il perché delle loro gesta.
È forse un argomento scomodo da affrontare? Per capirne qualcosa di più, facciamo un salto temporale all’indietro di qualche decina di anni per scoprire che l’Isis prende vita nel contesto dell’invasione americana dell’Iraq. Quando i paladini difensori del democratico occidente andarono alla ricerca di fantomatiche armi chimiche mai trovate. E proprio verso la fine della guerra se ne cominciò a parlare.
Apparvero “improvvisamente” sulla scena mediorientale, mentre gli USA, si affrettarono persino a definirli “Gruppi dei Moderati”. Quasi come colombe della pace, tanto che diedero immediatamente prova della loro moderazione, compiendo “razzia” di enormi quantità di armamenti, “casualmente abbandonati”.
Il Conflict Armament Research Group di Londra, stima che l’Isis sia entrato in possesso degli armamenti di almeno tre divisioni dell’esercito e altrettanti depositi, carri armati e mezzi corazzati, lancia razzi, sistemi di lancio per granate e missili anticarro. Il tutto senza che nessuno se ne sia accorto…
Fu Abu Musab al Zarqawi, a riunirli in un unico movimento, ponendosi fin da subito, sul confine siriano, ad alimentare e promuovere, proprio come succede oggi, azioni destabilizzanti nei confronti di quel governo. La domanda sorge spontanea, diceva un noto giornalista ed io aggiungo che è anche d’obbligo: Ma in un clima di guerra, in cui ogni sito sensibile e metro quadrato del territorio iracheno era costantemente super controllato da sistemi di sorveglianza di terra, aerei e dai satelliti, chi ha consentito a queste bande di “combattenti“, di venire in possesso di un quantitativo così elevato di armamenti e con quale scopo ha guardato distrattamente dall’altra parte? Ed ancora, perché queste bande di combattenti, hanno, fin da subito rivolto la loro attenzione proprio nei confronti della Siria, Il paese, guarda caso, alleato dell’Iran e della Russia,nemici giurati degli americani?
Nel 2010, Abu Musab al Zarqawi muore, “ufficialmente” ucciso dagli americani. In fondo, qualche “colpa” dovevano pure prendersela, e il nuovo leader diventa Abu Bakr al Baghdadi. Lo stesso personaggio moderato, che sempre casualmente quanto stranamente, viene immortalato più volte in foto con il senatore americano John McCain. Certo, sarà un caso anche questo. Magari, era solo per stabilire di tagliare solo un certo numero di teste.
Insomma, di contenersi all’indispensabile. A pensar male è peccato, ma spesso ci si azzecca, parola di un noto politico. Ma pensare che l’Isis è una creatura americana, nata per destabilizzare aree di interesse politico-strategiche militari ed economiche, per poi rendere indispensabile il “forzato” intervento degli sceriffi del mondo, è peccato, oppure ci si indovina? Personalmente propenderei per la seconda ipotesi.
L’esercito del Califfato, che in realtà è composto da numerose bande disposte su un territorio molto ampio, è in costante trasformazione verso una fisionomia sempre più militare. Il Califfato, infatti, dopo un “necessario” avvio “d’impresa”, messo generosamente a disposizione da magnanimi finanziatori, si è messo in proprio, passando dalle generose “donazioni”, all’auto finanziamento, attraverso la conquista dei pozzi di petrolio, riscossione delle tasse, lo sfruttamento dell’immigrazione clandestina e secondo alcune voci da verificare, anche del commercio di organi, visto le particolari propensioni chirurgiche.
Con la sola vendita del petrolio, avrebbe raggiunto un giro d’affari di oltre mezzo milione di euro al giorno. Controllerebbe di fatto, una ventina di giacimenti, tra pozzi iracheni ed in particolare siriani. Altra domanda: Ma se il Califfato vende petrolio, ci sarà anche qualcuno che lo compra? Naturalmente si. E chi compra il petrolio, se non proprio quei paesi che normalmente lo importano?
Per questo, non è neppure difficile immaginare quali siano le destinazione finali di lunghe file di autocisterne, navi petroliere che raggiungono i porti occidentali. Cioè, l’ISIS vende petrolio e fa affari con gli stessi paesi che dovrebbero combatterlo? Con gli stessi paesi sui quali poi indirizza fiumi di migranti. È normale? A me non pare proprio!
Ma la rapida evoluzione del Califfato non frena. Si stanno forse montando la testa? E forse qualcuno, da qualche altra parte del mondo, ha allentato irresponsabilmente le redini, diventate improvvisamente troppo lasche? È infatti recente la notizia di una organizzazione sempre più “statale” del Califfato, che vorrebbe addirittura coniare una propria moneta in oro, con il suo valore intrinseco al portatore.
Insomma una “economia di guerra” con una propria moneta in oro che potrebbe mettere in discussione il dollaro nel commercio del petrolio venduto, non tarderebbe a diventare il vero tallone d’Achille, lo stesso che fu fatale a Gheddafi, che aveva osato impegnarsi a realizzare il dinaro d’oro ed una banca pubblica africana, nel tentativo di emanciparsi dal FMI e dalla Banca Mondiale.
Gli effetti di questa iniziativa, sono sicuro, non tarderanno ad arrivare con le inevitabili conseguenze che, a guardare gli eventi di questi giorni, con le pressioni già cominciate della solita Francia ed Inghilterra ed a seguire altre nazioni europee.
Nel frattempo però, gli USA continuano a stare alla finestra, senza intervenire. Chissà che non ci scappi qualche richiesta di soccorso, da parte di qualche paese, a patto però che possieda un certo numero di pozzi, anche per non essere da meno della Russia, che ha già risposto ed accorsa in aiuto della Siria.
Eppure, la tecnologia in possesso dagli Stati Uniti, con satelliti capaci di leggere la marca di una cicca di sigaretta per terra, consentirebbe loro, di rintracciarli con facilità e distruggerli in meno di una settimana. Se lo volessero davvero, anche solo ricorrendo a pochi droni, in grado di operare chirurgicamente e colpire bersagli di dimensioni di una persona da diverse migliaia di metri di quota, con un margine di errore di pochi centimetri. Ma ad oggi questa volontà non è mai stata concretamente manifestata.
Personalmente ritengo che l’ISIS stia compiendo il suo tempo. La sua “utilità” sembra già essere superata, forse proprio dallo stesso Califfato, andato oltre le intenzioni dei suoi finanziatori, che come io credo, ha già raggiunto l’obiettivo primario della emigrazione di massa verso l’Europa, che oggi, guarda caso, improvvisamente umana ed accogliente.