Lo squaglio

per mafalda conti
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Lo squaglio
Il paradigma di ciò che sta accadendo (e accadrà nei prossimi mesi e anni) è il seguente: da una parte c’è chi dice che bisogna velocizzare, tagliare le procedure, limitare i controlli all’essenziale, allisciare gli iter e i canali di distribuzione delle risorse, tagliare lacci e lacciuoli in nome della “crescita”, secondo una antica tradizione di pensiero e di pratica economica – dall’altra c’è chi ribadisce che il beneficio pubblico sarà davvero pubblico, se e solo se non abbatteremo i controlli, non si cancellerà il diritto di valutare impatti e conseguenze delle scelte, non si eliminerà la normale “inerzia” nelle procedure, che debbono essere rapide ma non annullarsi, scaraventandoci di getto nel farwest. Tutto quello che è accaduto in Italia in questi mesi di Covid è stato solo la rappresentazione plastica di questo scontro. E va letto secondo il paradigma che dicevo. Conte è stato defenestrato soltanto quando i soldi europei sono apparsi certi, i vaccini stavano arrivando, e si trattava soltanto di passare all’incasso. Tutto il resto (discutere sul coprifuoco, inseguire le categorie, inneggiare alla riapertura, raccontare il popolo degli spritz o quello delle vacanze), è solo una spolveratina di cronaca destinata a nascondere il corso effettivo delle cose: l’assalto ai 230 miliardi di euro, le prossime 600 nomine a capo delle aziende sotto controllo pubblico, le riforme che dovranno lubrificare i canali di scorrimento del denaro europeo. Il resto è poca roba. Pochissima. Per di più la politica è mezzo-squagliata e non reagisce quasi più all’assalto dei padroni del vapore. Se non fosse la rabbia sarebbe la noia.
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