Lo scrittore russo Fëdor Dostoevskij sosteneva che il grado di civilizzazione di una società si misurasse anche dalle sue prigioni. Concordando con questa idea, aderisco all’appello di Rita Bernardini affinché i reclusi nelle nostre patrie galere siano tra i primi a essere vaccinati contro il Covid. Ritengo sia percorribile anche la strada della temporanea conversione delle pene minori in detenzione domiciliare. Laddove non esista un domicilio, si potrebbe individuare qualcuno (enti o persone) che si possa assumere la responsabilità della quarantena. I detenuti (con loro ovviamente tutto il personale che lavora nelle carceri) vivono in uno stato di esposizione naturale al Covid-19 poiché è evidente a tutti il ridottissimo spazio a loro disposizione dato l’attuale sovraffollamento carcerario. Secondo i dati del Ministero della Giustizia, al 29 febbraio 2020 in Italia i detenuti erano 61.230, a fronte di una capienza a norma delle carceri pari a 50.930 posti. Come ho da sempre sostenuto il condannato a pena detentiva, va punito, rieducato e risocializzato. Nell’esecuzione della sua pena gli va garantita l’integrità fisica e morale. In periodi di emergenza sanitaria come quella in corso la prevenzione all’interno degli istituti di pena sarebbe conforme al dovere di tutela della salute dei detenuti. Tra i cittadini più vulnerabili sono stati indicati giustamente i lavoratori del settore sanitario, gli ultra sessantenni, i malati cronici, i pazienti con più malattie, i lavoratori dei servizi essenziali, come insegnanti, forze dell’ordine, mancano inspiegabilmente le persone detenute. Una svista (augurandoci che di questo si tratti) non degna di un Paese civile e democratico come dovrebbe essere il nostro. Credo che il Ministero della Giustizia debba stendere un immediato piano d’emergenza per la vaccinazione delle oltre centomila persone che vivono e lavorano negli istituti di detenzione. Da cittadino mi auguro che questo impegno sia già stato adempiuto. (Vincenzo Musacchio, giurista).
Musacchio: il vaccino anti-covid con priorità anche per i detenuti
Autore originale del testo: Vincenzo Musacchio
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