Ritorno al Glass-Steagall Act

per Gabriella
Autore originale del testo: Nicola Spanu/Pier Giorgio Tomatis

Cosa sarà mai il Glass-Steagall Act? E perchè mai ci riguarda? Sembra una questione per addetti ai lavori ma invece è un aspetto decisivo per capire le origini della crisi. Questi due articoli lo spiegano bene

di Nicola Spanu – 30 aprile 2015 www.lintellettualedissidente.it

L’Unione Europea impone agli Stati membri di apportare modifiche alla propria legislazione bancaria miranti a fare sì che siano i privati, e non gli Stati stessi, ad accollarsi il salvataggio delle banche a rischio fallimento. Tuttavia, piuttosto che imporre ai privati di ripianare i buchi di bilancio della propria banca la soluzione migliore sarebbe un ritorno al Glass-Steagall Act che separava le banche commerciali da quelle di investimento.

Quando, in seguito al crollo della Lehman Brothers e allo scoppio della così detta “crisi dei mutui sub-prime”, molte banche sulle due sponde dell’Atlantico si trovarono quasi sull’orlo della bancarotta, furono gli Stati ad intervenire con denaro pubblico per rimpinguarne le casse. Ora, tuttavia, la situazione sembra essere cambiata radicalmente: non sarà più il solo settore pubblico a doversi fare carico di eventuali sofferenze delle banche, ma anche quello privato. E’ di una settimana fa la dichiarazione del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco alla commissione Finanze del Senato secondo cui le banche – in ottemperanza alla legislazione europea varata già da qualche anno ma non ancora implementata dai vari paesi dell’Unione – “devono informare la clientela del fatto che potrebbero dover contribuire al risanamento di una banca”. Altri paesi europei sembrano essere ancora più avanti dell’Italia nell’adozione delle direttive UE. Appena un mese fa il quotidiano Die Presse riportava la notizia secondo cui il ministero delle Finanze austriaco avrebbe già pronta una bozza di riforma del sistema bancario, la quale prevederebbe l’istituzione di un fondo comune di 1.5 miliardi di euro finanziato da tutte le banche del paese e finalizzato ad evitare il fallimento di una banca a rischio default. Tuttavia, l’estensore dell’articolo si chiedeva giustamente che cosa succederebbe nel caso in cui a rischiare di andare in bancarotta sia una grande banca, dato che il fondo di garanzia previsto dalla bozza governativa di fatto non è sufficiente a garantire tutti i depositi, ma solo una percentuale minima di essi, pari per l’esattezza allo 0.8%.

Questa la cronaca. Analizzando la situazione da un punto di vista più ampio, rimane da chiedersi la legittimità di una provvedimento che, andando a coinvolgere i privati, anche nella loro qualità di risparmiatori, nel salvataggio delle banche, è in diretto contrasto con l’articolo 47 della Costituzione italiana, il quale recita: “la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”. I privati, poi, non hanno di fatto alcun potere di decidere le strategie aziendali della propria banca e quindi di evitare che essa si esponga consapevolmente o meno a situazioni di rischio, come è di fatto avvenuto in seguito all’acquisto di “titoli tossici” (ovvero di crediti inesigibili) americani da parte di molte banche europee. Al contrario, dovrebbero essere le banche stesse ad essere in primo luogo responsabili verso i propri clienti e a predisporre meccanismi appropriati per tutelarsi da un eventuale rischio bancarotta.

Oppure, e sarebbe la soluzione migliore, si dovrebbe ritornare al Glass-Steagall Act, il quale distingueva nettamente le banche tradizionali, impegnate in investimenti meno redditizi nel breve termine ma molto più sicuri, dalle banche d’investimento, volte a massimizzare i profitti anche a costo di esporsi a rischi maggiori rispetto a quelli incorsi dalle banche tradizionali. Tra l’altro in questo modo si avrebbe la possibilità di ripristinare quel legame ormai spezzatosi tra attività bancaria ed economia reale, perché le banche tradizionali tornerebbero a svolgere la funzione che a loro compete, ovvero raccogliere i depositi dei risparmiatori e con essi finanziare attività imprenditoriali ritenute meritevoli di credito. In un sistema del genere, poi, gli investitori sarebbe perfettamente consapevoli dei rischi che corrono nell’investire i propri danari in rischiose attività di speculazione finanziaria, e quindi per loro potrebbe eventualmente valere il principio per cui essi debbano contribuire a ripianare i debiti della loro banca con capitali propri.

