Fonte: L_Antonio
Url fonte: https://lantonio2017.wordpress.com/2017/06/23/non-solo-ce-spazio-per-una-sinistra-ma-penso-che-il-paese-ne-abbia-bisogno/
Intervista a Massimo D’Alema dal blog l_Antonio curato da Giorgio Piccarreta e Alfredo Morganti
“La scissione era necessaria. Renzi è fuori dalla nostra tradizione. Articolo 1 è l’unica forza che può garantire un “rassemblement” a sinistra. Ottimi rapporti con Bersani, ma avanti con una generazione più giovane. Ho pianto per Totti”.
Il Presidente Massimo D’Alema ha gentilmente risposto ad alcune domande poste da ‘L_Antonio’. D’Alema, nell’intervista, indica una linea e una prospettiva molto precise.
Presidente D’Alema, la scissione era proprio necessaria?
Si, una scelta inevitabile perché bisogna ricostruire in Italia una forza di sinistra riformista e di governo, ma radicata nei valori dell’uguaglianza, della giustizia e del lavoro, dopo che questa tradizione era stata cancellata all’interno del PD.
Ma non è che Renzi è anche un po’ un nostro prodotto interno (lordo)?
Certamente Renzi è anche il risultato di errori che noi abbiamo compiuto, ma non è nostro, non ha assolutamente nulla che lo colleghi alla nostra tradizione.
Possibile che in questi 20-25 anni abbiamo sbagliato tutto, siamo stati liberisti e abbiamo sfasciato l’identità della sinistra, così come si dice in giro?
Non credo sia accettabile un’analisi rozza di questo tipo, tuttavia abbiamo subìto l’influenza culturale della terza via che ci ha condotto ad una visione troppo ottimistica della globalizzazione e che ha sottovalutato il ruolo dello Stato e la necessità di regolarizzare e porre un argine allo strapotere finanziario. Ma sono ormai diversi anni che una riflessione autocritica si è sviluppata all’interno della sinistra italiana e in una parte di quella europea.
Quale prospettiva adesso per la sinistra? Che giudizio ha di Articolo1 in questi primi mesi di vita?
Non solo c’è spazio per una sinistra, ma penso che il Paese ne abbia bisogno; se consideriamo, non soltanto l’aumento delle diseguaglianze e della povertà presenti nella società, ma soprattutto l’assenza di strategia per lo sviluppo inclusivo in grado di garantire una prospettiva all’Italia, oggi ai margini della ripresa europea. Articolo1 si sta muovendo nella giusta direzione. Non dobbiamo avere pretese di autosufficienza ed è giusto avere avviato una collaborazione con Giuliano Pisapia. Così come credo non si debbano avere preclusioni ideologiche a sinistra; salvo insormontabili divergenze – se ve ne fossero – sui programmi. Tuttavia la crescita di Articolo1 è fondamentale, perché noi siamo l’unica forza che può garantire un “rassemblement” a sinistra in tutto il Paese.
Secondo lei la parola ‘centrosinistra’ ha lo stesso appeal di un tempo? In un sistema probabilmente proporzionale, ha ancora senso parlare di poli, coalizioni e di centrosinistra?
Bisogna parlare di un nuovo centrosinistra che abbia un nuovo e coraggioso programma per la società. Tuttavia continuo a pensare che nel nostro Paese la sinistra non è autosufficiente. Se vi sarà, come sembra, una legge di impianto proporzionale, le coalizioni e le alleanze si fanno dopo. Il rischio è che, aldilà delle chiacchiere pre-elettorali, il Paese si trovi di fronte – nella sostanza – ad una scelta tra un’alleanza Grillo-Salvini e un’alleanza Berlusconi-Renzi. Si tratta di una alternativa comunque sciagurata per l’Italia; ecco perché è necessario che noi diamo vita ad un’altra possibile innovativa offerta politico-programmatica che, oltre ad essere innovativa, rappresenti un ritorno – me lo si consenta – alla serietà della politica rispetto al trionfo della demagogia, delle bugie e delle chiacchiere.
Lei non crede che un sistema proporzionale possa ridare vigore alla sinistra e alla politica? E che forse la crisi di quest’ultima sia dipesa anche dal sistema maggioritario, dalle ‘coalizioni’ obbligate e dalla necessità di costruire alleanze e poli prima del voto?
Sostengo da tempo che una legge elettorale di tipo tedesco possa essere una buona soluzione per l’Italia. Naturalmente la soglia di sbarramento al 5% deve favorire una certa semplificazione e una certa correzione a favore dei partiti maggiori. È stato un grave errore quello di non aver voluto, anziché imbarcarsi in una riforma costituzionale pasticciata, rischiosa e onnicomprensiva, puntare su un intervento limitato che riducesse il numero dei parlamentari e introducesse la sfiducia costruttiva.
Quali sono i suoi rapporti anche umani con Pierluigi Bersani? Noi siamo convinti che un asse D’Alema-Bersani potrebbe essere il volano di un rilancio della sinistra in Italia.
Con Bersani ho ottimi rapporti. Penso che la nostra collaborazione rappresenti un punto fermo per la prospettiva della sinistra, ma penso anche che un ruolo di primo piano spetti, più che a noi, ad una generazione più giovane, come quella rappresentata da Roberto Speranza.
Presidente D’Alema, non è che potrebbe essere lei il Corbyn italiano?
Per anni ci siamo esercitati a cercare Blair italiani, Zapateri italiani, ora vanno di moda i Macron e i Corbyn italiani… Io ho sempre trovato questo esercizio penosamente provincialistico. Ho una grande ammirazione per Jeremy Corbyn, anche prima che ottenesse lo straordinario risultato elettorale alle ultime elezioni, ma egli è, purtroppo, irrimediabilmente inglese e lo è in un modo talmente caratteristico da essere difficilmente traducibile in italiano.
Passiamo a cose serie, la Roma. Ma non è che ha pianto anche lei per Totti? Faccia un pronostico per la prossima stagione (sono autorizzati tutti gli scongiuri) e ci dica: sarà l’anno della Roma?
Ho pianto per Totti. La cerimonia dell’Addio (?) è stata veramente straordinaria: mi hanno colpito le sue parole, ma anche l’eco che esse avevano nel cuore e nella mente dell’immensa folla che riempiva lo stadio Olimpico. È presto per fare un pronostico per la prossima stagione. Ho stima e simpatia per Di Francesco, ma ancora non si capisce quale squadra gli metteranno tra le mani. Sarò all’antica, ma penso che, aldilà delle strategie e delle tecniche di allenamento, per ottenere dei successi ci vuole il talento e il talento costa.