LA CHIAMATA DELLO SPIRITO AL RISVEGLIO

per Filoteo Nicolini
Autore originale del testo: FILOTEO NICOLINI

LA CHIAMATA DELLO SPIRITO AL RISVEGLIO

Le risposte ai dilemmi laceranti della nostra posizione odierna* possono scaturire approfondendo le inclinazioni, per così dire, riguardo la vita dello spirito. Che sarà mai lo spirito? Come si presenta alla nostra coscienza?

Queste inclinazioni saranno negate d’entrata da chi non vuole conoscere nulla di tali mondi.

Eppure sono lì, e ciascuno potrà dire in tutta coscienza se non si è mai interrogato almeno una volta al proposito. Nel mondo dove viviamo dobbiamo riconoscere una triade perchè la nostra collocazione assume una triplice valenza ben diversificata. Siamo cittadini di tre mondi. Mediante il corpo apparteniamo al mondo che possiamo percepire con i sensi. Mediante l’anima ci edifichiamo il nostro proprio mondo interiore. Mediante lo spirito ci viene rivelato un mondo più elevato degli altri due.

Esemplificando. Attraverso il corpo siamo imparentati con le cose che si offrono ai sensi. Mentre contempliamo coi sensi il mondo esterno, possiamo contemplare anche la nostra esistenza, le passioni e i desideri, i sentimenti e le emozioni nel convivio sociale. Ciascuno porta in sé il suo proprio mondo, quello dell’anima. Però attraverso lo spirito il mondo esterno si rivela in una modalità superiore. Il mondo esterno alimenta la nostra vita interiore, ma quando eleviamo lo sguardo al cielo stellato stiamo uscendo da noi stessi e lasciando le cose parlare di sé e di quel che ha importanza per esse, Da un lato rimaniamo estasiati dallo spettacolo del firmamento e ne gioiamo nel nostro intimo, dall’altro possiamo formulare le leggi stellari che afferriamo nel pensiero, nello spirito. Quelle leggi appartengono alle stelle. È una conquista dello spirito. Ecco spiegata la nostra triplice natura.

  La triade corpo-anima-spirito però è stata negata ufficialmente già dall’Ottavo Concilio ecumenico di Costantinopoli nel 869 D.C. quando fu “abolito” lo spirito. Da allora in poi si doveva insegnare soltanto che l’essere umano è corpo e anima, e che l’anima ha solo alcuni attributi spirituali. Date le condizioni di allora, il dogma venne accettato da tutti ed ha agito nel profondo della Civiltà, al punto che parlare di spirito appare di carattere vago e nebuloso ai più. Questa dottrina si è conservata senz’altro nella scienza occidentale, cosi che anche la moderna psicologia non può trovare altro che corpo e anima. Con “l’abolizione dello spirito” dalla dottrina cristiana in qualche modo le aspirazioni umane sono state così guidate verso la corporeità, e questa poi è stata consegnata alla scienza. In compenso la Chiesa cattolica ha da allora preteso che le anime delle persone restassero sotto il suo dominio. La scienza, relegata a considerare il corpo, dovette diventare materialista. Da allora lo spirito negli esseri umani “dorme” ma agisce ugualmente. È importante far risuonare la chiamata di risveglio dello spirito nel mondo interiore di ciascuno. L’anima potrebbe perdere il suo nesso con lo spirito, da cui proviene, se non volesse udire dentro di sé la sveglia dello spirito.

Esiste in noi in potenza il sentimento della Divinità e del soprannaturale anche se indefinito, quel mondo al di là del campo delle esperienze sensorie. Questo certamente è un primo livello. C’è in noi una prima inclinazione a conoscere ciò che può chiamarsi in senso generale il Divino. Ecco una esperienza vissuta da me.

   Sono nel treno mentre mi abbandono a pensieri nebulosi sul Senso del Sacro, quando ad un tratto mi accorgo di un insetto nero piccolissimo, cosa di due millimetri, che deambula sul dorso della mia mano destra. Due antenne minuscole, quattro zampette, bello nelle sue proporzioni, si muove con disinvoltura esplorando ora il dito, ora volge verso il palmo, mi costringe a girare la mano, temo possa cadere, ma lui è solidamente afferrato, non c’è verso di distoglierlo, e perché poi? Ho sospeso quei pensieri affollati, ora sono uno con lui, gli sorrido, mi rallegra tenerlo con me. Nessuno se ne accorge, le persone sono occupate con i cellulari e non badano a me. Certo, piccolo come è, risulta ammirevole, ha una sua organizzazione, segue i suoi principi, ma cosa vuole dirmi con la sua improvvisa presenza che sta richiedendo tanta attenzione, che presagio è mai questo? Il Sacro è vicino, più vicino di quanto non credi, mi sussurra, o almeno mi sembra di udire nel treno che improvvisamente si è fatto silenzioso, sono rapito. Grandezza ‘e Dio, diceva Mio Padre di fronte al soprannaturale, ed io ora con lui. Soffio leggermente sulla mano, ora si è arrampicato su di un pelo, fatica un po’. E improvvisamente dispiega due micro alette finora invisibili e vola via, lasciandomi, rinnovati i pensieri, fecondati i sentimenti.

Ma che cosa fa che in tanti neghino l’esistenza del Principio Divino, del Dio Creatore? È una limitazione, un difetto quello di chi non riconosce e non sente il Divino nella Natura.

Eppure il Sacro è vicino, più vicino di quanto non crediamo, così mi sussurra il più piccolo insetto, la pianticella umile ai bordi del cammino, il firmamento stellato, il sole radiante. Essere atei vuol dire avere in qualche modo una limitazione, una malattia della costituzione corporale che non riconosce che il mondo è pervaso dalla Divinità. Nessun dottore può curarla né riconoscerla in base alla sua scienza. Ma è così.