Al contrario, imporre questo principio a tutti significa di fatto esporre nuovamente i cittadini al rischio di doversi accollare il salvataggio delle banche in sofferenza, proprio come è di fatto già avvenuto, anche se ora non più nella loro qualità di contribuenti ma di risparmiatori.

http://www.lintellettualedissidente.it/economia/ritorno-al-glass-steagall-act/

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di Pier Giorgio Tomatis, 27 marzo 2015    piergiorgiotomatis.blogspot.it

Forse non tutti sanno che una delle norme più longeve del New Deal di Roosevelt, introdotta nel 1933 ai tempi della Grande Crisi, è il Glass-Steagall Act (prendendo il nome dai due relatori e promotori: il Senatore Carter Glass e il Deputato Henry B. Steagall) che istituì la Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) negli Stati Uniti e attuò delle riforme bancarie, progettate per controllare la speculazione. Questa Legge, rivoluzionaria per l’epoca anche in virtù del fatto che è stata fortemente voluta da un acceso sostenitore e difensore del liberismo, sanciva la sostanziale separazione tra le banche commerciali, cioè quegli istituti di credito che raccoglievano denaro presso i risparmiatori per prestarlo e lucrare sulla differenza dei due tassi applicati, e le banche d’investimento, le quali investivano capitali in prodotti finanziari e offrivano consulenze.

A partire dagli anni Ottanta, l’industria bancaria ha cercato di convincere il Congresso ad abrogare tale normativa. Ci riuscì nel 1999. Il Glass-Steagall Act fu abrogato. Molti commentatori sostengono apertamente che questa sia stata una delle cause della crisi. Il Congresso statunitense, a maggioranza repubblicana, approvò una nuova legge bancaria promossa dal Rappresentante (Jim Leach) e dal Senatore Phil Gramm. Venne promulgata il 12 novembre 1999 dal Presidente Bill Clinton e divenne universalmente nota con il nome di Gramm-Leach-Bliley Act. Questa nuova legge abrogava le disposizioni del Glass-Steagall Act del 1933, proprio nella parte che prevedeva la separazione tra attività bancaria tradizionale e quella di investment banking, lasciando inalterate le disposizioni che riguardavano la Federal Deposit Insurance Corporation. Poco importa, il peggio era stato compiuto.

Perché questa normativa era così importante? L’obiettivo che Roosevelt aveva intenzione di raggiungere (e ci era riuscito) era quello di evitare che il fallimento dell’intermediario (la banca d’investimento) comportasse altresì il fallimento della banca tradizionale (quella che raccoglieva i risparmi dei cittadini). In questo modo, si impediva che l’economia reale (quella che produce beni e da lavoro) fosse direttamente esposta al pericolo di eventi negativi (dovuti prettamente ai rischi assunti dal mercato finanziario). Un altro risultato negativo che si è ottenuto con questa operazione è che le banche non svolgono più il loro compito precipuo e cioè quello di prestare del denaro. Esse lo ritengono (laddove gli Stati pongono dei limiti di usura) economicamente poco vantaggioso e preferiscono investire grosse cifre in altri tipi di operazioni finanziarie. Che sono, per la loro stessa natura, molto rischiose e azzardate.

La crisi attuale è figlia legittima e riconosciuta proprio di questa scelleratezza nella scelta della filosofia politico-economica da applicare e dall’interessata miopia di chi ora detiene saldamente le redini del mercato globale. Altro che Nuovo Ordine Mondiale. Lo stato d’insolvenza nel mercato dei mutui subprime ha scatenato una crisi di liquidità che si è trasferita simultaneamente all’attività bancaria tradizionale. E da questa ai correntisti. Cioè, alla gente comune.

http://piergiorgiotomatis.blogspot.it/

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