Italiani verso il voto pensando alla pace, ma nelle urne pesano salari e sanità

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alessandra Ghisleri
Fonte: La stampa

Il timore che gli eventi dei diversi conflitti nel mondo si stiano indirizzando verso una guerra globale-mondiale sono molto alti. Il 60.3% dei cittadini italiani si orienta sulle affermazioni di Papa Francesco: «La terza guerra mondiale a pezzi è un conflitto globale».

Tutto ciò è perfettamente comprensibile dato che la storia ci ha mostrato gli effetti devastanti di conflitti su vasta scala. Tuttavia, è importante considerare che mentre ci possono essere tensioni e ostilità significative in diverse parti del mondo, ci sono anche molte forze e istituzioni che lavorano attivamente per prevenire una tale catastrofe. I cittadini sono convinti che dialogo, diplomazia e mediazione possono essere i pincipali strumenti che l’Unione Europea potrebbe usare in maniera più efficace per spingere verso una risoluzione di pace. Organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite, l’Unione Europea, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) e molte altre, insieme a trattati internazionali e alleanze diplomatiche, sono progettate per promuovere la pace, la stabilità e la risoluzione pacifica dei conflitti.

 

 

Si registrano sforzi costanti per promuovere il dialogo, la diplomazia e la mediazione come mezzi per risolvere le dispute internazionali, tuttavia vengono sempre segnalati sottotraccia, anche per tutelarne i possibili risultati. Per l’opinione pubblica, anche se ci sono momenti di tensione e crisi, è fondamentale mantenere la speranza nella capacità dell’umanità di evitare una guerra mondiale. È evidente che la consapevolezza dei rischi e la volontà di impegnarsi attivamente per la pace sono essenziali per costruire un futuro più sicuro e stabile per tutti. In questo contesto la posizione di pace può sicuramente essere un fattore determinante nella scelta di una forza politica rispetto a un’altra, soprattutto nell’ambito di elezioni europee. Gli individui infatti tendono a votare per i partiti o i candidati che promuovono politiche mirate al mantenimento della pace, alla risoluzione dei conflitti e alla prevenzione della guerra. Questo può includere posizioni su questioni come la diplomazia internazionale, la gestione dei conflitti regionali e globali, il disarmo nucleare e la sua protezione, il sostegno alle organizzazioni internazionali che lavorano per la pace e la sicurezza. Inoltre, la pace può essere vista come un prerequisito per lo sviluppo sociale ed economico non solo del nostro Paese , ma dell’intero continente.

Le persone quindi possono essere più propense a sostenere partiti o politici che propongono politiche volte a migliorare le condizioni di vita attraverso la promozione della pace e soprattutto della stabilità. Non a caso nella tag-cloud che racchiude le dichiarazioni dei cittadini intervistati sugli strumenti che l’Unione Europea potrebbe e dovrebbe usare per ottenere la pace e una nuova stabilità, il dialogo, la diplomazia e la mediazione sono le citazioni con maggiore visibilità. Tuttavia, è importante notare che le opinioni sulle questioni della pace possono variare notevolmente con molte sfumature tra gli elettori e che ci sono molte altre questioni politiche che influenzano realmente le decisioni di voto, come l’economia-soprattutto quella familiare-, l’istruzione, la sanità, il lavoro, la crisi climatica e così via. E infatti se la pace rappresenta una valida spinta per andare a votare per scegliere un determinato partito rispetto ad un altro, solo il 31.9% ha condiviso la tesi, mentre un cittadino su 2 (48.6%) dichiara di avere altre motivazioni che muovono il suo voto. Infatti ci sono diverse ragioni per cui la pace tra i popoli potrebbe non essere considerata la principale motivazione per scegliere il partito o il candidato per cui votare tra cui le priorità personali che possono includere le questioni economiche, sociali, sanitarie e ambientali, … Altri potrebbero invece essere maggiormente concentrati sulle prospettive di una sicurezza nazionale, trovando nell’immigrazione un fulcro importante e discriminante e ritenendola più importante della necessità di una cooperazione internazionale per far cessare i conflitti.

Per molti elettori le questioni legate alla politica estera e alla pace internazionale sono situazioni che vengono lette come molto lontane, complesse e sfaccettate tanto da rendere difficile, da parte dei cittadini, la valutazione dei partiti su tali questioni e il poter discriminare quale partito o candidato offra le migliori soluzioni. Dal canto loro in determinati contesti le formazioni politiche e i loro leader possono sfruttare il nazionalismo, la propaganda per influenzare le opinioni degli elettori, spingendoli –a loro insaputa- a votare sulla base di situazioni diverse dalla pace internazionale, ma lontane anche da quei temi che sono al centro del dibattito tra la gente. In tutto questo ci sono i candidati che risultano fondamentali, soprattutto in un’elezione per il Parlamento Europeo dove è previsto il voto con la possibilità di indicare la preferenza. Sebbene l’attenzione mediatica spesso si concentri sui partiti politici o sulle coalizioni, i candidati individuali svolgono un ruolo cruciale nel convincere gli elettori; anche se il 39.5% degli elettori italiani giudica negativamente la presenza di nomi celebri e famosi, come giornalisti, scrittori uomini dello spettacolo e dello sport, … quasi un cittadino su 2 (46.0%) non esprime un giudizio a favore o contro essendo più o meno consapevoli che i nomi illustri sono utilizzati più come richiamo per portare voti al partito che per rappresentanza e preparazione.

Alcuni elettori potrebbero valutare la credibilità e l’affidabilità dei singoli candidati a svantaggio del partito. Di sicuro per il 56.5% dei cittadini i candidati più giovani non rappresentano una discriminante importante. Questo dato è una lettura trasversale politicamente ad eccezione dell’elettorato del Partito Democratico che per il 52.5% afferma il desiderio di avere parlamentari più giovani. Quello che sappiamo per esperienza è che un candidato con competenze specifiche o con una storia di servizio pubblico potrebbe essere visto come più affidabile…, ma del resto la politica è riconosciuta come l’arte del possibile. Quindi, mentre la richiesta degli elettori è più radicata nella realtà e nei limiti del possibile, la politica può anche essere un’arena in cui si sfidano e si superano i confini apparentemente impossibili attraverso l’azione collettiva, la leadership e il rinnovamento, a seconda delle circostanze e delle strategie adottate dagli attori politici.

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