E’ la vera fine di Renzi?

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucia Del Grosso
Fonte: Lucia Del Grosso
Url fonte: http://www.luciadelgrosso.it/?p=2261

di Lucia Del Grosso – 30 ottobre 2016

Tutti sanno della leggenda dei Re Taumaturghi, quelli che guarivano la scrofola con l’imposizione delle mani (mai capito perché solo la scrofola, c’era pure la peste, e faceva molti più danni). E’ una lunga vicenda che ha attraversato secoli, fatta risalire da alcuni ai tempi dei Re Merovingi (ma quelli si sa che esageravano in autostima, pensavano di essere discendenti di Gesù Cristo), da altri invece a dinastie successive. Non tutti sanno però che la credenza di capi carismatici che fanno accadere cose solo stendendo le mani non si è interrotta, c’è ancora qualcuno che ci crede.

Molti, troppi ci credono, nonostante nel frattempo sia intercorso il secolo dei Lumi che avrebbe dovuto sforbiciare un po’ di superstizioni. Ci crede Renzi, e fin qui non c’è da stupirsi, una certa percentuale di megalomani tra la popolazione, che cresce se riferita ai leader, è fisiologica. Ci crede però un intero gruppo dirigente di un partito, larghissima parte dei suoi quadri e parecchia base, ovviamente si parla di quella residuata dallo sfollamento conseguito al cambioverso di Renzi.

E così ieri il PD era convinto di far scoppiare Piazza del Popolo per l’immensità della partecipazione con la sola imposizione delle mani di Renzi; gli organizzatori avevano addirittura fatto provvista di migliaia di bandiere, che però sono rimaste tristemente accatastate ai piedi del palco.

Perché per suscitare quel brivido che molti di noi hanno provato, specialmente chi viene dal PCI, nel ritrovarsi stretti in una piazza abbracciati da una passione comune occorre un partito di massa organizzato e popolato di militanti fortemente motivati, altrimenti non rimane altro che affidarsi a qualche carisma.

Ma Renzi in tre anni ha sradicato sia la passione, sia l’organizzazione di un partito nato per essere di massa come quelli da cui derivava, confidando nella sua immagine costruita di Leopolda in Leopolda di capo vincente. E non si è reso conto che più tagliava i ponti con quello che doveva essere il suo popolo, meno aveva il polso del suo consenso, fino a dover constatare, ieri, che  la base l’ha lasciato solo. E proprio nel momento in cui ne aveva maggior bisogno: doveva essere una prova di forza, altrimenti perché indire una manifestazione? Invece è stata una dimostrazione di debolezza. Settemila presenze secondo la Questura, roba da partito di opinione come i Radicali.

Renzi poteva avere la speranza di vincere il referendum solo mobilitando l’opinione pubblica. Non mi pare che i 400.000 euro pattuiti con Jim Messina siano stati ben spesi, a giudicare da ieri e non solo.

Credo che a questo punto Renzi sappia che solo una mandrakata come quelle che era capace di inventare Berlusconi possa salvarlo, ma i margini sono molto stretti, finora si è bruciato tutte le carte, dai bonus al Ponte sullo Stretto, e non mi sembra che abbiano riscaldato gli animi più di tanto.

Ma ora provo a ragionare a voce alta: l’uomo è pieno di risorse, più di quante ne abbia tutto il mazzo della minoranza PD, che crede ancora di potersi riprendere il partito dopo la sconfitta di Renzi al referendum. Sicuri? Pronti a metterci la mano sul fuoco? Facciamo l’ipotesi che i SI’ perdano nelle proporzioni del 45% contro il 55% dei NO. Vi immaginate Renzi che dichiara dichiarare e ammette: “Ah, ok, ho fallito”. Illusi! Per Renzi i falliti sono sempre gli altri. Se Renzi non vince si inventa che ha vinto: ha tenuto una direzione del PD intera sul potere della narrazione, non so se ve la ricordate. Dirà che lui da solo, avendo contro tutti gli altri partiti (veramente ha Verdini dalla parte sua, ma, si sa, le narrazioni sono sempre imprecise) ha registrato un consenso del 45%. E a nulla varrà ricordargli che la politica è capacità di costruire vasti fronti per la realizzazione di un progetto, per cui ha perso, punto e basta: le narrazioni esulano dalle logiche della razionalità politica.

Si terrà il partito, ci potete scommettere, e continuerà a condurlo nel solo modo in cui lo sa fare, con una gestione padronale e cercando sponde a destra. La minoranza PD rimarrà ancora una volta con una mosca in mano, insieme alla brigata ottimista Pisapia & co. convinta di poter spostare l’asse del PD a sinistra per costruire un campo largo dei progressisti.

Da tenere a mente mentre ci avviamo a costituire Sinistra Italiana.

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