Fonte: La stampa
Le rivoluzioni che la politica non governa
Il contesto generale in cui ha oggi luogo la contestazione da parte dei coltivatori europei delle politiche nazionali e dell’Unione per il settore è ben diverso rispetto a quello di precedenti, clamorose proteste. Non si tratta, in sostanza, di aiuti, sovvenzioni o più o meno motivate pressioni protezionistiche. Le istanze corporative, per quanto inevitabili, sono obbiettivamente in secondo piano rispetto a una prospettiva di trasformazione globale del comparto, trasformazione che assume un significato di rilievo non solo economico, ma politico, sociale e culturale. Su questo occorrerebbe riflettere e far ragionare, “bucando” se possibile la spessa coltre canzonettistica dell’Italia sanremese di questi giorni.
Ricerca scientifica e innovazione tecnologica stanno impattando sulla produzione agricola con una violenza analoga a quella che, tra anni’70 e’80, ha rivoluzionato il settore manifatturiero. L’agricoltura si trova, anzi, sul fronte delle sperimentazioni più avanzate e arrischiate. E occorre comprenderle sull’onda lunga del senso generale della Tecnica contemporanea: essa tende, per sua “natura”, a rendere “artificiale” ogni aspetto della nostra vita. Artificiale anche ciò di cui questa vita si alimenta. Come si creano desideri e bisogni, come si produce il consumo, così anche tutto ciò che si consuma. Artificiali erano prima i mezzi per moltiplicare la produzione di prodotti agricoli; ora lo diventano questi prodotti stessi. Dal laboratorio venivano fertilizzanti, ecc. , ora carne, formaggio, uova.
Come non capire il salto non solo produttivo, ma sociale e culturale che ciò comporta? Non sono in gioco soltanto migliaia di aziende agricole e di posti di lavoro. Ci troviamo all’interno di un processo, che nessuno sembra in grado neppure di frenare, in cui la produzione di una neo-natura standardizzata a livello globale domina tutte le forme della nostra vita. Un tale esito non ha più nulla di fantascientifico, esso è già iscritto anche nello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, come nelle possibilità di intervento nel patrimonio genetico. E come per l’Intelligenza Artificiale nessuno si preoccupa seriamente dell’organizzazione della nostra vita quando la sua presenza sarà onnipervasiva in tutti i settori produttivi e amministrativi, così nessuno oggi sa quali limiti stabilire per la manipolazione delle nostre stesse intelligenze! E nessuna autorità politica sembra volersi prendere cura delle conseguenze sulla nostra salute del cibo sintetico.