Gianni Cuperlo: «Elly, non sei Meloni, tu sei meglio»

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alessandro Di Matteo
Fonte: La stampa
Intervista a Gianni Cuperlo
Doveva essere il giorno dell’ok alle liste per le europee, è diventata la direzione della spaccatura sul nome di Schlein nel simbolo. Lei ha detto: «Elly, non sei Meloni, tu sei meglio». Però il suo nome potrebbe trainare il Pd in un voto difficile, no?
«La notizia di ieri sono liste solide, aperte a profili esterni di qualità e che ci consentono di affrontare la campagna per le europee più importanti degli ultimi decenni contro una destra illiberale che ha come bersaglio libertà e diritti delle donne come da ultimo sulla 194. Elly è un valore in più e guiderà quella sfida offrendo un contributo prezioso. Non drammatizzo il tema del simbolo, per quanto mi riguarda penso che quella scelta potrebbe trasmettere un modello di partito che non è il mio».
Prodi parla di “ferita alla democrazia”. Ma la segretaria non aveva anticipato questa sua idea nei colloqui dei giorni scorsi? L’avete saputo in direzione? C’è un deficit di dialogo nel partito?
«Premesso che Prodi va ascoltato anche quando esprime critiche aspre, siamo l’unico partito che affronta discussioni vere nei propri organismi dirigenti. Lo giudico un fatto di trasparenza e democrazia, compreso il confronto tra opinioni diverse senza che debba derivarne ogni volta una spaccatura. La politica in una comunità è fatta di ascolto e mediazione. L’alternativa sono forze dove uno decide e l’intendenza segue. Per noi non è così».
Alla fine Schlein è capolista in due circoscrizioni. Anche su questo c’erano state perplessità. Ha fatto bene? Il Pd è pronto per le elezioni? Il vostro messaggio sarà: siamo noi l’argine alla destra?
«Con tutta l’umiltà penso che sì, siamo l’argine a quella destra anche se non bastiamo a noi stessi. Quanto al messaggio dev’essere un’Europa diversa da ora che metta al centro il capitolo della pace e di una nuova stagione di disarmo assumendo un’iniziativa diplomatica su una guerra scatenata dalla Russia e che ha già prodotto oltre mezzo milione di morti. Un’Europa che si mobiliti per un cessate il fuoco a Gaza. Un’Europa che non getti a mare il patrimonio del suo welfare universalistico, che rifiuti di ridurre la protezione individuale nella convinzione che la sfera sociale è un fine e non una variabile del primato economico. Un’Europa contro i paradisi fiscali più indecenti che non sono alle isole Cayman, ma in Olanda e Lussemburgo. Insomma una visione che conquisti giovani e donne oltre la sola retorica europeista e la tecnocrazia più illuminata».
Lei insiste molto sul tema della pace, chiede che l’Europa assuma un ruolo guida sul fronte diplomatico. Ma il Pse ha votato un documento che parla soprattutto di investire nell’industria della difesa. Dovete avviare una riflessione con i socialisti europei?
«Ma quella riflessione è in corso da tempo e siamo d’accordo nel dire che senza una politica estera comune, anche con regole diverse e col superamento del principio dell’unanimità, non ci sarà nessuna credibile difesa a meno che non si intenda quel concetto come una miscela di risorse militari e vincoli di bilancio».
Nel frattempo Schlein ripete che sarete “testardamente unitari”. Lui la accusa di “prendere in giro” gli elettori. Questa alleanza è davvero possibile?
«La segretaria ha risposto con nettezza agli attacchi dei 5Stelle. Il tema è che quel movimento non vuole o non può sciogliere nodi decisivi nello scontro che vede contrapporsi due concezioni dell’Europa. Ma proprio questo loro limite restituisce a noi un compito diverso che è rafforzare il Pd facendone il perno di un’alternativa alla destra».
Non mi dica che rimpiange la vocazione maggioritaria?
«Non in quel senso, non c’è più il bipolarismo puro del 2008 che tendeva al bipartitismo. Però penso che solo con una marcata affermazione del Pd anche i rapporti con i 5 stelle probabilmente stempererebbero quel di più di competizione».
La polemica sul nome nel simbolo, il trasformismo e le inchieste in Puglia e in Piemonte. È ora di mettere da parte le primarie e il partito leggero scelto nel 2007?
«È ora di costruire quel partito diverso annunciato da anni e mai costruito. Il trasformismo è cresciuto nel tempo e in alcune realtà non solo è stato tollerato ma ha trovato condivisione e sostegno. Penso che solo un Pd ripensato con radicalità anche nell’aprirsi al tanto di buono che vive fuori da noi potrà restituire passione e una speranza per tante e tanti che oggi si rifugiano nell’astensione».
Glielo chiedo brutalmente: si sta aprendo una crisi tra la segretaria e il partito che guida?
«Le rispondo gentilmente di no. Abbiamo davanti due mesi fondamentali e li affronteremo con lo spirito unito di una comunità cosciente del tempo che viviamo».
Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.