   Ci sono altre vie d’accesso allo spirito: l’esperienza musicale. La musica è solo in apparenza una esperienza sensoriale, e quando cerchiamo di afferrare la musica nella sua vera essenza ci presenta vari enigmi, perchè crea il suo proprio spazio a cui non si applicano le regole della geometria e dispiega il suo proprio tempo che è diverso dal tempo dell’orologio. E poi la musica è un organismo vivente, ci dà una esperienza diretta della vita. In poche parole, la musica è una esperienza extrasensoriale. I toni che udiamo non sono la musica e la musica non è composta di toni udibili. La musica è l’esperienza che rende udibile l’inaudibile.

  Un’altra via d’accesso allo spirito è data dal pensare. Esso collega il mondo interiore e il mondo esteriore ed mi appare nell’interiore come dato. Mi sento vivo nei miei pensieri. Ma solo il modo in cui mi appare appartiene al mio mondo interiore ed è soggettivo. Il suo vero essere, il suo contenuto però non appartiene al mio mondo interiore, non mi appartiene. Ci vuole il mio sforzo interiore e il mio mondo personale per far apparire il teorema di Pitagora nella mia coscienza. Ma il teorema stesso non è nulla che mi appartenga, resta il medesimo sia che appaia in me o in qualche altra persona. Nel suo essere è indipendente dal suo modo di manifestazione. Inoltre il teorema di Pitagora non appartiene al mondo esteriore, perchè non può essere percepito da nessuna parte. Si può invece applicarlo al mondo, e allora si ha un’esperienza spirituale quando quell’esperienza interiore si adatta al mondo esteriore.

Non si nega affatto che il pensiero sia legato al cervello fisiologicamente. Ma il pensiero è solo riflesso nel cervello per venire a coscienza. Bisogna in altre parole distinguere il contenuto del pensiero dal modo in cui si manifesta, che è doppiamente soggettivo per costituzione e capacità. Lo sforzo che devo fare per afferrare tale concetto è mio, ma il contenuto è spirituale. Naturalmente, anche i contenuti del pensiero sono condizionati dallo sviluppo culturale e spirituale, dall’epoca storica, dalle tradizioni, dalle consuetudini, dai propri ricordi. Noi continuamente riflettiamo pensieri materialisti nella nostra coscienza che hanno origine nello spirito del materialismo!

Qui sta la difficoltà: se vogliamo avvicinarci al pensiero libero, alla vera esperienza spirituale, dobbiamo cancellare man mano dalla nostra coscienza ciò che condiziona il pensiero e lo vincola. Questo conduce allo stato di meditazione, quando il pensiero involontario si arresta. Il pensiero diviene libero quando il pensare si arresta.

Ma in tal modo vengono meno i pilastri fondamentali a cui appartiene la comune concezione della verità. A questo punto si ritorna impauriti al pensiero vincolato. Abbiamo paura del vero pensiero libero, del venir meno dei sostegni tradizionali. La scienza moderna potrebbe essere una eccellente scuola del pensiero libero perchè per sua costituzione fa piazza pulita delle tradizioni di una vita spirituale antiquata. Ma allo stesso tempo ricade nei vincoli proprio là dove indaga solo la materia, sotto il lontano eco del Concilio di Costantinopoli citato. Lo scienziato si avvale dello spirito per negarlo o ignorarlo nella materia!

Negare lo Spirito nella sua accezione più vasta, significa ottusità, ottusità dello spirito stesso dell’uomo.

  L’equilibrio della triade corpo-anima-spirito ha quindi subito delle alterazioni rispetto al modello originale. È stata come “un’iniezione” che ha raggiunto la nostra attuale costituzione, e con essa siamo nati ancora oggi. Nell’Umanità occidentale è stata iniettata quella malattia che, nei suoi effetti, porta alla negazione del Dio Creatore, all’egoismo, al materialismo.

  L’Umanità occidentale ha oggi una “spina nella carne”. Chi oggi si arrende totalmente a questa spina, a questa malattia, perché nel corpo fisico questa spina è una malattia reale, diventa un ateo, uno che nega Dio, che nega il Divino. In ogni essere umano appartenente alla civiltà moderna c’è la tendenza all’ateismo; la questione è solo se l’essere umano si presti a questo. Ha dentro di sé la malattia che lo spinge a rinnegare il Divino, mentre se obbedisse ai suggerimenti e all’inclinazione della sua vera natura riconoscerebbe Dio.

La sua natura è stata, per così dire, mineralizzata in una certa misura, ritardata nel suo sviluppo, con il risultato che abbiamo in noi la malattia che dà origine alla negazione della Divinità. Questa malattia ha molte conseguenze. Attraverso di essa si crea un legame di attrazione tra l’anima dell’uomo e il suo corpo più forte di quello che esisteva prima, più forte di quello che scaturisce dalla stessa natura umana. L’anima è incatenata più saldamente al corpo. Contemporaneamente, il nesso cosciente con lo spirito si è allentato e indebolito.

Su questo parleremo ancora. La seconda inclinazione in noi è quindi quella di conoscere lo Spirito nella sua accezione più vasta. La terza tendenza è conoscere il Cristo come la novità assoluta nella Creazione.

FILOTEO NICOLINI

* Cultura htpps://www.nuovatlantide.org/sapere-cio-che-e-vero-non-e-lo-stesso-che-fare-cio-che-e-buono/

IMMAGINE: STATUE DELL’ISOLA DI PASQUA, CILE.

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