La già esistita antica Europa unita!

per tonigaeta

di Toni Gaeta, 20 aprile 2017

Quanto segue dà per letti gli articoli dedicati a “Il mondo dell’antica Europa” e “”Le origini della scrittura in Europa

Ciò che cercherò di sottoporre alla vostra attenzione é una realtà che emerge sempre più prepotentemente da studi più accurati su reperti archeologici europei, che risalgono a diversi millenni prima della Storia conosciuta sui banchi di scuola.

Innanzitutto una premessa, che traggo dal saggio, molto recentemente tradotto anche in lingua italiana, “Le dee e gli dei dell’antica Europa” di Marija Gimbutas (Stampa Alternativa).

Osservando le numerose statuine sottratte all’oblio dei millenni, é possibile osservare come, sia il soggetto rappresentato dalle stesse sia la ripetizione formale dello stile collettivamente approvato, ci forniscono una nuova idea del contenuto e dello scopo dell’arte plastica “preistorica”. Quest’ultima rivela la reazione mentale dell’essere umano al suo ambiente, perché per il suo tramite egli tenta di interpretare e controllare la realtà. Le forme ‘caotiche’ della natura (compresa quella umana) in lui trovano una regola collettivamente accolta, giacché nelle forme e modalità artistiche la comunità si riconosce.

La Realtà non fisica dell’artista neolitico.

La realtà dell’artista neolitico non é una realtà fisica, sebbene egli conferisca al concetto una forma materiale bidimensionale, regolata e ripetitiva. Le potenze soprannaturali sono concepite come dispositivi chiarificatori, che favoriscono un’esperienza ordinata delle irregolarità della natura. A queste potenze viene data la forma di ‘maschere’, figure ibride e animali, producendo un’arte simbolica e concettuale non orientata al naturalismo figurativo. Lo scopo principale é quello di trasformare e spiritualizzare il corpo, oltrepassando il livello elementare e anatomico.

Ne consegue, dunque che la concisione formale non dovrebbe essere attribuita a incapacità tecnica dell’artista neolitico, nel modellare la forma tonda ma a requisiti prescritti da concetti e credenze profondamente assimilati (Non diversamente in questo da qualsiasi arte sacra, cristiana in primis, ndr).

Tuttavia, poiché abbiamo a che fare con un’arte, che é stata spesso definita “primitiva” in senso parzialmente dispregiativo si rende necessario spezzare una lancia in difesa della competenza dello scultore neolitico (soprattutto in considerazione del fatto che questi dimostra l’esistenza di una civiltà europea, che risale a circa 9.000 anni fa ! Ndr).

Lo scultore neolitico non si limitava a forme non realistiche a causa di presunta inadeguatezza delle proprie capacità manuali, o per la natura grezza dei materiali o per mancanza della tecnica necessaria. L’arte plastica dell’Antica Europa, infatti, é il prodotto di competenza e maestria, che risponde a tradizioni consolidate. Tutti gli scavi risalenti a quel periodo storico sono lì a dimostrare l’omogeneità culturale, che non é assimilabile con le culture dei millenni successivi, post invasioni indoeuropee !

Un esempio di elevata capacità espressiva artistica é testimoniato dalla diffusa statuetta (ma mai uguale) del “Dio Triste”. Così detta perché essa riporta la figura di un uomo accovacciato o seduto su uno sgabello (o trono..). Le braccia poggiano tranquille in grembo oppure sono allacciate alle ginocchia, offrendo sostegno alla testa. Il personaggio non mostra segni di emozione e non é dotato di maschera animale. L’atteggiamento e l’espressione facciale implicano uno stato contemplativo o comunque pensoso. Non ci sono dati sufficienti per poter definire le sue funzioni sociali e/o religiose. Tuttavia, si può ipotizzare che si tratti della raffigurazione di un dio, forse dell’anno vecchio che deve finire, affinché possa rinascere nella primavera seguente. Oppure si tratta di un dio della morte, consorte ella Grande Dea, che come sappiamo attende il suo sacrificio, per poter poi tornare a “risorgere” (Resurrezione) !

L’ampia distribuzione geografica e temporale di questo tipo di divinità rivela una posizione consolidata nel pantheon dell’Antica Europa. La sua importanza é sottolineata dal fatto che le sculture del “dio triste” vengono di solito prodotte con estrema cura, e alcune meritano il titolo di ‘capolavori dell’arte neolitica’ !

Tra questi gli uomini di Vulcanesti e Hamangia (Cernavoda) seduti in posizione curva su un piccolo sgabello. Entrambi sono nudi e in loro troviamo i migliori ritratti del corpo maschile risalenti al V millennio a. C.

Tuttavia, una delle sculture più apprezzate del Neolitico Balcanico é il “Pensatore” Hamangia (così chiamato con riferimento all’opera di Rodin): seduto anch’esso su uno sgabello, con il corpo proteso in avanti, esso ha braccia simili a colonne su cui poggia la testa, mentre i gomiti sono sostenuti dalle ginocchia. Il soggetto rappresentato ha gambe massicce e robuste, come quelle di un uomo. I tratti del volto sono solo approssimativi e non fu fatto alcun tentativo di modellare le mani. La testa é certamente mascherata, piatta e forata negli angoli superiori. La schiena é fortemente flessa e ben proporzionata.

Il “dio triste” di Hamangia é stato trovato in una tomba assieme con una statuina femminile, che molto probabilmente rappresenta la Grande Dea, anch’essa di abile ed eccezionale fattura, riprodotta in posizione seduta con braccia poggiate sulla gamba piegata. Essa ha grande triangolo pubico e il volto é altrettanto triste. Entrambe le opere sono di stile, dimensione e colore uguali, molto probabilmente eseguite dallo stesso abile scultore!

Quanto riportato nel presente articolo costituisce soltanto un assaggio della consistente ricchezza di reperti, che parlano anche di vita sociale, di villaggi e di città con circa 20-30 mila abitanti (Metropoli per quei tempi) !

 

 

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3 commenti

redazioneSA 11 Maggio 2017 - 13:24

Buongiorno dalla redazione della casa editrice Stampa Alternativa. Sarebbe possibile avere un vostro indirizzo di posta elettronica, per contattarvi direttamente?
Grazie.

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Gian Franco Ferraris 12 Maggio 2017 - 0:31 Rispondi
William 30 Maggio 2017 - 12:24

Non credo siano divinità tristi, dell’anno vecchio o della morte.
Credo siano semplicemente delle figure umane, che, sedute attorno a un focolare da oltre 7000 anni, contemplano il cielo.

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