Fonte: La Stampa
Per Meloni ospitalità a 5 stelle
Giorgia Meloni è (anche) una leader fortunata.
Giorgia Meloni è (anche) una leader furba: incassa le lodi sperticate del presidente americano ma evita di ricambiare la cortesia con aggettivi di devozione iperbolica e scansa così l’effetto «Kiss my ass» su cui l’opposizione è pronta ad azzannarla e gli esportatori italiani a disconoscerla.
Meloni da Trump interrompe la traduttrice: “Non ho parlato di percentuali per la difesa”

I quindici minuti pubblici del bilaterale con Trump erano la parte più temuta della visita alla Casa Bianca, visti anche i due micidiali precedenti: l’umiliante trattamento riservato a Volodymyr Zelensky e il teso botta e risposta con Emmanuel Macron sull’entità dei sostegni europei all’Ucraina.
Ma forse pure per il presidente americano è arrivato il momento di mettere in mostra i suoi amici (sui nemici si è già capito tutto), e allora: chi meglio dell’Italia, che in fondo piace a tutti? Chi meglio di Meloni, la «nazionalista dell’Occidente», come lei stessa azzarda, coniando una definizione che avrà senz’altro un futuro nel dibattito politico? Il trattamento a cinque stelle riservato alla premier italiana nella parte visibile, pubblica, della missione si spiega anche così. Poi, sul colloquio vero e lontano dai riflettori, capiremo meglio domani.
L’arrivo di Giorgia Meloni alla Casa Bianca. Trump alla stampa: “È una persona eccezionale”

Ore 19.43 (molti minuti di ritardo rispetto al programma). Studio Ovale. Divani affollati. Nella diretta tv la poltroncina della premier nei primi minuti è impallata da qualcuno, e tuttavia si intravede il suo sorriso mentre ascolta la presentazione entusiasta di Trump.
Grande onore, ottimo lavoro, leader rispettata, amica, ottimo rapporto personale, persona speciale, eccezionale, grande onore di nuovo. Lei ricambia in scala minore: ha scovato un collegamento tra la giornata e Cristoforo Colombo, che proprio il 17 aprile firmò l’accordo di finanziamento per il viaggio delle Caravelle.
Parte da lì per elencare gli elementi di sintonia con l’America trumpiana, dalla «lotta contro le ideologie del passato» a quella al Fentanyl e all’immigrazione illegale. Parla in inglese, consulta ogni tanto gli appunti, e passerà all’italiano solo nel momento più ad alto rischio dell’incontro, quando le viene chiesto conto dell’Ucraina, del rapporto con Zelensky e della versione trumpiana su Kiev responsabile della guerra.
Meloni a Trump: “Il mio obiettivo è fare insieme l’Occidente grande di nuovo”

Attimo fatale, risolto con abilità perché Meloni ribadisce che nella sua visione è chiaro che c’è stata un’invasione e la Russia di Putin è l’invasore ma consente a Trump di sperticarsi in lodi per la musicalità linguistica («Bellissimo, suonava benissimo, che ha detto?») e di aspettare la traduzione.
La premier interromperà l’interprete quasi subito, ritornando all’inglese e portando il discorso lontano da Kiev, sui lidi meno pericolosi dell’incremento delle spese militari fino al due per cento. Una prova da vera funambola.
Meloni è (anche) una premier flessibile. Nel suo intervento di apertura e nelle sue risposte la parola dazi neanche c’è (diventano «alcuni disaccordi»), il caso Starlink viene evitato («non se ne è parlato») e ogni argomento divisivo viene aggirato con cura.
Meloni a Trump: “Sono qui per invitarla in Italia, sono sicura che possiamo raggiungere un accordo “

La pace sarà giusta, l’Occidente di nuovo grande, l’Italia è nazione seria e stabile. L’Europa è citata appena di sfuggita. Sa come blandire Trump, «approfitto dell’occasione, lei è un grande imprenditore e mi capisce».
Gli fa scudo quando qualcuno domanda degli europei parassiti: «Non l’ha mai detto». Grandi sorrisi. Complicità. E pure il presidente americano collabora all’operazione simpatia rinunciando ai toni provocatori e tonanti ai quali ci ha abituato: un Trump amicone non solo di Meloni ma di tutti, chi l’avrebbe immaginato. Gran finale. «Italia miglior alleato Usa in Europa, ma solo se Meloni resta premier».
Trump su Meloni: “E’ una grande premier e leader nel mondo. Sta facendo un ottimo lavoro in Italia”

Evvai, è andata. Ora tocca a J.D.Vance, ma dopo queste due ore sarà una passeggiata.