La vita nuda e quelli che vogliono menar le mani

per Gabriella
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

Non è una società civile quella che tende a denudare la vita degli uomini. Quella che spoglia dei diritti e priva le persone della loro personalità. Come corpi senza più una veste, come individui senza nome e un riconoscimento. È una ‘nuda vita’ che assume le forme dei neri che tentano il mare per venire in Europa. Delle donne e degli uomini che intrattengono rapporti di lavoro precari, flessibili, mal retribuiti, incerti, senza futuro. Degli schiavi che chinano la schiena sotto il sole per raccogliere i pomodori. Di chi vive, in tutto il mondo, a un dollaro di media al giorno. Di chi abita gli slums e le immense periferie, ed è ammassato in spazi invivibili, a ridosso delle discariche, ai margini di città che esibiscono grattacieli e PIL altissimi. Dei lavoratori che, pur protetti dai contratti, vivono vite appena superiori alla soglie di sussistenza. Degli anziani che conducono i loro ultimi anni di vita nella ristrettezza. Persone che non sono persone, che non hanno diritti e se ce l’hanno è come se non l’avessero. I diritti non sono solo l’altra faccia dei doveri, come molti dicono. Non sono soltanto un elemento controbilanciante. Al contrario, sono l’abito che veste l’uomo, sono ciò rende l’uomo tale, e non un oggetto nelle mani del potente o del suo servo.

Perché i diritti? Perché sono una garanzia di umanità, sono la possibilità che un uomo sia un uomo, e non solo un instrumentum vocale che non possiede di sé neanche il proprio corpo. Perché sono una tutela, e una salvaguardia dei deboli in primo luogo. Certo, non basta enunciarli, bisogna chiederne fermamente l’applicazione: di quelli civili, di quelli sociali, di quelli ambientali. La politica c’è anche per questo, non per il contrario. E in questi giorni, in Italia per restare al nostro Paese, c’è invece una cattivissima aria. Che si diffonde e avvelena gli animi del cosiddetto ‘popolo’. C’è da parte di alcuni come un desiderio di menare le mani, e da parte di altri la voglia di applaudire: così si fa! Ed è un desiderio che non si rivolge contro i potenti (per dire: combattiamo l’evasione fiscale, ridistribuiamo risorse che pochi detengono in grande quantità, accogliamo gli ultimi, esprimiamo umanità verso chi vive in condizioni disumane…). No.

Quel desiderio diffuso si rivolge pesantemente contro i più deboli, contro gli ultimi, contro gli inermi. Forti con i deboli, insomma, secondo un costume noto. Anche il ‘popolo’ si sta convincendo che il ‘popolo’ stesso vada colpito, a partire da quelli più ai margini, le minoranze, gli indifesi, i diseredati. Per poi risalire pian piano il resto della piramide sociale, e arrivare sino ai lavoratori, piegandoli laddove non fossero già piegati egemonicamente da se stessi. È una brutta storia, già vista e rivista in tutto il mondo. Il copione stranoto di un film pessimo. Eppure recitato alla perfezione persino da alcuni che non temono di dirsi di sinistra, e non solo dalla destra più abietta, quella a cui le mani prudono per definizione. È una macchia di vergogna che si allarga e vorrebbe sommergere tutto. Denudando le nostre vite.

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