Neofascismo, neoantifascismo, protofascismo

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Franco Cardini
Fonte: Minima cardiniana

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FINALMENTE UNO STRUMENTO PER CAPIRE CHE COSA SIA IL FASCISMO E QUANTO CIASCUNO DI NOI RISCHI DI DIVENTARE FASCISTA (ANCHE SENZA SAPERLO E SENZA VOLERLO)

NEOFASCISMO E NEOANTIFASCISMO – di FRANCO CARDINI – ed. LA VELA

Non so se il mio Neofascismo e neoantifascismo (Edizioni la Vela), uscito da poco, abbia già ricevuto recensioni. L’Editore mi dice che le vendite non stanno andando male, ma che un quotidiano (ascrivibile, per la cronaca, al centrodestra “moderato”: e dove sono insediati signori cui so bene di non essere simpatico) ha esplicitamente rifiutato di recensirlo. D’altronde, i miei libri, di rado sono recensiti: qualcuno sostiene che accade perché “scrivo di cose spesso difficili” (il che può succedere, ma di solito non mi sembra: a parte qualche cosa di propriamente accademico), qualcun altro perché sono “troppo controcorrente”(?), “difficilmente etichettabile”(!), e magari “perfino palloso”; qualcun altro ancora perché ormai sarei “un mostro sacro”: io credo, più semplicemente, che succeda perché non sono un autore abbastanza importante e perché quel che scrivo non interessa granché quasi nessuno.

A ogni modo, quel mio ultimo libretto – recensioni o no –, un po’ di rumore sembra averlo fatto, quanto meno tra i miei estimatori (molti dei quali mi hanno scritto delusi o incavolati) e tra i miei molti antipatizzanti e detrattori, che hanno reagito in modo più o meno divertente ma sempre molto prevedibile. Il tema che mi è capitato di trattare, comunque, interessa ed è (credo di poter dire: purtroppo) di grande attualità. Lo dimostra la breve nota di Massimo Gramellini (“Il Corriere della Sera”, 2.11.2018) segnalata dall’amico Marco Tarchi e che mi sembra molto interessante; com’è interessante che vengano pubblicati saggi come quello di Michela Murgia, Istruzioni per diventare fascisti (Feltrinelli), che d’altronde non conosco: lei però è una giovane scrittrice molto brava e interessante. Mi appresto a leggere quel suo scritto anche perché credo possa aiutarci a capire finalmente un po’ di più e un po’ meglio che cosa al giorno d’oggi almeno qualcuno intenda, con precisione, per “fascismo”. Se Michela Murgia può elaborare un test che serva da “fascistometro” – considerazioni psicoanalitiche a parte –, ciò significa quanto meno che lei che cos’è il fascismo l’ha capito e può spiegarcelo bene, al di là di ogni possibile equivoco. Di ciò dobbiamo esserle grati.

di Massimo Gramellini – Confessioni di un protofascista

(“Il Corriere della Sera”, venderdì 2.11.2018)

“Ho risposto alle sessantacinque domande del fascistometro, l’illuminante test pubblicato da Michela Murgia nel suo ultimo saggio Einaudi per misurare il tasso di fascismo presente in ciascuno di noi, e sono preoccupato. Risulto appartenere al profilo «protofascista». Non ancora un gerarca con l’orbace, ma un insincero democratico che considera il ricorso alla dittatura una delle opzioni possibili. E tutto perché ho spuntato alcune voci che, nella mia ingenuità (altro sintomo, temo, di protofascismo), consideravo ovvie. Per esempio che in Italia ci sono troppi parlamentari: il doppio degli Stati Uniti, cinque volte più popolati di noi. O che la gran parte dei richiedenti asilo sono migranti economici e non rifugiati politici: affermazione non attribuibile al Ku Klux Klan, ma ai report del ministero dell’Interno. Oppure che, nella patria dei Tar, chiunque può bloccare un’opera pubblica con ricorsi infiniti. Non si tratta di opinioni, ma di fatti. A meno che, per meritarsi l’appellativo di fascista, in alcuni casi basti dire la verità.

Quando verrò chiamato a rispondere dei miei crimini, proverò a difendermi così. Non tutto ciò che pensa la maggioranza è reazionario. I luoghi comuni diventano tali anche perché ogni tanto sono veri. E se il fascismo è sopraffazione, conformismo e inflessibile mancanza di senso dell’ironia, alle sessantacinque voci del fascistometro bisognerebbe aggiungere la numero 66: «Scrivere un test per misurare il fascismo altrui»”.

Segnalo l’apodittica, splendida conclusione di Gramellini: in tutto degna di Ennio Flaiano.

Quanto alle “voci” del test di Michela Murgia – riservandomi come ho detto di vedere il libro –, vorrei limitarmi per la verità a isolarne una che per il suo contenuto va molto al di là sia delle intenzioni dell’Autrice sia di quelle di Gramellini che lo cita. “Gran parte dei richiedenti asilo sono dei migranti economici e non dei rifugiati politici”. Credo sia un fatto obiettivo. E mi chiedo per quale accidente di stortura mentale si dovrebbe rifiutare almeno un provvisorio ed elementare aiuto a chi fugge la fame, per accettarlo, invece, senza discutere nei confronti di chi fugge una guerra o una dittatura. In Africa, il continente dal suolo e dal sottosuolo in senso assoluto più ricchi del mondo e abitato da popolazioni che – in spregio al principio sancito dai diritti dell’uomo secondo il quale il suolo e il sottosuolo di ogni parte della terra appartengono ai popoli che lo abitano – sono tra le più miserabili del pianeta; lo sfruttamento delle lobbies multinazionali che vi hanno imposto un vero e proprio regime neocolonialista è legittimato da molti governi locali autoritari e corrotti e sostenuto da questa o quella delle superpotenze internazionali che siedono come membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e manovrano il loro “diritto di veto” per impedire che là nulla cambi.

Questo è UNO DEI MASSIMI PROBLEMI DEL NOSTRO MONDO E DEL NOSTRO TEMPO, che richiede soluzioni energiche e immediate e del quale, invece, nessuno parla mai o quasi, mentre i nostri media lo nascondono e la nostra opinione pubblica lo ignora. Chi conosce queste cose e difende lo statu quo prendendosela poi con i migranti può sfoggiare i migliori sentimenti democratici del mondo, ma a me non interessa che lo si possa etichettare come fascista o come antifascista: è un Nemico del Genere Umano, e prima si capirà che lo è e che quella contro di lui è la prima battaglia da combattere nei giorni nostri, meglio sarà.



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