Fonte: facebook
Condivido il seguente intervento di Bruno Tinti su “il Fatto Quotidiano” del 23 luglio 2015. Ritengo però che la percentuale di quanti pagano le tasse, sul totale dei soggetti a tassazione, sia assai più bassa di quella indicata dall’autore (88%); è bensì la percentuale del contributo all’Erario, sul complessivo gettito per lo Stato, che si avvicina a quel valore se si considerano i soli percettori di reddito da lavoro dipendente, rispetto a tutte le altre tipologie soggette ad imposizione; ed anche per i pensionati, si dovrebbero scorporare quelli che non provengono dal lavoro dipendente. Comunque, per chi voglia, rinvio ai dati rinvenibili sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze
(http://www.finanze.gov.it/export/finanze/Per_conoscere_il_fisco/studi_statistiche/Monitoraggio_entrate_tributarie/index.htm)
Una patrimoniale, l’unica seria politica del fisco
di Bruno Tinti
È arrivata una nuova ondata di “annuncite”. E Renzi se l’è presa subito: il suo sistema immunitario, per questa particolare patologia, non funziona. Diminuiremo sostanziosamente le tasse, ha detto. Che, se coincidesse con l’avvenuto pagamento dei debiti, la ripresa economica e il conseguente aumento del Pil, sarebbe non solo una buona cosa ma una cosa doverosa. Detta così, invece, è una cosa sbagliatissima. Le tasse hanno una caratteristica: alla gente non piacciono. Sicché, quando possono, non le pagano. Beh, la gente. Diciamo gli italiani, i greci, gli spagnoli, insomma (ma guarda che caso) i poveri dell’Europa. Perché gli Europei del Nord le pagano. Ne consegue che, in linea di prima approssimazione, alzare o diminuire le aliquote cambia poco: non pagare il 55% di imposta non dà un risultato diverso da non pagare il 35%. E sia chiaro, questa storia dell’evasione dovuta ad aliquote troppo alte è una palla: gli evasori evadono tutto il possibile; quello che pagano è lo stretto indispensabile per minimizzare il rischio di un accertamento. Però l’abbassamento delle aliquote qualcosa cambia, in realtà: fa respirare 1’88% dei cittadini, quelli che le imposte sul reddito le pagano fino all’ultima lira. Sono i lavoratori dipendenti e i pensionati che, sia chiaro, evaderebbero volentieri anche loro; ma non possono, i soldi lo Stato glieli prende subito, prima che possano metterci le mani sopra. Gli altri, il 12%, le partite Iva, di “nero” vivono e di “nero” continuerebbero a vivere. Insomma, aumentare o diminuire le aliquote di imposta ha pochissimo impatto sulla fascia dei contribuenti più ricchi. E quindi Renzi deve far finta di aver avuto un colpo di genio: scoprire l’acqua calda. Qual è l’unica imposta che non si può evadere? La patrimoniale. I beni su cui si applica sono lì, basta contarli: immobili, rendite finanziarie, beni mobili registrati. E, con un altro colpo di genio, si possono tassare beni di valore quali collezioni d’arte, gioielli, mobili antichi etc: basta acquisire i contratti di assicurazione che quelli che li possiedono hanno certamente stipulato. E non ha importanza chi sia il reale o apparente (società schermo) proprietario: se non si paga, sequestro; lo Stato si tiene quello che gli compete e restituisce il resto. Le obiezioni sono note. La patrimoniale incide su beni in relazione ai quali le imposte e tasse sono già state pagate; è una doppia tassazione. Sì, e allora? Se la progressività non può essere assicurata con il sistema delle aliquote perché il popolo italiano (e greco, spagnolo etc) è incivile, lo si farà con altri sistemi; per esempio con la patrimoniale. E anche: garantite servizi decenti e pagheremo. Prima di tutto è una palla. E poi i servizi pubblici italiani sono più che decenti, a cominciare da un’assistenza sanitaria che gli altri Paesi se la sognano. Infine: certo che i servizi pubblici possono e devono essere migliorati; ma chi l’ha detto che, fino ad allora, gli evasori sono legittimati a evadere? La legittima difesa contro lo Stato è un’invenzione di Berlusconi, il che basterebbe a far capire che si tratta di una stupidaggine. Se ciò non bastasse, è sufficiente studiare un po’ di diritto.
Una chicca: con una patrimoniale generalizzata, l’Imu sulla prima casa potrebbe benissimo essere abolita, avremmo gettito più che a sufficienza per riportare l’Italia all’onor del mondo.