Lettera aperta a Gianni Cuperlo

per Gabriella

di Antonio Napoletano  da facebook

Ci fai o ci sei?

Ma tu Cuperlo, ci fai o ci sei? E’ questa la domanda che da qualche tempo mi rigiro in testa ogni qual volta mi tocca leggere le tue dichiarazioni, quasi sempre in risposta a qualche intemerata renziana e/o renzista.
Prima, per qualche mese, ci hai rotto l’anima con la litania del << il congresso è finito!>>, come se per davvero un congresso si fosse svolto e non le primarie-plebiscito stravinto da un oscuro giovanotto fiorentino. Poi, incurante del mezzo milione di compagni e compagne che ti hanno votato e che aspettavano da te sostegno e indicazioni, ci hai lasciati ammutoliti attaccando il refrain << non siamo d’accordo su quasi nulla di quello che proponete, ma lo votiamo lo stesso. Siamo responsabili>>. Quindi, ci hai spiegato che una minoranza che sia tale non si distingue in nulla dalla maggioranza, al più le cose le pensa, ma se le tiene per sé. Infine, ieri, dopo aver ribadito che:
<< non mettiamo i bastoni fra le ruote di nessuno >>, invece di dare sostegno ai 14 senatori, che si stanno battendo contro l’indecente riforma del Senato, te ne sei uscito con una incredibile approvazione di quella porcata, affermando testualmente :<<Secondo me un Senato non elettivo è compatibile con il nostro ordinamento>>, poi, forse ti sei reso conto dell’enormità pronunciata e hai aggiunto:<< ma ritengo legittimo che ci siano 35 senatori favorevoli a una soluzione diversa, che vogliano mantenere l’elettività diretta>>!
Una vera e propria schifezza d’ipocrisia buonista, che riduce il confronto culturale e politico-costituzionale ingaggiato dai 14 senatori del Pd, cui si sono uniti altri 23 senatori di altri gruppi, a mera stravaganza, a tiramento di pochi signori indispettiti, chissà se dai tacchi della Boschi o dalla fretta del Chiacchirino.
Che vale dopo smenarla con la ricerca di una nuova identità e addirittura di <<compromesso diverso tra democrazia e capitalismo>>? Se nei fatti si diventa volenterosi complici del più grave tentativo di manomissione del dettato costituzionale e dell’architettura dei poteri e per di più in un clima d’interdizione di ogni critica e senza che minimamente il Paese ne sia correttamente informato?
Parole, aria fritta, la tua. Esemplare esercizio di quella melopea degli epigoni degli epigoni della retorica pedagogica comunista, fatta apposta per rimandare a casa i volenterosi che ancora ti stanno ad ascoltare con la soddisfazione d’aver ascoltato un pensiero, il tuo, responsabile, ma non banale.
Ma dai!

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