Fonte: Lucia Del Grosso
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di Lucia Del Grosso – 1 maggio 2016
Domani è la Festa del Lavoro, ma in Francia festeggeranno e in Italia no.
Come sarebbe che in Italia non festeggeremo, quest’anno non si terrà il Concertone a Piazza S. Giovanni?
Certo, e con un quarto d’ora di titoli di coda per ringraziare gli sponsor.
Ma ballare con i Modena City Ramblers (ci saranno, vero?) in quattro per metro quadro non è festeggiare il Primo Maggio, è sballarsi sotto qualche bandiera rossa.
Festeggiare degnamente il Primo Maggio è lottare per un lavoro dignitoso, come stanno facendo i giovani francesi, che riempiono le piazze di giorno e di notte per rispedire al mittente il gemello d’Oltralpe del Jobs Act.
E perché invece i giovani italiani dormono di giorno e di notte?
Risposta A: perché sono scemi.
Risposta B: perché sono scemi quelli che dovrebbero aprire a loro gli occhi e organizzarli.
Scartata la risposta A perché autorazzista nonché priva di riscontri oggettivi, rimane la seconda ipotesi. Che invece è supportata da qualche evidenza.
Che cosa pensa una parte purtroppo maggioritaria della sinistra italiana? Che gli Italiani ritengano il Jobs Act un passo in avanti perché “prima ero co.co.co, adesso sul mio contratto c’è scritto tempo indeterminato“. Appunto, c’è scritto, ma non significa tempo indeterminato.
E allora alla povera sinistra realista e convocazione di governo cadono le braccia e si rassegna al “migliorismo”: visto che gli Italiani sono servi e reazionari, rassegnamoci a contrattare qualche posticino nelle giunte PD, forse ci faranno attuare qualche sottocomma di qualche sottoparagrafo del nostro rivoluzionario programma.
Chiedersi se per caso i giovani siano diventati servi e reazionari perché lasciati soli davanti ad Amici della De Filippi o a Facebook non fa parte delle riflessioni di questa sinistra, vocata più che al governo all’esecuzione con varianti marginali dei programmi liberisti di governo.
E invece bisognerebbe provare a schiodarsi dalle poltrone per andare ad interrogare da vicino il malessere e la rabbia che serpeggia tra i tanti giovani nemmeno lambiti dall’imbroglio del Jobs Act. Solo che bisogna presentarsi con una faccia alternativa e non farsi vedere a braccetto con chi fa scempio con i loro diritti del lavoro appena svoltato l’angolo. E decidersi ad incominciare a mobilitarli sulla concretezza di una legge sul mercato del lavoro obbrobriosa.
Provateci, vi dimostreranno che non sono meno intelligenti dei giovani francesi.